Folk Tale

Il Re selvatico

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU709
LanguageItalian
OriginItaly

Un Re aveva tre figlie: due né belle né brutte, e la minore bella davvero. Quando veniva qualcuno a chiedere la mano della maggiore s'innamorava della minore: così non se ne sposava nessuna. Le due più grandi fecero una congiura contro la più piccola; dissero al padre che avevano fatto un sogno tutt'e due: che la loro sorella sarebbe scappata di casa con un soldato semplice. Il Re cominciò a temere che quel sogno fosse una profezia, e che la figlia minore finisse per portare il disonore alla sua casa. Chiamò un generale e gli ordinò di portare la ragazza a passeggio nel bosco del Re selvatico e poi d'ucciderla con un colpo di spada.

Così passeggiarono per il bosco del Re selvatico, la ragazza e il generale. - Be', - disse a un certo punto la ragazza, - ora torniamo a casa.

Il generale disse: - No, Altezza, mi dispiace, ho l'ordine di ammazzarvi qui.

- E perché mi volete ammazzare, a me innocente?

- Ordine del Re, - disse il generale, e sguainò la spada. Ma vedendosi davanti quella povera ragazza spaurita, gli venne pietà e le portò via la veste per bagnarla del sangue di un agnello e riportarla al Re come prova.

La ragazza restò sola a piangere nel bosco, piena di paura del Re selvatico, che viveva in quel bosco e mangiava tutti quelli che trovava. Quando ebbe pianto per un po', s'asciugò gli occhi e si addormentò nel cavo di un albero.

Al mattino, il vecchio Re selvatico, andando a caccia, inseguiva un cervo ferito. E invece di trovare il cervo, trovò la giovinetta addormentata. Vista la sua bellezza, la svegliò: - Vuoi venire con me? Non aver paura, - le disse. La ragazza acconsentì e seguì il Re selvatico alla sua casa in mezzo al bosco, dov'egli viveva triste e tutto solo, cacciando e senza veder anima viva. La ragazza prese a fargli le faccende di casa e il vecchio selvatico s'affezionò a lei come a una figlia.

La mattina, appena alzata, ella si faceva le trecce alla finestra, e sul davanzale veniva a posarsi un pappagallo e le diceva: Invano le trecce belle ti fai, / Dal Re selvatico mangiata sarai.

A sentire queste parole la ragazza si mise a piangere. Il Re selvatico tornando dalla caccia, la vide triste e le chiese: - Che hai? - E la ragazza gli disse di quel che le aveva detto il pappagallo.

- Sai cosa devi rispondergli? - disse il Re selvatico: Pappagallo pappagallo, / Delle tue penne ho da fare un ventaglio, / Della tua carne ho da fare un boccone, / Sarò la sposa del tuo padrone.

Quando l'indomani ella disse queste parole, il pappagallo per il dispetto si scosse tanto nelle sue penne che volò via mezzo spennato. Il pappagallo apparteneva a un Re di quei dintorni, che vedendolo tornare spennacchiato, domandò ai servitori: - Chi è che mi sta spennando il pappagallo?

I servitori risposero: - Ogni mattina vola verso la casa del Re selvatico, e torna così spiumato.

Quel Re disse: - Domattina gli terrò dietro, così vedrò cosa succede.

Difatti, la mattina dopo, cavalcando per il bosco, seguì il volo del pappagallo e arrivò sotto la finestra dove una ragazza bella come mai ne aveva viste si stava pettinando. Il pappagallo si posò sul davanzale e cantò: Invano le trecce belle ti fai, / Dal Re selvatico mangiata sarai.

E la ragazza gli rispondeva: Pappagallo pappagallo, / Delle tue penne ho da fare un ventaglio, / Della tua carne ho da fare un boccone, / Sarò la sposa del tuo padrone.

E il pappagallo si scuoteva via tutte le penne.

Allora quel Re si presentò al Re selvatico e gli chiese la ragazza in sposa. Il Re selvatico gliela concesse volentieri, sebbene fosse addolorato di non averla più con sé. Lei lo ringraziò e gli disse addio, e lo lasciò là solo in mezzo al bosco.

Al banchetto di nozze venne anche il Re padre della sposa, e chiese perdono alla figlia del male che le aveva fatto per istigazione delle cattive sorelle.

E il pappagallo? Volò via e non se ne seppe più nulla.


Text viewBook