Folk Tale

Bella fronte

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU505
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta c'era un figlio che, terminate le scuole, suo padre gli disse: - Figlio, ora che hai finiti i tuoi studi, sei nell'età giusta per metterti a via-ggiare. Ti darò un bastimento, perché tu cominci a caricare, scaricare, vendere e comprare. Sta' attento a quel che fai, perché voglio che tu impari presto a guadagnare! Gli diede settemila scudi per comprare mercanzia; e il figlio si mise in viaggio. Viaggiava già da un po', e non aveva ancora comprato niente, quando arrivò a un porto e vide un cataletto in riva al mare, e tutti quelli che passavano ci mettevano un soldo d'elemosina.

Domandò: - Perché tenete qua questo morto? I morti vogliono essere seppelliti. -È uno che è morto carico di debiti, - gli risposero, - e qui si costuma cosí: che se uno non ha pagato i suoi debiti non lo si seppellisce. E finché a questo qui non gli avranno pagato i debiti con le elemosine, non lo porteremo a seppellire. -Allora fate la grida che tutti quelli che avanzano qualcosa da lui, vengano da me a farsi pagare. E portatelo subito a seppellire. Fecero la grida, e lui pagò tutti i debiti e restò senza un quattrino. Tornò a casa. - Che novità? - gli chiese il padre. - Cosa vuoi dire che sei tornato cosí presto? E lui: - Sono andato per mare, ho incontrato i corsari, e m'hanno svaligiato di tutto il capitale! -Fa niente, figlio, basta che t'abbiano lasciato la vita! Te ne darò ancora, ma tu non stare ad andare piú da quelle parti -. E gli diede altri settemila scudi. -Si, messer padre, state sicuro che cambierò strada! - e ripartí. In mezzo al mare, vide un bastimento turco. Il giovane si disse: " Qui è meglio fare gli amici: andare noi a fargli visita e invitarli a fare altrettanto". Salì a bordo dai Turchi, e chiese: - Donde venite? Gli risposero: - Noialtri veniamo dal Levante! - E che carico avete? - Di niente. Solo di una bella giovane! - E a chi la portate questa giovane?- -A chi vuole comprarla, noialtri la vendiamo. È- la figlia del nostro Sultano e noialtri l'abbiamo rubata da tanto bella che è! - Fatemela un po' vedere -. E quando l'ebbe vista, chiese: - Quanto ne volete? - Noialtri ne vogliamo settemila scudi! Cosí il giovane diede a quei corsari tutti i soldi che gli'aveva dato suo padre, e si portò la giovane sul suo bastimento. La fece battezzate e la sposò; e tornò a casa da suo padre. - Benvenuto, o mio figliolo bello, Che mercanzia preziosa fatto avete? - Padre mio, io vi porto un bel gioiello, Lo porto per l'orgoglio che ne avrete, Non mi costa né un porto né un castello, Ma mai piú bella donna visto avete. La figlia del Sultan, che d'in Turchia Io porto per mia prima mercanzia!

Ah pezzo dimariolo! è questo il carico che hai fatto? - e il padre li malmenò tutti e due e li cacciò fuori di casa. Quei meschini non sapevano come trovare da mangiare. - Come faremo? - si chiedeva lui. - lo non ho né arte né parte! Ma lei gli disse: - Senti, io so fare delle belle pitture. lo le farò e tu andrai a venderle. Ma ricordati che non devi dire a nessuno che le faccio io. Intanto, in Turchia, il Sultano aveva mandato fuori tanti bastimenti in cerca di sua figlia. E uno di questi bastimenti, per combinazione, arrivò nel paese dove i due sposi si trovavano. Scesero a terra molti uomini, e quel giovane, vedendo tanta gente, disse alla sposa: - Fa' molte pitture che oggi le venderemo. Lei le fece e gli disse: - Tieni, ma a meno di venti scudi l'una non starle a vendere. Lui le portò in piazza. Vennero i Turchi, diedero un'occhiata alle pitture e dissero fra loro: - Ma queste sono della figlia del Sultano! Non c'era che lei che sapeva farne uguali! - Si fanno avanti e gli chiedono a quanto le vende. vendo care, - disse lui. - Non le do a meno di venti scudi. le compriamo. Ma ne vogliamo delle altre. lui: - Venite a casa da mia moglie: è lei che le fa. I Turchi andarono e videro la figlia del Sultano. La presero, la legarono, e se la portarono in Turchia. Lo sposo restò lí disperato, senza moglie, senza mestiere e senza un soldo. Andava ogni giorno alla marina, a vedere se c'era un bastimento che volesse prenderlo a bordo, ma non ne trovava mai. Un giorno, trova un vecchio su una battellina che pescava. E gli Buon vecchio, quanto meglio di me voi state! Perché, caro figlio? - disse il vecchio. Buon vecchio, come vorrei venire a pescare con voi! Se vuoi venire con me, sali a bordo! Tu con la canna, io con la battella Forse ci pescheremo una sardella!

