Folk Tale

Le tre raccoglitrici di cicoria

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU311
LanguageItalian
OriginItaly

C'era una mamma povera con tre figlie tutte femmine. Quand'era tempo di cicoria, le tre ragazze andavano per cicoria con la mamma. Un giorno, la mamma e due figlie erano avanti, e la figlia maggiore era rimasta indietro. Aveva visto una pianta di cicoria grande grande e si mise a tirare per sradicarla. Tira e tira, la pianta non veniva via. Ci si mise con tutte le sue forze e finalmente la sradicò con tanta terra attorno alle radici che s'aperse una fossa, e in fondo alla fossa c'era una botola. La ragazza l'aprì. C'era una stanza sottoterra. Nella stanza, seduto su una sedia, c'era un Drago, che diceva: - Mmm! Sento odore di carne umana! Mmm!

- Per carità, - gli disse Teresa, - non mi mangiate, siamo povera gente. Sono figlia di cicoriara, e sono venuta qua a cogliere cicoria. È la miseria che ce lo fa fare.

E il Drago: - Allora resta qua, a farmi la guardia alla casa, mentre io vado a caccia. Ti lascio qui il pranzo. È una mano d'uomo. Se tu la mangi, quando torno ti prendo per sposa. Ma se vedo che non l'hai mangiata, ti taglio la testa.

Teresa, tutta tremante, gli rispose: - Signorsì, signor Drago, la mangio!

Il Drago andò a caccia, e la povera figliola, ogni tanto andava a guardare quella mano umana nella pentola e si ritirava spaventata. "Come faccio? - pensava. - Come faccio a mangiare una mano?" Alla fine, avvicinandosi l'ora del ritorno del Drago, buttò la mano nella latrina, e ci versò sopra un bacile d'acqua. "Ormai è sparita, - si disse, - e il Drago crederà che l'ho mangiata".

Tornò il Drago: - L'hai mangiata la mano?

- Signorsì, l'ho mangiata... Era abbastanza buona.

- Adesso vediamo, - fece il Drago. E gridò: - Mano, dove sei? - Allora si sentì la voce della mano che diceva: - Sono giù nella latrina.

- Ah, briccona! L'hai buttata nella latrina! - E afferrata la ragazza per le braccia, la portò in una stanza piena di morti con la testa mozzata, e mozzò la testa anche a lei.

La sera la mamma, tornata da raccogliere cicoria, non vedendo più Teresa, domandò alle altre figlie: -

E Teresa dov'è?

- È stata sempre con noi, - dissero le sorelle, - fino a un certo punto. Poi s'è persa.

E tutte insieme andarono per la campagna, chiamando: - Teresa! Teresa! - ma nessuno rispondeva.

Tornarono a casa piangendo, e per quanto avessero raccolto molta cicoria per venderla e comprarsi da mangiare, ogni boccone di cibo comprato con quel raccolto di cicoria pareva loro veleno, perché era costato la perdita di Teresa.

Visto che Teresa non tornava, sua sorella Concetta disse: - Mamma, io torno per cicoria negli stessi campi. Così vediamo se troviamo qualche traccia di Teresa.

Così fece, e proprio nell'ultimo posto dove avevano lasciato Teresa, vide una grossa testa di cicoria. Si mise a tirare, e tira tira, finalmente la sradicò. Sotto le radici c'era una botola: Concetta scese e trovò il Drago seduto su una sedia: - Mmm! Sento odore di carne umana!

- Per carità, non mi mangiate, sono una povera meschina, e ho già perduto una sorella!

- Tua sorella è qua, con la testa mozzata, perché non ha voluto mangiare una mano d'uomo. Ora resta tu a guardarmi la casa. E per cena devi mangiarti questo braccio d'uomo. Se lo mangi, ti sposo; se no, t'ammazzo come tua sorella.

- Signorsì, signor Drago. Tutto quello che volete!

Il Drago andò a caccia, e Concetta tutta spaventata non sapeva cosa fare di quel braccio, preparato lì in un piatto con contorno di ravanelli. Pensa e pensa, scavò una buca e lo sotterrò.

Tornò il Drago. - Hai mangiato il braccio?

