Folk Tale

Le sette teste d'agnello

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
LanguageItalian
OriginItaly

Una vecchia aveva una nipote. La nipote stava sempre in casa a fare tutte le faccende e la vecchia usciva a far la spesa. Un giorno portò a casa sette testine d'agnello. Le diede alla nipote e disse: - Atanasia, io esco: cuocimi queste sette testine, e quando torno le mangiamo.

La ragazza si mise a cuocere le teste. C'era la gatta lì vicino e sentendo il profumo che veniva fuor dalla casseruola, diceva: Maramao, maramio, / Mezza tu e mezza io!

Allora la ragazza prese una delle sette teste d'agnello e metà ne diede alla gatta e metà la mangiò lei. La gatta mangiò, poi le disse ancora: Maramao, maramio, / Mezza tu e mezza io!

La ragazza tagliò in due un'altra testa, metà per la gatta e metà per sé. La gatta non ne aveva ancora abbastanza, e si rimise a miagolare: Maramao, maramio, / Mezza tu e mezza io!

Insomma, a una a una, le sette teste andarono a finire tutte in pancia alla gatta e metà ad Atanasia. Quando non ce ne furono più, la ragazza cominciò a preoccuparsi, a grattarsi la zucca dicendo: - E ora come faccio, quando torna la nonna? - E non sapendo come fare, aperse la porta e scappò.

Quando la nonna tornò e vide la casa spalancata, le ossa delle teste metà per terra e metà nel piatto, e non trovò più la nipote, cominciò a dire: - Tutte, se le è mangiate... Tutte, se le è mangiate... - E prese a mettere sottosopra la casa dicendo: - Tutte se le è mangiate...

Uscì di casa senza vedere dove andava: faceva pochi passi, si metteva a pensare, poi scuoteva il capo: - Tutte, se le è mangiate... - e non si poteva dar pace.

Intanto Atanasia cammina cammina, capitò in un bosco e vide tante rose. - Oh, quanto sono belle! - disse, e con un filo di cotone che aveva, si fece una corona di rose, una collana e due braccialetti. Se le mise in testa, al collo e alle mani, e si sdraiò a dormire sotto un albero. Al mattino, il Re che andava a caccia nel bosco, vide la ragazza che dormiva. Si mise a guardarla e tanto gli piacque che se ne innamorò. La svegliò e le disse: - Sono il Re; vuoi essere mia sposa?

E Atanasia: - Io, come vedete, sono povera. Come posso sperare di sposarvi?

- Se è per questo, non te ne incaricare, - disse il Re, - io ti voglio e devi essere mia moglie.

La ragazza arrossì, e fece cenno di sì col capo.

- Vieni con me a Palazzo, allora.

- Sissignore, ma ho lasciato a casa la nonna e bisogna mandarla a prendere.

Il Re mandò a prenderla in carrozza, e nel banchetto delle nozze la mise a fianco della nipote. Era un banchetto sontuoso; e la vecchia si chinava all'orecchio della nipote e le diceva: - Tutte, te le sei mangiate...

E la nipote: - State zitta, ora!

Intervenne il Re: - Cosa desidera la signora zia? - (perché la chiamava così).

Disse la sposa: - Vuole un abito come il mio.

- Le sia subito fatto, - disse il Re.

Dopo pranzo cominciò la conversazione, e la vecchia stava sempre a dire nell'orecchio alla nipote: -

Tutte, te le sei mangiate...

- Che vuole la signora zia? - domandò il Re.

- Vuole, - disse Atanasia, - un anello uguale al mio.

- Le sia subito fatto, - disse il Re.

Ma la vecchia già ricominciava: - Ma tutte, te le sei mangiate...

E il Re: - Che vuole la signora zia?

E Atanasia che non ne poteva più: - Vuole che è una vecchia taccagna affamata, e anche in mezzo a tutte le ricchezze reali ancor pensa a quello schifo di teste d'agnello!

Il Re, sdegnato di tanta avarizia, chiamò le guardie e comandò che le fosse tagliata la testa in mezzo alla piazza.

Dove la testa cascò, nacque un albero. Era un salice piangente, e a ogni vento che lo scuoteva, continuava a dire: - Tutte, se le è mangiate... Tutte, se le è mangiate...


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