Folk Tale

Il Reuccio fatto a mano

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU425
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta c'era un Re, sua moglie era morta, gli aveva lasciato una figlia. Questa figlia era in età da marito, e la chiedevano figli di re, di marchesi, di conti, ma lei rifiutava tutti.

Il padre la chiamò e le disse: - Figlia mia, perché non ti vuoi maritare?

- Papà, - lei rispose, - se volete che mi mariti, datemi un cantàro (Nota 1 Cantàru (dial. calabrese): misura borbonica del peso di ottanta chilogrammi.) di farina e un cantàro di zucchero, che il fidanzato voglio farmelo io con le mie mani.

Il Re si strinse nelle spalle e disse: - Ebbene, li avrai -. Le diede lo zucchero e la farina; la figlia si chiuse in camera con una madia e uno staccio e si mise a setacciare. Sei mesi stette a setacciare, sei mesi a impastare; quando l'ebbe impastato, non le piacque com'era venuto e lo disfece. La seconda volta finalmente le venne come voleva lei; e per naso gli mise un peperone. Lo mise in piedi in una nicchia, chiamò suo padre e gli disse: - Papà, papà, ecco il mio fidanzato! Si chiama Re Pipi (Nota 2 Pipi (dial. calabrese): peperone di quei piccoli e sottili, zenzero.) .

Il padre lo vide, lo esaminò da tutte le parti e gli piacque. - È bello, ma non parla!

Lei gli rispose: - Aspetta, a suo tempo parlerà.

Tutti i giorni la figlia del Re andava da Re Pipi nella nicchia, e gli diceva: Re Pipi fatto a mano, /

Senza penna e calamaro, / Sei mesi a setacciarti, / Sei mesi ad impastarti, / Sei mesi per spastarti, / Sei mesi per rifarti, / Sei mesi alla nicchiola / E ti viene la parola!

E per sei mesi, la ragazza continuò a cantargli questa canzoncina. Alla fine del sesto mese, Re Pipi cominciò a parlare.

- Non posso parlare con te, - disse, - devo parlare prima con tuo padre.

La ragazza corse dal padre. - Vieni papà, vieni che il mio fidanzato parla!

Venne il Re e si mise a discorrere con Re Pipi del più e del meno, e alla fine Re Pipi gli chiese la mano di sua figlia. Il Re, tutto contento, ordinò una gran tavolata e invitò a pranzo Re Pipi. Cominciarono i preparativi per le nozze, che avvennero dopo un paio di giorni, alla presenza di tutti i regnanti vicini e lontani.

Tra questi regnanti c'era anche una Regina che si chiamava la Turca-Cane. Appena la Turca-Cane vide Re Pipi ne restò incantata e si mise in testa di portar via il Reuzzo fatto a mano alla sua sposa.

Dopo le nozze, i due sposi cominciarono a vivere felici, ma Re Pipi non usciva mai di casa. Il Re finì per dirlo alla figlia: - Figlia mia, com'è che non esci mai con tuo marito? Una passeggiata ogni tanto è bene che la facciate, almeno per la salute!

- Sì, sì, papà. Anch'io oggi sento proprio il desiderio d'uscire in carrozza.

Fecero attaccare i cavalli e la Reginotta uscì a passeggio in carrozza con Re Pipi. La Turca-Cane, che stava sempre a spiare il momento di rapire Re Pipi, si mise a seguirli con la sua carrozza. Quando furono in campagna, Re Pipi volle scendere di carrozza per fare quattro passi a piedi. Tutt'a un tratto venne una gran folata di vento: Re Pipi volò via. Volando volando, passò vicino alla carrozza della Turca-Cane, che allargò in aria il suo mantello e lo prese al volo. Sua moglie e il cocchiere intanto s'erano messi a cercarlo dappertutto per la campagna, ma non riuscivano a trovarlo. La Reginotta tornò a Palazzo tutta addolorata. - E tuo marito? - le chiese suo padre.

- Una folata di vento l'ha portato via! Mi chiuderò nella mia stanza col mio dispiacere e non voglio più saper niente.

Ma chiusa nella sua stanza non ci stette molto. Non potendone più dalla malinconia, prese un cavallo, una borsa di danari, chiese la santa benedizione di suo padre e si mise in cammino, alla ricerca di Re Pipi.

Una notte, in un bosco, sentiva gli animali gridare, quando vide una luce, e bussò. - Chi viene?

- Sono anima cristiana: alloggiatemi stanotte, che gli animali mi mangiano.

- Qua non vengono anime cristiane, ma solo bestie e serpenti. Se sei cristiana, fatti il segno della santa croce.

- In nome del Padre, del Figliolo, dello Spirito Santo.

E la porta s'aprì, e c'era un vecchio con la barba lunga, che le disse: - Figlia di Re, che vai facendo per queste contrade piene di bestie feroci?

- Vado a cercar la mia fortuna. Mi sono impastata un marito con le mie mani, - e gli raccontò la sua storia.

- Figlia di Re, - disse il vecchio, - ce ne vorrà prima che tu ritrovi tuo marito. Intanto, tieni questa castagna. Non la perdere. Domattina ti rimetterai in cammino fino a che non troverai un'altra casa: ci sta mio fratello: chiedi a lui!

