Folk Tale

La vecchia dell'orto

TitleLa vecchia dell'orto
Book AuthorItalo Calvino
Chapter Nr.181
Language codeita
Origin (region)Provincia di Caltanissetta

C'era una volta un orto di cavoli. Era un anno di carestia, e due donne andarono in cerca di qualcosa da mangiare. – Comare, - disse una, - andiamo in quest'orto a cogliere cavoli. E l'altra: - Ma ci sarà qualcuno! La prima andò a vedere. – Non c'è nessuno! Andiamo! Entrarono nell'orto e colsero due bei fasci di cavoli. Se li portarono a casa, fecero una buona cena, e l'indomani tornarono a prendersene altri due fasci. Quell'orto era d'una vecchia. La vecchia tornò e vide che le avevano rubato i cavoli. “Ora ci penso io, - si disse . – Piglio un cane e lo lego alla porta”. Le comari, quando videro il cane: - No, stavolta a prendere i cavoli io non ci vado, - disse una. E l'altra: - Ma no, pigliamo due soldi di pane duro, buttiamolo al cane, così possiamo fare quel che vogliamo. Comprarono il pane, e prima che il cane facesse: “Bu!”, gli gettarono il pane. Il cane si buttò sul pane e stette zitto: Le comari presero i cavoli, e via. S'affacciò la vecchia e vide quella rovina. – Ah! Dunque ti sei fatto cogliere i cavoli sotto il naso! Tu non sei buono a far la guardia! Levati! – E per guardiano ci mise un gatto. – Quando farà “Miu! Miu!” salterò fuori e sorprenderò i ladri! Le comari vennero per cavoli, e videro il gatto. Presero due soldi di polmone, e prima che il gatto avesse fatto: “Miu!” gli gettarono il polmone e il gatto stette zitto. Colsero i cavoli, se ne andarono, e solo allora il gatto finì di mangiare il polmone e fece: ”Miu!”. S'affacciò la vecchia, non vide più né cavoli né ladri. E se la prese col gatto. -Adesso chi ci metto? Il gallo! Stavolta i ladri non mi scappano. Le due comari: una: - E nossignora, stavolta non ci vado. C'è il gallo! E l'altra: - Buttiamogli il becchime, e non canterà. Mentre il gallo beccava il becchime, loro fecero piazza pulita dei cavoli. Il gallo finì il becchime e allora cantò: “Cucurucù!” S'affaccia la vecchia, vede i cavoli strappati, prende il gallo e gli tira il collo. Poi dice a un villano: - Scavami una fossa lunga quanto me! – si sdraiò nella fossa e si fece seppellire, lasciando fuori dalla terra solo un'orecchia. L'indomani mattina arrivano le comari, guardano per tutto l'orto e non vedono anima viva. La vecchia s'era fatta scavare il fosso nel sentiero per cui dovevano passare le comari. All'andata non si accorsero di niente; al ritorno, cariche di cavoli, la prima comare vide l'orecchia che sporgeva da terra e disse: - O comare, guarda che bel fungo! – Si chinò e si mise a tirare il fungo. Tira, tira, tira; ancora uno strattone e saltò fuori la vecchia. -Ah! – gridò la vecchia. – Voi siete, che m'avete colto i cavoli? Aspettate che vi faccio vedere io, - e afferrò la comare che l'aveva tirata per l'orecchia. L'altra, gambe in spalla, e scappò. La vecchia teneva la comare nelle sue grinfie: - Ora ti mangio viva in un boccone! E la comare le disse: - Aspettate: io sto per avere un bambino; se mi salvate la vita vi prometto che, maschio o femmina che sia, quando avrà sedici anni lo darò a voi: Ci state? Ci sto! – disse la vecchia. – Cogli tutti i cavoli che vuoi e vattene; ma non ti scordare della promessa: Più morta che viva, la comare tornò a casa. – Ah comare, voi ve ne siete fuggita, ma io sono rimasta nei guai, e ho promesso alla vecchia che il figlio o la figlia che mi nascerà, a sedici anni glielo devo dare! Dopo due mesi, la comare diede alla luce una femminuccia. Ah, povera figlia mia! – le diceva al madre. – Io t'allatto, io t'allevo, e dovrai finir mangiata! – e piageva. Quando la ragazza stava per compire i sedici anni, andando a comprar l'olio per la madre incontrò la vecchia. – E tu di chi sei figlia, ragazzina? -Della Gnà Sabedda. _Ti sei fatta bella grande… devi esser saporita… e l'accarezzava. – Te', tieni questo fico, portalo a tua madre e dille così: “E la promessa?”. La ragazza andò da sua madre e le raccontò tutto. - …E m'ha detto di dirvi: “E la promessa?”. La promessa? – disse la madre, e scoppiò a piangere. Perché piange, vossignoria mia madre? Ma la madre non le rispondeva; dopo aver pianto per un pezzo, disse: - Se incontri la vecchia, dille: “Sono ancora piccolina”. Ma la ragazzina aveva già sedici anni e si vergognava a dire che era piccolina. Così quando la vecchia la incontrò ancora e chiese: Che ti disse tua madre? – Rispose: Sono già grandina … Allora vieni con tua nonna che ti regala tante belle cose, - disse la vecchia e afferrò la ragazza. La portò a casa sua e la chiuse in una stia di polli e le dava da mangiare per ingrassarla. Passato un po' di tempo, voleva vedere se era grassa e le disse: - Dì. Mostrami un po' il tuo ditino. La ragazza prese un sorcetto che aveva il suo nido nella stia, e invece del dito fece vedere la coda del sorcetto. -Eh, sei magra, sei magra ancora, piccina mia. Mangia, mangia. Ma dopo un po' di tempo, non resisteva più alla voglia di mangiarsela e la fece uscire dalla stia. – Ah, sì che sei bella grassa. Adesso riscaldiamo il forno, che voglio fare il pane. Fecero il pane. La ragazza riscaldò il forno, lo spazzò e lo preparò per infornare. - Adesso inforna. - Io non so infornare, nonna. So fare tutto, ma infornare no. Ora ti faccio vedere io. Tu porgimi il pane. La ragazza le porgeva il pane e la vecchia infornava. Adesso prendi il lastrone per chiudere il forno. - E come faccio, io, ad alzare il lastrone, nonna? - Lo alzo io! – disse la vecchia. Appena la vecchia si chinò, la ragazza la prese per le gambe e la cacciò dentro il forno. Poi prese il lastrone, e chiuse il forno con la vecchia dentro. Corse subito a chiamare la madre e rimasero padrone dell'orto dei cavoli.


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