E il giovane salì. Fecero un patto: che avrebbero diviso sempre tutto nella vita: il male e il bene; e per incominciare il vecchio divise con lui la sua cena. Dopo mangiato, si misero a dormire; e intanto, tutt'a un tratto, si levò una tempesta. Il vento prese la nave, la portò via sulle onde, e finí per sbatterla in Turchia. I Turchi, vedendo capitare questa barca, la presero, fecero schiavi i due pescatori e li portarono davanti al Sultano. Il Sultano li mandò in giardino: il vecchio a fare l'ortolano e il giovane a tirar su i fiori. Nel giardino del Sultano, i due schiavi stavano proprio bene, avevano fatto amicizia con gli altri giardinieri; il vecchio fabbricava chitarre, violini, flauti, clarinetti, ottavini; e il giovane suonava tutti gli strumenti e cantava canzoni. La figlia del Sultano era chiusa per castigo in una torre alta alta, con le sue damigelle. E a sentir suonare e cantare cosí bene, pensava al suo sposo lontano. - Solo Bella Fronte, - (perché lei lo chiamava Bella Fronte), - sapeva suonare tutti gli strumenti, ma d'ogni strumento era piú dolce la sua voce. Chi è che suona e che canta nel giardino? E guardando attraverso le persiane - perché non le poteva aprire - riconobbe nel giovane che suonava in giardino il suo sposo. Ogni giorno le damigelle andavano dai giardinieri a farsi riempire una gran cesta di fiori. E la figlia del Sultano disse loro: - Mettete quel giovane nella cesta, copritelo di fiori, e portatelo qui! Tra damigelle e giardinieri, tanto per ridere, lo fecero entrare nella cesta, e le damigelle lo portarono su. Quando fu nella torre, sbucò di tra i fiori e si trovò di fronte sua moglie! S'abbracciarono, si baciarono, si raccontarono tutto: e subito studiarono il modo di scappare. Fecero caricare un gran bastimento di perle, pietre preziose, verghe d'oro, gioielli; e fecero calare nella stiva prima Bella Fronte, poi la figlia del Sultano, poi tutte le damigelle una per una. E il bastimento salpò. Mentre erano già al largo, Bella Fronte si ricordò del vecchio e disse alla sposa: - Mia cara, forse perderò la vita, ma devo tornare indietro:non posso tradire la parola data! Ho fatto un patto con quel vecchio che avremmo diviso sempre il male e il bene! -Tornarono indietro e il vecchio era sulla spiaggia ad aspettarli. Lo fecero salire a bordo e ripresero il largo. -Buon vecchio, - gli disse Bella Fronte, - facciamo le parti. Di tutte queste ricchezze, ne viene metà a te e metà a me. -E anche di tua moglie, - disse il vecchio, - ne viene metà a te e metà a me! Allora gli disse il giovane: - Buon vecchio, io ti devo molto: lascerò a te tutte le ricchezze di questa nave. Ma mía moglie lasciala tutta per me. E il vecchio: - Sei un giovane generoso. Sappi che io sono l'anima di quel morto che tu hai fatto seppellire. Se tu hai avuto tutta questa fortuna è per quella buona azione che hai compiuto. Gli diede la benedizione e sparí. Il bastimento arrivò al paese con gran colpi di cannone: arrivava Bella Fronte con la moglie, il piú ricco signore del mondo. Sulla riva c'era suo padre che voleva riabbracciarlo. Vissero in pace e in carità E a me mai nessuno niente dà.


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