Folk Tale

Filo d'Oro e Filomena

TitleFilo d'Oro e Filomena
Book AuthorItalo Calvino
Chapter Nr.136
Language codeita
Origin (region)Basilicata

C'era una volta una figliola di calzolai, che aveva padre e madre molto vecchi e si chiamava Filomena. Un giorno sua madre le disse: - Filomena, va' dall'ortolano a comprare un cavolo per fare la minestra. Se non trovi l'ortolano, cogli tu il cavolo dall'orto, e lascia in terra il danaro per lui. Ma sta' attenta: non cogliere verzotti invece di cavoli.

La ragazza andò nell'orto e l'ortolano non c'era. Andò per cogliere un cavolo, ma si sbagliò e staccò da terra un verzotto. Nel posto dov'era piantato ci mise un tarì. Il tarì appena posato per terra, scomparve; e s'aperse un finestrino di cristallo. Al finestrino s'affacciò un bel giovane che le disse: - Vieni da me, bella ragazza, che muoio dall'amor per te!

Come fosse stata tirata dalla calamita, Filomena si trovò con lui sottoterra, in una stanza che pareva una stanza da regina. Il giovane le diede un bacio e disse: - Io sono Filo d'Oro e tu sarai la mia sposa -. Poi le regalò un sacco di monete e le disse: - Torna a casa dai tuoi genitori, ma ogni giorno torna a rivedermi. Il verzotto che hai strappato stamani lo ritroverai piantato sempre allo stesso posto. Ristrappalo e butta un tarì dove c'era la radice: così mi rivedrai. Ma bada bene: solo tu e nessun altro dovrà vedermi.

Filomena tornò a casa tutta contenta e raccontò ai genitori tutto quel che le era capitato. I due vecchi restarono pieni di meraviglia e per loro cominciarono giorni d'abbondanza. Ogni giorno la figlia andava all'orto, e tornava con un sacco di danari. Ma la madre moriva dalla curiosità di vedere questo sposo di sua figlia. - Almeno una volta sola, - la pregava, - lasciamelo vedere! Sono tua madre!

- No, madre mia, perché se lo vedi tu, io perderò la mia fortuna, - le rispondeva Filomena. - Ma almeno il posto dove s'affaccia, quello puoi farmelo vedere!

E la figlia finì per condurcela.

- Questo è l'orto e questo è il verzotto. Adesso addio, madre mia, ve ne dovete andare.

La vecchia fece finta d'andarsene e invece si nascose dietro un albero di noce. Filomena sradicò il verzotto, buttò il tarì, si vide il finestrino ma questa volta dietro ai cristalli non c'era Filo d'Oro affacciato. La vecchia, che moriva dalla voglia di vedere com'era questo suo genero, tirò una noce contro il finestrino. I cristalli andarono in pezzi e si vide apparire il viso del giovane, tutto corrucciato, e poi subito sparire, col finestrino e tutto, e tornare il verzotto piantato come prima che non si poteva più sradicare.

Ora bisogna sapere che Filo d'Oro era figlio d'un'Orca. Questa Orca voleva fargli sposare una Principessa, ma le Fate avevano destinato che sposasse la figliola d'un calzolaio. Allora l'Orca aveva detto: - Che tu possa vedere una sola donna al mondo e se ne vedi un'altra, che tu possa morire! - E l'aveva messo a vivere in quella casa sottoterra perché non vedesse donne, tranne quell'una che doveva esser la sua sposa.

Le Fate, che volevano salvarlo da quella maledizione della madre, avevano fatto sì che la prima donna vista da Filo d'Oro fosse Filomena e che lui se ne innamorasse. Ma appena vide la madre di lei, la maledizione lo colse, e nello stesso momento si trovò morto tra le braccia dell'Orca.

Adesso l'Orca, a trovarsi il figlio morto tra le braccia, e per colpa della sua maledizione, si strappava i capelli. Siccome Filo d'Oro era fatato, il suo corpo da morto non marciva: la madre lo seppellì fino al busto e ogni giorno andava a rivedere il suo bel viso, e piangeva.