- Signorsì, signor Drago, mi sono fatto proprio un bel pranzetto!

- Ora vediamo. Braccio, dove sei?

- Sottoterra! - gridò il braccio.

E il Drago mozzò la testa anche a Concetta.

A casa non videro più tornare Concetta e si disperarono. - Due ne abbiamo perdute, - dicevano, piangendo.

La terza figlia, che si chiamava Mariuzza, disse: - Mamma, non possiamo perdere così due sorelle: io vado a cercarle.

Anche lei trovò la grossa pianta di cicoria e la sradicò. Anche lei trovò il Drago che le disse: - Le tue sorelle sono chiuse in questa stanza con la testa mozzata. Anche tu farai la stessa fine se non mangerai questo piede umano che lascio qui nella zuppiera.

E Mariuzza, tutta compunta: - Signorsì, signor Drago, ai vostri ordini.

Il Drago andò a caccia. Mariuzza si lambiccava il cervello per trovare una via di uscita. E le venne un'idea: prese il mortaio di bronzo e ci pestò il piede col pestello. Lo triturò fino fino; poi lo mise in una calza e si nascose la calza sotto i vestiti, sul ventre.

Venne il Drago: - L'hai mangiato il piede?

Mariuzza schioccò la lingua: - Sapeste quant'era buono! Mi lecco ancora le labbra!

- Ora vediamo. Piede, dove sei?

E il piede: - Sulla pancia di Mariuzza.

- Brava! Brava! - fece il Drago. - Tu sarai la mia sposa! - e le consegnò tutte le chiavi, tranne quella della stanza degli ammazzati.

Per festeggiare il fidanzamento, Mariuzza gli diede da bere. Bevi una bottiglia, bevine un'altra,

Mariuzza gli versò mezza cantina, e il Drago beveva. Quando lo vide ben ubriaco, cominciò: - Allora, me la dài quella chiave?

- Ah no, quella proprio no.

- E perché? Perché non mi dài quella chiave?

- Perché ci sono... i morti.

- E se sono morti, non vorrai mica che risuscitino, no?

- Io sì che posso farli risuscitare...

- Ma va'! Tu!

- Io sì... Io ho l'unguento...

- E dove l'hai, contastorie...

- ...Nello stipo...

- Così tu non morirai mai?

- Io sì... La colomba nella gabbia...

- Cosa c'entra la colomba?

- Se si taglia la testa alla colomba le si trova un uovo nel cervello... e se mi si spacca quell'uovo sulla fronte... io sono bell'e andato... - e così dicendo appoggiò la testa sulla tavola, ubriaco fradicio.

Mariuzza cercò per tutta la casa finché non trovò la colomba. Le tagliò la testa, trovò l'uovo, e "sciacc!" lo spaccò sulla fronte del Drago addormentato. Il Drago si scosse, fece qualche movimento, poi tirò le cuoia per l'eternità.

La ragazza trovò l'unguento, aperse la stanza e si mise a ungere i morti. Il primo era un Re che si riscosse come se avesse dormito: - Quant'è che dormo! Dove sono? Chi è che mi sveglia? - Ma Mariuzza senza dargli retta badava a ungere gli altri, le sue sorelle prima di tutti, e poi re, principi, conti e cavalieri, che ce n'erano a non finire.

C'erano tanti re e altri signori che volevano in spose le tre sorelle. Mariuzza disse: - Sapete cosa dovete fare? Giocate alla morra, e chi vince si prende chi vuole.

Giocarono alla morra e vinse un Re e si prese la più grande; poi toccò a un Principe e si prese la seconda, poi un altro Re e si prese Mariuzza.

Intanto un barone, tutto nervoso, badava a ripetere: - Presto! Presto! Perché perdete tanto tempo! Ora viene il Drago e ci riammazza!

- Non abbiate paura, - disse Mariuzza, - il Drago l'ho ammazzato io.

- Brava! Brava! - l'acclamarono tutti. - Allora niente paura! - Si presero un cavallo ciascuno, si divisero le ricchezze del Drago e con le tre fidanzate sulla sella arrivarono in città. Fecero un grande invito di nozze e tutti furono contenti, specialmente la mamma delle tre ragazze che non dovette più andare per cicoria.


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