Folk Tale

La vedova e il brigante

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU650
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta c'era una povera vedova che aveva un figlio maschio, e andavano in cerca di lavoro. Per strada, il figlio tirava pietre agli uccelli, e ne prendeva. Alla sera, si fece scuro vicino a una montagna. Il figlio accese il fuoco e disse alla madre: - State qui e cuocete questi uccelli, che io vado a vedere se ne prendo qualcun altro.

S'allontanò per la campagna ed arrivò in un posto dove c'era una statua. Questa statua aveva in mano una corda, e sotto i piedi aveva delle lettere che dicevano: Chi piglierà questa corda e se la metterà alla cintola, avrà una forza che nessuno lo vincerà mai.

Il ragazzo prese la corda e se la legò alla cintola. Subito si sentì addosso una forza, una forza, che afferrò un albero e lo strappò con le radici e tutto.

Ma lasciamo il figlio e torniamo dalla madre. Vicino a quel fuoco passò un brigante, a cavallo. Vide la vedova, le andò vicino e cominciò a dirle se voleva venirsene con lui sul suo cavallo.

- Lasciatemi in pace, - disse la vedova, - che adesso torna mio figlio e vi ammazza.

Ma al brigante quella donna, che era ancora giovane e bella, piaceva e non voleva lasciarla. - Ma va'! - le diceva. - Cosa mi può fare, a me, tuo figlio?

Proprio in quel momento arrivò il ragazzo, con la corda alla cintola. E il brigante: - È tutto qui, tuo figlio?

- Chi sei? Che vai cercando? - fece il figlio.

E il brigante: - Vado cercando che ti voglio ammazzare.

- E guardati, - fa il ragazzo, e gli mena un manrovescio che lo fa cascare da cavallo. Poi gli taglia la testa, fa una fossa e seppellisce testa e corpo. Così finì il brigante. Il cavallo se lo prese lui e gli montò in groppa. - Ora vado via di nuovo, - disse alla madre. - Aspettami qui finché non torno, - e galoppò via.

Galoppa galoppa, giunse a una campagna in mezzo alla quale era un palazzo alto alto. Gli girò intorno, e non aveva porte. Gli girò intorno un'altra volta, e stavolta c'era una porta spalancata. Legò il cavallo, entrò e andò di sopra. C'era una tavola apparecchiata con sette piatti e sette pani; i piatti erano pieni di mangiare e le bottiglie erano piene di vino. Egli mangiò un po' di mangiare da ogni piatto, diede un morso ad ogni pane e bevve un po' di vino da ogni bottiglia. Poi andò a cercare un posto per nascondersi a vedere chi veniva, e trovò una stanza dove tenevano i cristiani ammazzati e sotto sale.

Mentr'era lì salirono sei briganti, si sedettero a tavola e uno disse: - A me manca un po' di mangiare dal piatto!

E un altro: - A me pure manca!

E così tutti: - A me pure manca!

Ma non sapevano cosa pensare e si misero a mangiare come il solito. Dopo aver mangiato, s'accorsero che un posto a tavola era vuoto. Si contarono, e s'accorsero d'essere in sei.

- Ma non dovremmo essere in sette? - dissero. - Uno di noi non è tornato.

- Qui c'è qualcosa che non va, - disse uno di loro. - Deve essere morto.

E un altro: - Ora vado a vedere cosa si dice nella sala dello scialo -. La sala dello scialo era quella stanza dove tenevano i cristiani ammazzati e sotto sale. Il ragazzo era nascosto dietro la porta; appena il brigante entrò lo prese per il collo e gli tagliò il cannarozzo; poi lo buttò di sotto, nella stalla.

Gli altri cinque, vedendo che il compagno non tornava, s'impensierirono e andò un altro a cercarlo. Il ragazzo tagliò il cannarozzo pure a lui. Così, a uno a uno, furono ammazzati tutti e sei.

Il ragazzo andò a chiamare sua madre, la portò nel palazzo e si misero ad alloggiare là. Il figlio ogni giorno andava a caccia e la madre stava in casa; da mangiare e da bere non ne mancava mai.

Un giorno, mentre il figlio era a caccia, passò un brigante, entrò nella casa, vide la vedova e disse: -

Come mai, qui sola?

- Sola? - disse la donna. - Aspetto mio figlio che è andato a caccia.

Attaccarono discorso, e da una parola all'altra, s'innamorarono.

Da quel giorno, appena il figlio usciva per andare a caccia, entrava in casa il brigante a trovare la vedova. Ma la vedova gli diceva sempre: - State attento, perché se mio figlio se ne accorge, siamo morti tutti e due.

