Folk Tale

La prima spada e l'ultima scopa

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
LanguageItalian
OriginItaly

C'erano una volta due mercanti, che stavano uno dirimpetto all'altro. Uno aveva sette figli maschi e l'altro sette figlie femmine. Quello dei sette figli maschi, ogni mattino quando apriva il balcone e salutava quello delle sette figlie femmine, gli diceva: - Buongiorno, mercante dalle sette scope -. E l'altro ci restava male ogni volta; si ritirava in casa e si metteva a piangere di rabbia. La moglie a vederlo così ne aveva pena, e ogni volta gli domandava cosa avesse; ma il marito, zitto, e piangeva.

La più piccola delle sette figlie aveva diciassett'anni ed era bella come il sole, e il padre non vedeva che per i suoi occhi. - Se mi volete bene come dite, padre mio, - gli disse un giorno, - confidatemi la vostra pena.

E il padre: - Figlia mia, il mercante qui dirimpetto ogni mattina mi saluta così: "Buongiorno, mercante dalle sette scope", e io ogni mattina resto lì e non so cosa rispondergli.

- Non è che questo, caro papà? - disse la figlia. - Sentite a me. Quando lui vi dice così, voi rispondetegli: "Buongiorno, mercante dalle sette spade. Facciamo una scommessa: prendiamo l'ultima scopa mia e la prima spada tua, e vediamo chi fa prima a prendere lo scettro e la corona al Re di Francia e a portarli qua. Se ci riesce mia figlia tu mi darai tutta la tua mercanzia, e se ci riesce tuo figlio perderò io tutta la mercanzia mia". Così gli dovete dire. E se accetta, nero su bianco, fategli firmare subito un contratto.

Il padre stette a sentire tutto questo discorso a bocca aperta. E quando fu finito, disse: - Ma, ma, figlia mia, ma cosa dici? Mi vuoi perdere tutta la mia roba?

- Papà, non abbiate paura, lasciate fare a me: pensate solo a fare la scommessa, che al resto ci penso io.

Alla notte il padre non poté chiudere occhio, e non vedeva l'ora che schiarisse. S'affacciò al balcone prima del solito, e la finestra di fronte era ancora chiusa. S'aperse tutt'a un tratto, apparve il padre dei sette figli maschi e gli buttò in faccia come al solito il suo: - Buongiorno, mercante dalle sette scope!

E lui, pronto: - Buongiorno, mercante dalle sette spade, facciamo una scommessa: io prendo l'ultima scopa mia e tu la prima spada tua, gli diamo un cavallo e una borsa di quattrini per uno, e vediamo chi riesce a portarci la corona e lo scettro del Re di Francia. Scommettiamo tutta la nostra mercanzia: se vince mia figlia mi piglio tutta la roba tua, se vince tuo figlio ti prendi tutta la roba mia.

L'altro mercante lo guardò un po' in faccia, poi scoppiò in una risata, e gli fece segno se era matto.

- Così, ti metti paura? Non ti fidi? - gli fece il padre delle sette figlie. E l'altro, colto sul vivo, disse: - Per me, accetto, firmiamo subito il contratto e facciamoli partire, - e andò subito a dire tutto al suo figlio maggiore. Il figlio maggiore, pensando che avrebbe fatto il viaggio con quella bella figliola, fu tutto contento. Ma quando al momento della partenza la vide arrivare vestita da uomo, in sella a una cavallina bianca, capì che non c'era tanto da scherzare. Difatti, quando i genitori, firmato il contratto, diedero il via, la cavallina partì a gran carriera e il suo robustissimo cavallo faticava a tenerle dietro.

Per andare in Francia si doveva passare un bosco fitto, buio e senza strade né sentieri. La cavallina ci si buttò dentro come fosse a casa sua: girava a destra d'una quercia, voltava a sinistra d'un pino, saltava una siepe di agrifogli e riusciva sempre ad andare avanti. Il figlio del mercante, invece, non sapeva dove dirigere il suo cavallone: ora sbatteva col mento in un ramo basso e cadeva giù di sella, ora gli zoccoli scivolavano in un pantano nascosto dalle foglie secche e la bestia finiva pancia in terra, ora s'aggrovigliavano in un roveto e non riuscivano più a districarsi. La ragazza con la sua cavallina aveva già superato il bosco e galoppava via lontano.

Per andare in Francia si doveva valicare una montagna tutta dirupi e burroni. Era giunta alle sue pendici quando sentì il galoppo del cavallone del figlio del mercante che stava per raggiungerla. La cavallina prese di petto la salita e, come fosse a casa sua, gira e salta in mezzo a quei pietroni e trova sempre la via per arrivare fino al passo, e di lì corre giù per i prati. Il giovane, invece, spingeva il suo cavallo su a strappi di redini e dopo tre passi una frana lo riportava al punto di prima, e finì per azzopparlo.

