Folk Tale

Il mercante ismaelita

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU930
LanguageItalian
OriginItaly

Un Re andava a caccia coi suoi servi. S'annuvolò e cominciò a piovere a bigonce. Tra i servi vi fu un fuggi fuggi, e il Re, smarritosi, si riparò in un casolare solitario.

Nel casolare stava un vecchio. - Mi date asilo? - gli chiese il Re.

- Venite ed asciugatevi al fuoco, Maestà, - disse il vecchio.

Il Re, stesi i panni, si gettò a dormire su un giaciglio. Si svegliò a notte, sentendo il vecchio parlare ad alta voce. Non vedendolo in casa, si fece sulla soglia. Era tornato sereno e si vedevano le stelle. Il vecchio era lì seduto sul gradino. - Con chi parlate, buon vecchio? - chiese il Re.

- Parlo coi pianeti, Maestà, - rispose il vecchio. - E che gli dite, ai pianeti?

- Li ringrazio della fortuna che m'han dato.

- Quale fortuna, vecchio?

- M'hanno fatto la grazia di far figliare mia moglie stanotte, ed è nato un maschio; e a voi la grazia di far figliare vostra moglie, pure stanotte, ed è nata una femmina; e mio figlio quando verrà l'ora sarà il marito di vostra figlia.

- Oh, vecchio screanzato! Come hai il coraggio di parlare così davanti a me! Te la farò pagare! - e, rivestitosi, alle prime luci prese la via per tornare a Palazzo.

Per via, incontrò cavalieri e maggiordomi che venivano a cercarlo. - Felici nuove, Maestà! Alla Regina stanotte è nata una bella figlia femmina!

Il Re cavalcò alla Reggia, e appena smontato di sella, con la Corte intorno che gli faceva festa e le balie che gli portavano a vedere la bambina, diede subito un ordine: che cercassero tutti i bambini maschi nati quella notte nella città e gli togliessero la vita. I soldati si sparsero per la città e in un'ora la frugarono tutta: quella notte era nato un solo maschio; lo strapparono alla madre, ordine del Re, e lo portarono nel bosco.

Erano due soldati, e quando alzarono la spada sul bambino, provarono pietà. - Ma davvero dobbiamo scannare questo innocente? Ecco là un cane: ammazziamolo e col suo sangue imbrattiamo le fasce del bambino, e portiamolo al Re. Il bambino lasciamolo qui, che Dio lo aiuti -. Così fecero; e il bambino restò a piangere nel bosco.

Passò di là un mercante ismaelita, a nome Giumento, in viaggio per i suoi negozi. Sentì il pianto del bimbo, lo cercò tra i cespugli, cercò di acquetarlo e finalmente se lo prese con sé. - Moglie mia, - disse quando fu di ritorno a casa, - la mercanzia che porto stavolta non l'ho comprata. È un bambino che era in mezzo al bosco. Noi, figli non ne abbiamo: è il Signore che ce l'ha mandato.

Lo allevarono ed educarono fino a che non compì vent'anni, e sempre lui credeva d'essere il vero figlio del mercante. A vent'anni, il mercante disse: - Figlio mio, io mi faccio vecchio, tu ti fai uomo: prendi i miei conti, i miei registri, i miei forzieri. Seguirai tu i miei negozi.

Il giovane preparò casse e valige, e partì coi suoi servi per il mondo, con la benedizione del mercante e di sua moglie. Venne in Spagna. La fama d'un mercante così ricco giunse al palazzo reale, e il Re lo fece chiamare per vedere le sue pietre preziose. Re di Spagna era quel Re che aveva dato ordine d'ammazzarlo da bambino. Chiamò la Reginella, che era già divenuta una bella ragazza di vent'anni, e le disse: - Vieni a vedere se c'è qualche gioia che ti piace.

La Reginella, come vide il giovane mercante, se ne innamorò. - Che hai figlia mia?

- Nulla, papà.

- Vuoi qualcosa? Parla.

- No, papà, non voglio né gioielli né pietre preziose: io voglio questo bel giovane per sposo.

Il Re guardò il mercante: - E voi, ditemi, chi siete?

