Folk Tale

Salta nel mio sacco!

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU330
LanguageItalian
OriginItaly

Nelle montagne del Niolo, pelate e grame, tanto tanto tempo fa viveva un padre con dodici figli. C'era carestia, e il padre disse: - Figli, pane da darvi non ne ho piú, andatevene per il mondo, da vivere meglio che a casa troverete certo. Gli undici figli maggiori già si disponevano ad andare, quando il dodicesimo, il piú piccino, che era zoppo, si mise a piangere. - E io che sono zoppo, come farò a guadagnarmi da vivere? Eil padre: - Bambino mio, non piangere, andrai coi tuoi undici fratelli e quel che troveranno loro sarà anche tuo. Cosí i dodici promisero di non lasciarsi mai, e partirono. Camminarono un giorno, due giorni, e lo zoppetto restava sempre indietro. Al terzo giorno, il maggiore disse: - Questo nostro fratellino Francesco che resta sempre indietro è un bell'impiccio per noialtri! Lasciamolo per la strada: sarà anche meglio per lui perché troverà qualche anima buona che ne avrà pietà. Cosí non si fermarono piú ad aspettarlo e continuarono la loro strada, domandando l'elemosina a tutti quelli che incontravano, finché non fecero ingresso a Bonifacio. A Bonifacio c'era una barca attraccata al molo. - E se salissimo in barca e ce ne andassimo in Sardegna? - disse il maggiore. - Forse laggiú c'è meno fame che da noi! I fratelli salirono in barca, e salparono. Quando furono in mezzo allo stretto si levò una burrasca cosí grossa che la barca andò in mille pezzi contro gli scogli e i fratelli annegarono tutti e undici. Intanto Francesco lo Zoppetto, stanco morto e disperato, non trovando piú i fratelli aveva gridato, aveva pianto, e poi s'era addormentato sul ciglio della strada. La Fata di quel posto, dalla cima d'un albero, aveva visto e sentito tutto. Appena Francesco si fu addormentato, scese dall'albero, andò a cogliere certe erbe che sapeva lei, ne fece un impiastro, glielo mise sulla gamba zoppa, e la gamba da zoppa divenne sana. Poi ella prese l'aspetto d'una povera vecchina e si sedette su di una fascina aspettando che Francesco si svegliasse. Francesco si svegliò, si tirò su, fece per riprendere i cammino zoppicando e s'accorse che non zoppicava piú ma camminava come gli altri. Vide la vecchina seduta lí e le chiese: - Signora, avete per caso visto un dottore? ~ Un dottore? E che vuoi fare d'un dottore? ~Voglio ringraziarlo. Sí, dev'essere passato un gran dottore, che m'ha guarita la gamba zoppa mentre dormivo. -Chi t'ha guarito la gamba zoppa sono io, - disse la vecchina. - Perché io conosco tutte le erbe, e anche l'erba che guarisce le gambe zoppe. 1 Francesco, tutto felice, saltò al collo della vecchina e la baciò su tutt'e due le guance. - Come posso provarti la mia riconoscenza, nonna? Dammi questa fascina che te la porto io. Si chinò per sollevare la fascina, ma quando si levò, al posto della vecchia c'era la piú bella giovane che si possa immaginare, tutta luccicante di diamanti, coi capelli biondi che le coprivano le spalle, la veste di seta turchina ricamata d'oro e due stelle di pietre preziose sugli stivaletti. Francesco, a bocca aperta, cadde ai piedi della Fata. -Alzati, - ella disse. - Ho visto che non sei ingrato, e ti aiuterò. Di' due desideri e io li esaudirò subito. Sappi che sono la Regina delle Fate del Lago di Creno. Il ragazzo ci pensò un po' su, e poi rispose: - Desidero un sacco nel quale vada a finire dentro ogni cosa al mio comando. E un sacco cosí avrai. Ti resta ancora un desiderio. Desidero un bastone che faccia tutto quel che comando io. La Fata disse: - E un bastone cosí avrai, - e sparí. Ai piedi di Francesco c'erano un sacco ed un bastone. Tutto felice, il ragazzo volle far la prova. Dato che aveva fame, gridò: - Che una pernice arrosto entri nel mio sacco! - E, pam!, una pernice già arrostita volò dentro il sacco. - Che c'entri del pane! - E, pam!, un pane entrò nel sacco. - Che c'entri un fiasco di vino! - E, pam!, il fiasco di vino. Francesco fece un pranzo coi fiocchi. Poi si rimise per via, senza piú zoppicare, e l'indomani si trovò a Mariana'. A Mariana si davano convegno tutti i piú gran giocatori della Corsica e del Continente. Francesco era senza un soldo, e comandò: - Centomila scudi nel mio sacco! - E il sacco si riempí di scudi. In un baleno, si sparse per Mariana la voce che era arrivato il Principe di Santo Francesco, famoso per le sue ricchezze. Bisogna sapere che a quel tempo il Diavolo prediligeva