L'indomani la Reginotta trovò l'altro romito che le diede una noce da conservare insieme alla castagna e le insegnò la strada per la casa del loro terzo fratello. Il terzo romito che era vecchio più degli altri due messi assieme, le diede una nocciola e le disse: - Va' per questa strada, troverai un gran palazzo. Attaccato a questo palazzo che è quello della Turca-Cane ce n'è uno più brutto che è il carcere. Quando sei sotto il palazzo, spezza la castagna e quello che ne uscirà mettiti a gridarlo come lo vendessi. Alla tua voce, uscirà la cameriera della Turca-Cane e ti farà salire. La Turca-Cane ti chiederà quanto vuoi di quella cosa che vendi. Tu non chieder danari: di' solo che quella sera vuoi restar da sola col marito della Turca-Cane. Il marito della Turca-Cane, sai chi è? È Re Pipi. Se non riuscirai a parlare quella sera con Re Pipi, spezzerai la noce e ti metterai a vendere quel che c'è dentro. Se non riesci neanche la seconda notte, spezzerai la nocciola.

Arrivata al palazzo, la Reginotta spezzò la castagna; ne uscì un telaio d'oro con una giovane seduta che tesseva, tutta d'oro. Cominciò a gridare: - Oooh, chi compra un bel telaio d'oro con una giovane seduta che tesse tutta d'orooo!

S'affacciò la cameriera e disse alla Turca-Cane: - Maestà, Maestà, sapesse che belle cose vendono! Le compri lei, perché possono stare solo nella sua galleria, tanto sono preziose.

La Reginotta fu chiamata su. La Turca-Cane le chiese: - Quanto ne vuoi?

- Non voglio danari. Voglio solo stare una notte chiusa in una stanza col marito di vostra Maestà.

La Turca-Cane non voleva, ma la cameriera la persuase, e la Turca-Cane fece bere a Re Pipi vino oppiato, lo mise a letto, e poi disse alla donna che vendeva il telaio: - Puoi entrare.

La Reginotta non sapeva come fare a svegliare Re Pipi addormentato. Gli cantò: Re Pipi fatto a mano, / Senza penna e calamaro, / Sei mesi a setacciarti, / Sei mesi ad impastarti, / Sei mesi per spastarti, / Sei mesi per rifarti, / Ma ora sei di questa Turca-Cane, / Risvegliati, Re mio, che ce ne andiamo!

Ma Re Pipi non sentiva. E così cantando e piangendo, le si fece giorno.

Se n'era già andata, tutta disperata, quando si ricordò del consiglio del romito e schiacciò la noce. Ne uscì un telaietto d'oro, con una giovane che ricamava tutta d'oro. Cominciò a gridare: - Oooh, chi compra un bel telaietto d'oro con una giovane che ricama tutta d'orooo! - S'affacciò la cameriera e la chiamò.

- Quanto ne vuoi? - disse la Turca-Cane.

- Non voglio danari, voglio star sola con vostro marito anche stanotte.

Ma anche quella sera la Turca-Cane diede a Re Pipi vino con l'oppio. E anche quella notte, la

Reginotta la passò a cantare e a piangere, ma inutilmente.

I carcerati che stavano lì accanto, era la seconda notte che non potevano dormire per questi canti e pianti, e un po' per il sonno un po' per la compassione, decisero che se l'indomani avessero visto uscire Re Pipi, l'avrebbero chiamato dalle loro inferriate e gli avrebbero detto di questi lamenti.

Difatti, quando a giorno Re Pipi uscì dal palazzo, i carcerati sporgendo le braccia dalle inferriate gli fecero segno di avvicinarsi, e gli dissero: - Maestà, tanto forte dormite alla notte? Noi sentiamo piangere e chiamare: "Re Pipi", gridare: "Sono tua moglie!" cantare che v'ha fatto con le sue mani, che sei mesi v'ha impastato, che sei mesi v'ha spastato: possibile che voi non sentiate niente?

Re Pipi pensò: "Se non sento, vuol dire che la Turca-Cane mi oppia il vino. Stanotte non voglio bere".

Intanto, la povera giovane era più disperata che mai perché non le restava che la nocciola. La schiacciò: ne uscì un bel canestrino d'oro, con una giovane che cuciva tutta d'oro. Gridò: - Oooh, chi compra un bel canestrino d'oro, con una giovane che cuce tutta d'orooo! - Fu chiamata su e fece lo stesso patto delle altre sere.

Trovatasi sola con Re Pipi addormentato, stava per riprendere la sua canzone, ma Re Pipi, che aveva finto di bere e adesso faceva finta di dormire, aperse gli occhi e le disse: - Zitta, moglie mia, che stanotte scapperemo. Come hai fatto per trovarmi?

- Re Pipi, ho camminato tanto! - e gli raccontò i suoi patimenti.

Egli le spiegò che non era mai potuto scappare perché sempre sotto l'incantesimo della Turca-Cane, ma ora, credendolo oppiato, la Turca-Cane l'aveva un po' disincantesimato.

Aprirono la porta, s'assicurarono che la Turca-Cane dormisse della grossa, salirono tutt'e due sul cavallo della Reginotta e via.

Quando la Turca-Cane l'indomani se ne accorse, si strappò i capelli uno a uno, e quando non ebbe più capelli si strappò la testa e morì.

Gli sposi a cavallo arrivarono al palazzo del padre della Reginotta. Il padre era affacciato al balcone, vide i due a cavallo e gridò: - Figlia mia! Figlia mia!

Fecero tante feste, balli e canti / E noi restammo con le mani vacanti.


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