- Sono il figlio di Giumento, - disse il giovane, - mercante ismaelita, e giro il mondo per impratichirmi nei negozi, per succedere al mio vecchio padre.

Il Re, considerate le ricchezze del mercante, decise di concedere al giovane la mano della figlia, ed egli partì per invitare alle nozze suo padre e sua madre. Giunto in loro presenza, raccontò loro l'incontro col Re e la promessa di matrimonio. La madre allora, tutt'a un tratto, si fece pallida e cominciò a inveire contro di lui: - Oh, ingrato, così tu vuoi lasciarmi, ti sei innamorato di questa Reginella e non vedi l'ora d'andartene! Vattene allora! Che io non ti veda più in questa casa!

- Ma, madre mia, che torto v'ho fatto?

- Che madre e madre! Non sono stata mai tua madre, io!

- Come? E chi allora è mia madre, se non voi?

- E chissà mai chi è. Tu sei stato trovato in mezzo a un bosco! - e raccontò tutta la storia al povero giovane che per poco non perdette conoscenza.

Il mercante Giumento, di fronte a quella collera della moglie, non sapeva opporsi. E tutto afflitto, fornì il giovane di danari e mercanzie e lo lasciò partire.

Il giovane, disperato, giunse a sera in un bosco. Si buttò a piè d'un albero, e battendo coi pugni la terra, sospirava: - Oh, madre mia, cosa mi resta da fare, così solo e sconsolato? Anima bella di mia madre, soccorretemi voi!

Così piangeva, quando accanto gli comparve un vecchio in malo arnese, con la lunga barba bianca. - Che hai, figliolo? - chiese. E il giovane gli aperse l'animo suo, raccontandogli come non poteva tornare dalla fidanzata, avendo scoperto di non essere figlio del mercante ismaelita.

- E che paura hai? - gli disse il vecchio. - Andiamo in Spagna. Tuo padre sono io e t'aiuterò.

Il giovane guardò il vecchio cencioso, ed esclamò: - Voi mio padre? Ve lo siete sognato!

- Sì, figlio mio: sono io tuo padre. Se verrai con me, farò la tua fortuna. Se no, sarai perduto.

Il giovane lo guardò negli occhi, e si disse: "Perso per perso, è meglio che vada con lui. Tanto, ormai, non ho più nulla da rimetterci". Prese il vecchio in groppa al suo cavallo e giunsero in Spagna. Si presentò dal Re. - Dov'è tuo padre? - chiese il Re.

- Questo, - disse il giovane, indicando il pezzente.

- Questo? E hai l'ardire di venire a chiedere mia figlia?

- Maestà, - intervenne il vecchio, - io sono quel vecchio che parlava coi pianeti e vi annunciò la nascita di vostra figlia e di mio figlio che l'avrebbe sposata. E questo, come v'avevo detto, è quel mio figlio.

Il Re fece un balzo. - Fuori di qua, vecchio screanzato! Guardie, arrestatelo!

Le guardie si fecero avanti, e allora il vecchio si aperse sul petto le sue vesti stracciate e apparve il Tosone d'oro dell'Imperatore.

- L'Imperatore! - gridarono a una voce il Re e le guardie.

- Perdono, Sacra Corona! - e il Re si inginocchiò ai suoi piedi. - Non sapevo con chi parlavo. Questa è mia figlia: sia fatto il vostro volere.

Era un Imperatore che, stanco della Corte, girava il mondo sotto false spoglie, solo, parlando con le stelle ed i pianeti.

S'abbracciarono, si baciarono e combinarono le nozze. Furono mandati a chiamare il mercante ismaelita e sua moglie, e il giovane li accolse abbracciandoli e disse: - Padre e madre mia, perché voi foste per me come padre e madre! L'avermi cacciato di casa ha fatto la mia fortuna! Io sposo la Reginella, ma voi resterete sempre con me.

E i due vecchi si misero a piangere di tenerezza. Il figlio dell'Imperatore sposò la figlia del Re e fecero un gran festino per tutta la città.

Loro restarono felici e contenti / E noi siam qua che ci nettiamo i denti.


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