Intanto Filomena, disperata per la scomparsa dello sposo, aveva lasciato padre e madre e s'era messa a girare per il mondo, per cercare Filo d'Oro. Una sera si fermò a dormire sotto una quercia. Su quella quercia s'erano posati un colombo e una colomba, e Filomena li sentì cantare: È morto Filo d'Oro / E cuccurucù, / Ma è viva Filomena, / E cuccurucù, / Che se ci ammazzasse / E cuccurucù, / E poi ci bruciasse, / E cuccurucù, / Con le ceneri l'ungesse / E cuccurucù, / Filo d'Oro salvato sarebbe / E tra poco risusciterebbe, / Cuccurù, cuccurù, cuccurù.

Filomena, sentita la canzone, aspettò che i colombi si fossero addormentati, poi piano piano s'arrampicò sulla quercia, li afferrò e li ammazzò. Dall'alto della quercia, vide un lumino nel bosco. Scese e si diresse verso quel lumino. Era una capanna e la ragazza entrò a chiedere del fuoco per bruciare i colombi. Nella locanda abitava una Fata fornaia che bruciò i colombi e, saputa tutta la storia di Filomena, le disse: - Figlia mia, conserva in questo vaso la cenere dei colombi e prendi anche questo canestro di fichi. Poi va' sotto le finestre dell'Orca. La troverai che sta filando alla finestra e per fare il filo lungo manda giù il fuso dalla finestra fino a terra. Tu piglia il fuso e infilaci un fico. L'Orca mangerà il fico e ti ringrazierà e ti inviterà a salire. Ma tu sta' attenta, perché è capace di mangiarti. Non ci andare, finché non avrà promesso di non mangiarti per l'anima del suo Filo d'Oro. Poi le farai vedere che hai la cenere per risuscitare il figlio, e lascia fare il resto alla fortuna.

La ragazza tutta contenta ringraziò la fornaia e andò a casa dell'Orca che stava filando alla finestra. Infilzò il fico nel fuso, l'Orca tirò su il fuso, vide il fico e lo mangiò. - Buono! - disse. - Chi è quell'anima buona che ha infilzato un fico sul mio fuso, venga su che le voglio dare un bacio.

- No, perché tu mi mangi! - disse Filomena.

L'Orca ributtò giù il fuso e Filomena ci mise un altro fico. - Vieni su che ti do un bacio! Non ti mangio, te lo prometto! - disse l'Orca, dopo mangiato il fico.

- Non mi fido delle tue promesse, - disse Filomena e mise un altro fico sul fuso.

- Vieni su, ti prometto per l'anima del mio Filo d'Oro che non ti mangerò.

Allora Filomena salì nella casa dell'Orca; ma quando questa scoprì che era la sposa di Filo d'Oro e aveva la cenere per risuscitarlo, riuscì subito a portarle via il vasetto, fece rivivere il figlio e tornò a rinchiuderlo sottoterra perché non rivedesse Filomena, e combinò presto presto il matrimonio con quella Principessa.

- Ah, sì? - dissero le Fate, che avevano destinato che fosse la figlia del calzolaio a sposare Filo d'Oro. - E noi mandiamo una maledizione sulla Principessa: che tra un mese si spalanchi la terra sotto i suoi piedi e cada nell'Inferno.

Intanto, l'Orca teneva Filomena come sua serva e andava cercando un pretesto per mangiarsela.

- Bisogna preparare cinque materassi di penne d'uccelli per Filo d'Oro che si deve sposare, - le disse. - Ecco i sacconi: entro ventiquattr'ore devi riempirli di penne d'uccelli tutt'e cinque, se no ti mangio.