La ragazza correva ormai lontana via verso la Francia. Ma per arrivare in Francia bisognava traversare un fiume. La cavallina, come fosse a casa sua, sapeva dove c'era un guado e si buttò in acqua correndo come sulla via battuta. Quando risalirono sull'altra riva, si voltarono indietro, videro il giovane che arrivava col suo cavallone e lo spronava in acqua inseguendole. Ma non sapeva i passi del guado, e appena non toccò più terra la corrente trascinò via il cavaliere e il suo destriero.

A Parigi la ragazza vestita da uomo si presentò a un mercante che la prese per garzone. Era il mercante che forniva Palazzo reale e per portare le mercanzie al Re prese a mandare questo giovane di così bell'aspetto. Appena il Re lo vide gli disse: - Chi siete? Mi sembrate forestiero. Come siete giunto fin qua?

- Maestà, - rispose il garzone, - mi chiamo Temperino ed ero trinciatore del Re di Napoli. Un seguito di sventure mi ha condotto fin qui.

- E se vi trovassi un posto di trinciatore della Real Casa di Francia, - disse il Re, - vi piacerebbe?

- Maestà, lo volesse il cielo!

- Ebbe', parlerò col vostro padrone.

Difatti, sia pur a malincuore, il mercante cedette il garzone al Re, che lo fece diventare trinciatore.

Ma più lo guardava più un sospetto si faceva strada nella sua mente. Finché un giorno si confidò con la madre.

- Mamma, in questo Temperino c'è qualcosa che non persuade. Ha mano gentile, ha vita sottile, suona e canta, legge e scrive, Temperino è la donna che mi fa morire!

- Figlio mio, sei matto, - rispondeva la Regina madre.

- Mamma, è donna, vi dico. Come posso fare per saperlo di sicuro?

- Il sistema c'è, - disse la Regina madre. - Va' a caccia con lui; se va solo dietro le quaglie è una donna che ha testa solo per l'arrosto, se va dietro ai cardellini è un uomo che ha testa solo per il gusto della caccia.

Così il Re diede un fucile a Temperino e lo condusse a caccia con lui. Temperino montava la sua cavallina, che aveva voluto portare sempre con sé. Il Re, per trarlo in inganno si mise a sparare solo sulle quaglie. Ma la cavallina, ogni volta che appariva una quaglia, sterzava via e Temperino capì che non voleva che sparasse alle quaglie. - Maestà, - disse allora Temperino, - permettetemi l'ardire: ma vi pare una bravura sparare sulle quaglie? Ormai l'arrosto ve lo siete fatto. Sparate anche voi ai cardellini che è più difficile.

Quando il Re tornò a casa, disse alla madre: - Sì, sparava ai cardellini, e non alle quaglie, ma io non sono persuaso. Ha mano gentile, ha vita sottile, suona e canta, legge e scrive, Temperino è la donna che mi fa morire!

- Figlio mio, prova ancora, - disse la Regina. - Portalo nell'orto a cogliere insalata. Se la coglie in cima in cima è donna, perché noi donne abbiamo più pazienza; se la strappa con tutte le radici, è un uomo.

Il Re andò nell'orto con Temperino e si mise a piluccare insalata in cima in cima. Il trinciatore stava per fare altrettanto quando la cavallina, che l'aveva seguito, prese a mordere e sradicare via cespi d'insalata interi, e Temperino capì che bisognava far così. In fretta in fretta riuscì a riempire un canestro d'insalata strappandola con le radici e la terra attaccata.

Il Re condusse il trinciatore tra le aiole dei fiori. - Guarda che belle rose, Temperino, - gli disse. Ma la cavallina gli indicava col muso un'altra aiola.

- Le rose pungono, - disse Temperino. - Pigliatevi garofani e gelsomini, non rose.

Il Re era disperato, ma non s'arrendeva. - Ha mano gentile, ha vita sottile, - ripeteva alla madre, - canta e suona, legge e scrive, Temperino è la donna che mi fa morire.

- A questo punto, figlio mio, non ti resta che portarlo con te a fare il bagno.

Così il Re disse a Temperino: - Vieni: andiamo a fare un bagno in fiume.

Arrivati al fiume, Temperino disse: - Maestà, spogliatevi prima voi, - e il Re si spogliò e scese in acqua. - Vieni anche tu! - disse a Temperino. In quella si sentì un gran nitrito e apparve la cavallina correndo imbizzarrita con la spuma alla bocca. - La mia cavallina! - gridò Temperino. - Aspettate, Maestà, che devo correre dietro alla cavallina imbizzarrita! - e scappò via.

Corse a Palazzo reale. - Maestà, - disse alla Regina, - c'è il Re che si è spogliato in fiume e certe guardie, non riconoscendolo, lo vogliono arrestare. M'ha mandato a prendere il suo scettro e la sua corona per farsi riconoscere.

La Regina prese scettro e corona e li consegnò a Temperino. Appena ebbe scettro e corona, Temperino montò sulla cavallina e galoppò via cantando: Fanciulla son venuta, fanciulla son tornata / Lo scettro e la corona ho conquistata.

Passò il fiume, passò il monte, passò il bosco, e tornò a casa, e suo padre vinse la scommessa.


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