la città di Mariana. Sotto forma d'un bel giovanotto, vinceva tutti alle carte, e quando i giocatori erano rimasti senza un soldo, comprava le loro anime. Saputo di questo ricco forestiero che si faceva chiamare Principe di Santo Francesco, il Diavolo, travestito, l'andò subito a trovare. - Signor Principe, scusatemi se ho l'ardire di presentarmi davanti a voi, ma la vostra fama di giocatore è tanto grande, che non ho resistito al desiderio di venire a farvi visita. -Voi mi confondete, - disse Francesco. - A dir la verità, non so giocare a nessun gioco, anzi non ho mai preso in mano un mazzo di carte. Però, qualche partita con voi, cosí per imparare, mi piacerebbe farla, e son certo che alla vostra scuola non tarderò a farmi esperto. Il Diavolo era tanto soddisfatto della visita che, accomiatandosi, non stette bene attento e facendo la riverenza allungò una gamba e mostrò il piede di caprone. " Ah, ah! - disse tra sé Francesco. - Questo è zio Satana che mi è venuto a far visita. Bene! Troverà pane per i suoi denti! " E, rimasto solo, comandò al sacco una bella cena. L'indomani, Francesco andò alla casa da gioco. C'era un gran trambusto e tutta la gente s'affollava in un punto. Francesco si fece largo e vide per terra il corpo d'un giovane col petto insanguinato. - t un giocatore che ha perduto tutta la sua fortuna, - gli spiegarono, - e s'è piantato un pugnale nel cuore proprio adesso. Tutti i giocatori erano tristi in volto. Solo uno in mezzo a loro, s'accorse Francesco, rideva sotto i baffi. E Francesco riconobbe il Diavolo che era venuto a fargli visita. -Presto! - disse il Diavolo. - Portiamo via questo disgraziato, e riprendiamo il gioco! - E tutti ripresero le carte. Francesco, che non sapeva neanche tener le carte in mano, quel giorno perdette tutto quel che aveva con sé. Il secondo giorno, aveva già imparato un po' a giocare, e perdette piú ancora del primo. Il terzo giorno s'era ormai fatto esperto, e perdette tanto che tutti lo credevano rovinato. Ma per lui non era niente, perché non aveva che da comandare al suo sacco, e ci trovava dentro tutto l'oro che gli serviva. Perse tanto che il Diavolo si disse: " Ormai, fosse pure l'uomo piú ricco del mondo, è certo rimasto sul lastrico". Lo prese da parte e gli disse: - Signor Principe, non so dirvi quanto mi duole la mala sorte che s'è abbattuta su di voi. Ma ho una buona notizia da darvi: se mi date retta, posso farvi recuperare la metà di quel che avete perso! E come? Il Diavolo si guardò intorno, poi gli sussurrò: - Vendetemi l'anima. -Ah sí! - gridò Francesco. - P- questo il consiglio che mi dài, Satana? Ebbene, salta nel mio sacco! Il Diavolo ghignò e fece per scappare, ma non c'era verso: finí e capofitto dentro la bocca del sacco spalancata. Francesco chiuse il sacco e disse al bastone: - Batti qua sopra! Eil bastone, giú botte! Il Diavolo, dentro il sacco, si dimenava, piangeva, imprecava. - Lasciami uscire! Ferma o muoio! -Ah sí? Muori? E credi che sarebbe un male? - E il bastone, giú botte. Dopo tre ore di quella gragnuola, - Basta cosf, - disse Francesco> - per oggi, almeno. - Cosa vuoi per ridarmi la libertà? - chiese il Diavolo con un di voce ' - Senti bene: se rivuoi la libertà devi risuscitare subito tutti quelli che si sono ammazzati per colpa tua nella casa da gioco! - Te lo giuro! - disse il Diavolo. - Esci, allora: ma ricòrdati che posso riaccíuffarti quando voglio. Il Diavolo si guardò bene dal mancar di parola; sparí sottoterra e di lí a poco da sottoterra saltò fuori una folla di giovani pallidi in faccia, con gli occhi febbricitanti. - Amici miei, - disse loto Francesco, - voi vi siete rovinati al gioco e per la disperazione vi siete ammazzati. Io ora ho avuto la possibilità di risuscitarvi, ma un'altra volta t)non so se ci riuscirei. Ditemi, promettete di non giocare più, se vi lascio in vita? Sí, sí, lo giuriamo! Bene, allora eccovi mille scudi per ciascuno. Andate, e guadagnatevi il pane lavorando. I giovani risuscitati partirono tutti felici; chi fece ritorno alla famiglia in lutto, e chi si mise in giro per il mondo perché la sua mala condotta passata aveva fatto morire di crepacuore i genitori. 