Filomena, a piangere, a disperarsi. Ma bisogna sapere che Filo d'Oro, fatato com'era, poteva trasformarsi e così trasformato uscire dal palazzo sottoterra. Si trasformò in uno con la barba e si presentò a Filomena. - Bella giovane, - le disse, - se mi dài un bacio, io ti faccio raccogliere in un momento quante penne vuoi.

Ma Filomena rispose: - Se foste Filo d'Oro non un bacio vi darei, ma mille; ma a voi, neanche morta.

L'uomo con la barba sorrise e sparì. Ed ecco che dalle finestre volano nella stanza migliaia di uccelli di tutte le specie, e vanno, vengono, sbattono le ali, e ogni sbatter d'ali erano penne di tutti i colori che cadevano e facevano un tappeto sempre più alto nella stanza. Così, in ventiquattr'ore Filomena poté riempire i cinque materassi come aveva comandato l'Orca.

L'Orca si disse: "Qui ci dev'essere la mano di mio figlio. Ma la vedremo chi vincerà". E disse a Filomena: - Per lo sposalizio di Filo d'Oro ci manca la musica. Devi andare dall'Orca mia sorella che sta sulla Montagna del Divertimento, e farti dare lo scatolino del suono e del canto.

Bisogna sapere che per arrivare alla Montagna del Divertimento bisogna passare il Fiume dei Serpenti, il Fiume del Sangue, il Fiume della Bile, e poi entrando in casa dell'Orca c'era tutto il pericolo d'essere mangiati. La povera giovane non faceva che piangere.

Ma ecco che le si presentò un uomo coi baffi, ed era Filo d'Oro trasformato. - Se mi dài un bacio, - le dice, - ti insegno il modo di prendere lo scatolino e portarlo qui sana e salva.

- Se foste Filo d'Oro, mille baci vi darei, - rispose Filomena, - ma piuttosto che dare un bacio a voi preferisco finire in bocca a tutte e due le Orche.

Filo d'Oro, tutto commosso della sua fedeltà, disse: - Ebbene, anche se non mi vuoi dare un bacio, t'aiuterò lo stesso. Quando sarai al Fiume dei Serpenti di': "O che maccheroni! Me ne mangerei tre piatti proprio di gusto!" E quando sarai al Fiume del Sangue di': "O che vino! Me ne berrei volentieri tre bicchieri!" E al Fiume della Bile: "O che latte! Me ne berrei proprio tre tazze!" Così arriverai alla casa dell'Orca. Tieni questa pala, che ti sarà pure utile. Addio -. E l'uomo coi baffi sparì.

Filomena andò e disse tutto quel che le aveva detto l'uomo coi baffi. E i Serpenti a sentirsi chiamare maccheroni, si separarono per lasciarla passare; il Sangue a sentirsi chiamare vino anche; e la Bile a sentirsi dire latte pure.

Salì in cima alla Montagna del Divertimento e trovò la casa dell'Orca. Entrò piena di paura. C'era la stanza del forno, con la serva che infornava il pane. Questa serva era una povera ragazza come Filomena, capitata per sua disgrazia nelle grinfie dell'Orca. Tre volte alla settimana, doveva tirar via la brace dal forno e infornare il pane, tutto con le mani. E la poverina soffriva da morire per le scottature; ma quando il pane era cotto e tolto dal forno, l'Orca con le sue magie le faceva passare le scottature e così non moriva; però poi doveva ricominciare e sentir male di nuovo.

Quando questa poverina vide entrare Filomena, le gridò: - Vattene per carità! Cosa fai qui? Non sai che l'Orca ti mangia?

- Se non mi mangia quest'Orca mi mangia sua sorella, - disse Filomena. - Quindi tanto vale che cerchi quello per cui sono venuta.

- E per cosa sei venuta?

- Per lo scatolino del suono e del canto.

- Sta' a sentire: tra noi ci si deve aiutare. Vedo che porti una pala in mano. Dammi la pala, così potrò infornare e sfornare senza scottarmi, e io ti vado a prendere lo scatolino del suono e del canto che solo io so dov'è.