E il brigante prese a dire: - Ma perché non lo togliamo dal mondo?

- Ma è mio figlio, - disse la vedova, - l'ho messo al mondo io!

- E con ciò? Come l'hai messo al mondo, non saresti capace a toglierlo?

E quella trista donna rispose: - Vedete voi come bisogna fare.

Allora il brigante: - Sai cosa devi fare? Fa' finta d'essere ammalata, e digli che ti ci vuole un po' di latte della leonessa. Lui andrà a cercare il latte della leonessa, se lo mangerà il leone, e noi due rimarremo soli e potremo stare in pace.

La vedova così fece: si finse ammalata e disse al figlio: - Se non ho un po' di latte della leonessa, muoio.

- Sì, mamma, - fece lui. - Vado a cercarlo e ve lo porterò.

Andò nel bosco e trovò il leone. - Compare, - gli disse il leone, - cosa andate cercando da queste parti?

- Compare leone, - rispose lui, - io sono venuto per un po' di latte della comare leonessa, che ne ho bisogno per mia madre ammalata.

- Sì, compare, - gli disse il leone, gli riempì una bottiglia di latte e aggiunse: - Compare, vi do anche questo leoncino. Custoditelo bene, perché vi sarà di grande aiuto.

Il ragazzo tornò dalla madre con una bottiglia di latte di leonessa e un leoncino. La madre si prese una gran paura; poi bevve il latte e si disse guarita. Il giorno dopo, il figlio andò a caccia col leoncino, e il brigante entrò in casa. - Sapete? - gli disse la vedova. - Mio figlio è tornato, col latte di leonessa e un leoncino.

Il brigante disse: - Fa' finta d'esserti ammalata un'altra volta e digli che vuoi il latte dell'orsa. Lui andrà, l'orso se lo mangerà e noi potremo stare in pace.

Il figlio andò per il latte dell'orsa. Quando arrivò dall'orso, l'orso disse: - Compare, cosa sei venuto a fare qui?

- Compare orso, - rispose lui, - sono venuto da voi perché ho la madre malata che vuole un po' di latte di comare orsa per guarire.

- Sì, compare, - disse l'orso, gli riempì una bottiglia di latte e gli diede un orsacchiotto. - Portate con voi quest'orsacchiotto e vedrete che vi sarà di grande aiuto.

La madre, a vederlo tornare col latte d'orsa e l'orsacchiotto, si sentì quasi mancare il respiro.

Quando lo raccontò al brigante, l'indomani, lui disse: - Questo figlio dev'essere un qualche diavolo. Sai cosa devi fare? Fa' finta d'esser di nuovo ammalata e digli che vuoi il latte della tigre. Stavolta non potrà scampare.

Il figlio che non sospettava tutti questi tradimenti partì per cercare il latte della tigre. Quando lo vide arrivare la tigre gli disse: - Compare, cosa siete venuto a fare?

- Comare tigre, sono venuto perché ho la madre malata e vuole un po' del vostro latte.

- Sì, compare, - disse la tigre, e gliene riempì una bottiglia. - Prendete anche questo tigrotto, che un giorno v'aiuterà.

Quando la madre lo vide arrivare col latte di tigre e un tigrotto si disse anche lei: "Questo mio figlio dev'essere un diavolo!"

Il brigante non sapeva più cosa pensare. - Sai cosa devi fare? - disse alla donna. - Digli che ti porti a vedere la stalla. Nella stalla c'è una grossa catena. Tu mettiti a giocherellare con la catena, e come scherzando fai per legare tuo figlio. Lui lascerà fare. Allora tu lo legherai ben stretto. Io sarò lì nascosto e appena l'avrai legato salterò fuori e l'ammazzerò.

La madre riuscì a legare il figlio con la catena della stalla. Il brigante saltò fuori col coltello, ma il ragazzo appena lo vide gridò: - Leoncino! Orsacchiotto! Tigrotto! Mangiatevi questo brigante!

Il leoncino, l'orsacchiotto e il tigrotto si slanciarono e se lo mangiarono. Il ragazzo allargò le braccia e riuscì a spezzare la catena e a liberarsi. La madre era già scappata e s'era nascosta sotto il letto.

- Leoncino! Orsacchiotto! Tigrotto! - disse il ragazzo. - Mangiatevi quella traditrice in tre bocconi! - E così finì la madre traditrice.

Il ragazzo montò a cavallo e partì col leoncino, l'orsacchiotto e il tigrotto in cerca di fortuna.


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