1 Anche a Francesco venne il pensiero del suo vecchio padre. Si mise in strada per tornare al suo paese, ma per via incontrò un ragazzo che si torceva le mani dalla disperazione. - Be', giovanotto, di professione fai il fabbricante di smorfie? chiese Francesco, che era allegro. - E a quanto le vendi, la dozzina? Io non ho voglia di ridere, signore, - rispose il ragazzo. Cosa c'è che non va? -Mio padre fa il taglialegna ed è l'unico sostegno della famiglia.' Stamattina è caduto d'in cima a un castagno e s'è rotto un braccio. Sono corso in città a chiamare il medico; ma il medico sa che siamo poveri e non s'è voluto disturbare. Tutto qui? Sta' tranquillo. Ci penso io. Siete medico? No, farò venire quello là. Come si chíama? Dottor Pancrazio. Bene! Dottor Pancrazio, salta nel mio sacco! E nel sacco piombò a capofitto un medico, con tutti i suoi strumenti. Bastone, batti qua sopra! - E il bastone cominciò la sua danza. - Aiuto! Pietà! - Prometti di curare gratis il taglialegna? - Prometto tutto quel che volete. -Esci dal sacco, allora -. E il medico corse al capezzale del taglialegna. Francesco riprese il cammino e dopo qualche giorno arrivò al paese, dove si pativa piú fame di prima. A forza di comanda- " Un pollo allo spiedo salti nel mio sacco! ", " Un fiasco di vino salti nel mio sacco! ", Francesco riuscí a metter su una locanda dove tutti potevano togliersi l'appetito senza pagare un soldo. Cosí durò finché durò la carestia. Quando ritornò l'abbondanza, Francesco non volle dar piú niente a nessuno, perché sarebbe stato come incoraggiare la pigrizia. Credete che ora lui fosse felice? Macché! Era triste di non saper píú nulla dei suoi undici fratelli; ormai aveva loro perdonato la cattiva azione d averlo abbandonato solo e zoppo. E cosí provò a dire: - Giovanni mio fratello, salta nel mio sacco! Qualcosa si scosse dentro il sacco. Francesco aprí e guardò: era un mucchio d'ossa. - Paolo mio fratello, salta nel mio sacco! Un altro mucchio d'ossa. -Pietro mio fratello, salta nel mio sacco! - E continuò a chiamarli fino all'undicesimo, e ogni volta, ahimè, non trovava nel sacco che un mucchietto d'ossa mezzo rosicchiate. Non c'era dubbio: i suoi fratelli erano morti tutti da un pezzo. Francesco era triste. Anche suo padre morí, e rimase solo. Ed anche a lui toccò di venir vecchio. L'unico desiderio che aveva, prima di morire, era di rivedere la Fata del Lago di Creno che l'aveva reso tanto fortunato. Cosí si Mise in cammino e arrivò nel posto in cui l'aveva incontrata per la prima volta. Si mise ad aspettarla, ma aspetta aspetta, la Fata non veniva. - Dove sei, buona Regina? - supplicava lui. - Mostrati ancora una volta! Non voglio morire senza averti rivista! Era scesa la notte. Della Fata non s'era vista traccia. Invece, per quella via, passò la Morte. In una mano teneva una bandiera nera, e nell'altra la falce. S'avvicinò a Francesco: - Ebbene, vecchio, non sei ancora stanco della vita? Non ne hai percorso abbastanza di monti e di valli? Non è tempo che tu faccia come tutti e te ne venga con me? -0 Morte! - rispose il vecchio Francesco, - io ti benedico! Sí, di mondo ne ho visto abbastanza, e anche di tutto quel che il mondo contiene; mi sono saziato d'ogni cosa. Ma prima di venire con te, ho bisogno di dire addio a una persona. Dammi un giorno di tempo. -Di' le tue preghiere, piuttosto, se non vuoi morire come un saracino, e poi spicciati a venirmi dietro. Ti supplico, aspetta fino al mattino, finché non canti il gallo. No. Un'ora, via. Neanche un minuto. Allora, visto che sei cosí crudele, salta nel mio sacco! La Morte tremò, tutte le sue ossa batterono l'una contro l'altra, ma non poté fare a meno di saltare nel sacco. Nello stesso istante, apparve la Regina delle Fate, splendente e giovane come quella volta. - Fata, - disse Francesco, - ti ringrazio! - E alla Morte: - Salta fuori dal sacco, e attendimi. -Tu non hai abusato del potere che t'avevo dato, Francesco, disse la Fata. - Il tuo sacco e il tuo bastone t'hanno servito per fare il bene. Voglio compensarti. Dimmi cosa desideri. - Non desidero piú niente. - Vuoi essere "caporale"'? - No. - Vuoi essere re? - Non voglio piú nulla. - Vecchio, vuoi la salute, la giovinezza. - T'ho vista. Muoio contento. -Addio, Francesco. Brucia il sacco e il bastone, prima -. E la Fata sparí. Il buon Francesco accese un gran fuoco, si riscaldò un momento le membra ghiacciate, buttò nella fiamma il sacco e il bastone, perché nessuno ne facesse uso cattivo. La Morte era lí, dietro un cespuglio. - Cu-cu-ia-cú! Cu-cu-ia-cú! - cantò il primo gallo. Francesco non sentí. L'età l'aveva fatto sordo. -Il gallo! - disse la Morte, e colpí il vecchio con la falce, e sparí portandosi dietro il suo cadavere.


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