Filomena con gran piacere le diede la pala, prese lo scatolino e scappò via. Intanto l'Orca tornò a casa e non trovò più lo scatolino. - Tradimento! - gridò. - Serpenti, inghiottitela!

- No, - dissero i Serpenti. - Ci ha chiamati: Maccheroni! - e la lasciarono passare. - Sangue! Annegala!

- No, - disse il Sangue. - M'ha chiamato: Vino! - e la lasciò passare.

- Bile! Sommergila!

- No, - disse la Bile. - M'ha chiamata: Latte! - e la lasciò passare.

Ma passati i tre fiumi, a Filomena venne la curiosità di sapere cos'erano il suono e il canto dello scatolino. Aperse, sentì un "Zzzin!" e un "Ooo!" e poi più niente. Lo scatolino era vuoto: il canto e il suono erano scappati via tutti in una volta. Filomena scoppiò in lagrime.

Ed ecco che le si presentò un uomo con le basette, che era sempre Filo d'Oro! - Mi dài un bacio? Ti faccio tornare il suono e il canto nello scatolino.

E lei, come al solito: - Se voi foste Filo d'Oro, mille baci, ma a voi, niente.

- Ma io sono Filo d'Oro! - e l'uomo con le basette sparì e Filomena al suo posto vide comparire il suo sposo. Tutta tremante si buttò nelle sue braccia e gli diede mille baci, mentre il suono e il canto tornavano nello scatolino e si sentiva suonare e cantare per tutta la campagna.

- Allegra, Filomena, - disse Filo d'Oro. - Torna a casa, che fra tre giorni saremo marito e moglie.

La giovane tutta contenta tornò dall'Orca. Questa, sicura che fosse stata inghiottita dai fiumi o mangiata da sua sorella, aveva già stabilito di lì a tre giorni lo sposalizio di suo figlio con quella Principessa maledetta dalle Fate. Quando vide tornare Filomena con lo scatolino, divenne verde dalla rabbia. E le disse: - Fra tre giorni ci sono le nozze di mio figlio. Tu terrai il candeliere durante lo sposalizio.

Lo sposalizio Filo d'Oro pareva esser d'accordo di farlo. Solamente volle che fosse concluso a mezzanotte. Tutti gli invitati erano là che aspettavano, e il corteo nuziale non arrivava. Filomena reggeva il candeliere e più i minuti passavano più stava in ansia. Ecco che si vede venir avanti il corteo, con Filo d'Oro al braccio della Principessa. In quel momento, il campanile della chiesa: "Toc, toc, toc", dodici colpi. S'aprì la terra sotto i piedi della Principessa e la si vide sparire tra le fiamme.

Filo d'Oro prese per mano Filomena: - Questa è la mia sposa, - disse. E lo scatolino del suono e del canto mandava musiche da Paradiso.

Filo d'Oro e Filomena si sposarono. A quella vista l'Orca diede un grido, si portò le mani alla fronte e disse questa maledizione: - Tu che hai incantato mio figlio potrai avere un bambino senza morire solo quando io mi rimetterò le mani sulla fronte a questo modo!

Filomena, a questa minaccia, si sentì tremare. Ma Filo d'Oro le strinse forte la mano e le fece coraggio.

Dopo un po' di tempo, Filomena aspettava un bambino. - Quando t'accorgerai che sta per nascere, - le disse Filo d'Oro, - vestiti a lutto e va' da mia madre. Lei ti domanderà il perché del lutto e tu di': "Perché è morto Filo d'Oro".

Così fece Filomena. Quando l'Orca sentì: - È morto Filo d'Oro! - disperata si portò le mani alla fronte gridando: - Oh, figlio mio! - e Filomena diede subito alla luce senza nessun pericolo un bellissimo bambino.

Comparve Filo d'Oro e l'Orca vedendolo vivo perdonò a lui e alla sua sposa e benedisse il bambino.

Così vissero in pace tutti i loro giorni.


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