Folk Tale

Giuseppe Ciufolo che se non zappava suonava lo zufolo

TitleGiuseppe Ciufolo che se non zappava suonava lo zufolo
Book AuthorItalo Calvino
Chapter Nr.108
Language codeita
Origin (region)Abruzzo

C'era un giovane che si chiamava Giuseppe Ciufolo, che quando non zappava suonava lo zufolo. Zufolava e ballava per i campi per riposarsi della fatica della zappa, quando a un tratto, su un ciglio, vide un morto lungo disteso, sotto una nuvola di mosche. Si tolse lo zufolo dalle labbra, s'avvicinò al cadavere, cacciò le mosche, e lo coprì di frasche verdi. Tornò al posto dove aveva lasciato la zappa, e vide che la zappa s'era messa a zappare da sé e gli aveva rivoltato la terra di mezzo campo. Giuseppe Ciufolo da quel giorno fu lo zappatore più felice del mondo: zappava finché non era stanco, poi tirava fuor di tasca lo zufolo, e la zappa si metteva a zappare da sé.

Ma Giuseppe Ciufolo lavorava per un patrigno, e questo patrigno non gli voleva bene e voleva mandarlo via di casa. Prima diceva sempre che zappava bene ma troppo poco, ora si mise a dirgli che zappava molto ma zappava male. Allora Giuseppe Ciufolo prese il suo zufolo e se ne andò.

Girò tutti i padroni, ma nessuno gli dava da lavorare. Finì per trovare un vecchio mendicante, e chiese lavoro anche a lui, per carità, se no moriva di fame. - Vieni con me, - gli disse il mendicante, - ci divideremo le elemosine.

Così Giuseppe Ciufolo prese ad andare col mendicante, e cantavano: Gesù Maria, Gesù Maria! / Una pagnotta per la via.

Ma tutti facevano l'elemosina al vecchio, e a Giuseppe Ciufolo dicevano: - Così giovane vai chiedendo elemosina? Perché non vai a lavorare?

- Da lavorare non ne trovo, - rispondeva Giuseppe Ciufolo.

- Lo dici tu. C'è il Re che ha tante terre incolte, e paga bene chi le lavora.

Giuseppe Ciufolo andò alle terre del Re, e portò con sé il vecchio che aveva sempre diviso con lui le sue elemosine. Le terre del Re non erano mai state dissodate da nessuno; Giuseppe Ciufolo le zappò, le seminò a grano, mondò il grano dalle cattive erbe, e poi lo mieté. E quand'era stanco di mietere suonava lo zufolo, e quand'era stanco di suonare, cantava: Allegra falce, allegra falciglia / Perché il padrone mi vuol dar sua figlia.

La Reginella, sentendo cantare, s'affacciò alla finestra: vide Giuseppe Ciufolo e se ne innamorò. Ma lei era Reginella e lui zappatore; era impossibile che il Re acconsentisse alle nozze. Perciò decisero di fuggire insieme.

Fuggirono in barca, di notte. Erano già al largo, quando Giuseppe Ciufolo si ricordò del mendicante. Disse all'innamorata: - Bisogna aspettare il vecchio: divideva con me le sue elemosine. Non posso lasciarlo così -. E in quel momento, videro il vecchio che veniva loro dietro. Camminava sulle acque del mare come si cammina per terra, e quando ebbe raggiunto la barca, disse: - Eravamo intesi di dividerci tutto quello che avremmo avuto, e io la roba mia l'ho sempre spartita con te. Ora tu hai la figlia del Re: devi farne a metà con me, - e diede a Giuseppe Ciufolo un coltello perché tagliasse in due la sposa.

Giuseppe Ciufolo prese il coltello con mano tremante: - Hai ragione, - disse, - hai ragione, - e stava già per tagliare in due la sposa quando il vecchio gli fermò la mano.

- Ferma: t'ho conosciuto per un uomo giusto. Sappi che io sono quel morto che tu hai ricoperto di frasche verdi. Andate, e vivete sempre felici e contenti.

Il vecchio se ne andò camminando sul mare. La barca giunse a un'isola piena d'ogni ricchezza, con un palazzo principesco che attendeva gli sposi.


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