Folk Tale

La Reginotta smorfiosa

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU900
LanguageItalian
OriginItaly

Si conta e si racconta che c'era una volta un Re e che questo Re aveva una figlia in età da marito, bella di bellezza estrema. La chiamò, un giorno e: - Figlia mia, - le disse, - sei in età che bisogna maritarti: avviserò tutti i Regnanti amici miei che il giorno tale terrò una gran festa. Verranno tutti e tu vedrai chi ti piacerà.

Venne il giorno, e vennero i Regnanti, ciascuno con tutta la famiglia. Tra tutti, la Reginotta s'innamorò del figlio del Re Granato. Lo disse a suo padre. Tra amici, sapete come succede: il figlio di Re Granato lo venne a sapere; ed era ben contento. Venne mezzogiorno ed era preparata una mangiata da Re; si sedettero a tavola e ci furono cinquantasette portate. Cinquantasettesima e ultima era un piatto di melagrane: ora, il melograno non c'è mica in tutti i paesi e a corte di Re Granato non se n'era mai visto. Il Reuccio cominciò a mangiarne ma gli cascò un chicco per terra: credendo che fosse cosa chissamai quanto preziosa si chinò a raccoglierlo. La Reginotta, che non faceva altro che tenergli gli occhi addosso, quando vide questo s'alzò da tavola, e tutta rossa dalla rabbia andò a chiudersi in camera sua. Il Re suo padre le andò dietro per vedere cos'aveva. La trovò che piangeva. - Papà mio, quel ragazzo mi piaceva, ma ho visto che è un pitocco e non lo voglio più.

Il Re tornò di là, ringraziò tutti i Regnanti e chiese loro licenza. Ma al figlio di Re Granato questa storia non andava giù. Invece d'andarsene si travestì da contadino e si mise a girare intorno a Palazzo reale. A Palazzo Reale cercavano un giardiniere; lui che un po' se n'intendeva si presentò; gli fecero i patti del salario, gli diedero le istruzioni e fu fatto giardiniere reale. Ebbe una casetta nel giardino e ci portò il baule pieno di regali che doveva fare alla fidanzata, fingendo che fosse pieno di suoi panni.

Alla finestra di questa casetta stese uno scialle ricamato d'oro. La finestra della Reginotta dava sul giardino e affacciandosi ella vide luccicare quello scialle. Chiamò il giardiniere. - Ditemi, di chi è lo scialle?

- Mio.

- Me lo vendete?

- Mai.

Allora incaricò le sue fantesche di cercare di persuaderlo a vendere lo scialle. Le fantesche gli offrirono tutti i prezzi, gli offrirono altra roba in cambio; tutto era inutile. Alla fine il giardiniere disse: - Le darei lo scialle solo se mi facesse dormire nella prima stanza del suo appartamento.

Le fantesche scoppiarono a ridere e andarono a dirlo alla Reginotta. E così, discorrendone, le dissero: - Però, se lui è così matto da voler dormire nella prima stanza del vostro appartamento, perché non farlo? Nessuno lo saprà, non ci costa niente, male non ne può venire, e lei avrà lo scialle. - E la Reginotta acconsentì. La sera, quando tutti dormivano, lo chiamarono e lo lasciarono lì a dormire. La mattina presto lo svegliarono e lo fecero uscire; e lui diede lo scialle.

Dopo una settimana, il giardiniere mise a stendere un altro scialle più bello del primo. La Reginotta lo voleva, ma il giardiniere stavolta per darglielo voleva dormire nella seconda stanza del suo appartamento. - Ha dormito nella prima, tant'è farlo dormire nella seconda! - e gli fu concesso.

Un'altra settimana passò e il giardiniere stese una veste ricamata d'oro, di perle e di brillanti. La Reginotta se ne innamorò, ma per averla, non c'era altro da fare: bisognava far dormire il giardiniere nella terza camera dell'appartamento, cioè nell'anticamera della stanza in cui dormiva la Reginotta. Ma tanto, non c'era da aver nessuna paura perché quel povero giardiniere era certo mezzo scemo.

Il giardiniere si coricò per terra come le altre notti e finse di dormire; aspettò l'ora in cui pensò che tutti fossero addormentati, poi, come preso da un gran freddo, cominciò a battere i denti e a tremare tutto. Era appoggiato alla porta che dava nella camera della Reginotta e coi suoi tremiti la faceva rullare come un tamburo. La Reginotta si svegliò e con quel rumore non poteva più riprender sonno; così cominciò a dirgli di fare silenzio. - Ho freddo! - gemeva lui, e tremava più forte. La Reginotta, non riuscendo a farlo star fermo e temendo che lo sentissero nel palazzo e si scoprisse il suo strano patto col giardiniere, finì per scendere dal letto e aprirgli. "Tanto è scemo, - pensò, - e non me ne può venir male".

Scemo o non scemo, fatto sta che da quella notte la Reginotta cominciò ad aspettare un bambino. Dalla rabbia e dalla vergogna non sapeva più dove nascondersi. Aveva paura che tutti se n'accorgessero, e, disperata, lo disse al giardiniere. - Non c'è altro rimedio, - disse il giardiniere, - che fuggirvene con me.

- Con voi! Piuttosto morire!

- Allora statevene a Corte finché tutti se ne accorgeranno.

Ed ella dovette rassegnarsi a fuggirsene con lui. Prese un fagotto di roba, un po' di soldi e una notte se ne fuggirono, a piedi.

Per via incontrarono guardiani di vacche, guardiani di pecore, passarono per feudi e campi. E lei chiedeva: - Di chi sono tutte queste bestie?

- Sono del Re Granato.

- O povera me!

- Che c'è, che avete? - le faceva il giardiniere. - O povera me, che non lo volli per marito! - Peggio per te! - le diceva il giardiniere.

- E questi feudi di chi sono?

- Sono del Re Granato.

- O povera me!

Come Dio volle, stanchi morti arrivarono a casa del giovane, che le aveva detto d'esser figlio del curatolo del Re Granato. Era un casolare affumicato, con un lettuccio, il forno e il focolare: e d'accosto c'erano stalle e gallinaio. - Ho fame, - disse lui, - tira il collo a una gallina e cuocila -. E la Reginotta così fece. Dormirono nel casolare, e la mattina il giovane uscì, dicendo che fino a sera non sarebbe tornato.

La Reginotta restò sola in quella povera casa, quando sentì bussare alla porta. Aperse, e c'era il figlio di Re Granato, tutto vestito da Re, che le chiese: - E tu chi sei? Che fai qui?

- Sono la moglie del figlio del suo curatolo.

- Sarà: ma non mi hai l'aria di donna dabbene; e se fossi una ladra? C'è sempre qualcuno che viene a rubarmi le galline.

E il Reuzzo si mise a chiamare le galline, e a contarle. - Ne manca una! - disse. - Come mai? Ieri a quest'ora erano giuste -. E si mise a cercare dappertutto. Trovò nel forno le penne della gallina che la Reginotta aveva cucinato la sera prima. - Oh, ecco la ladra! Sei tu! T'ho colta in fallo! Ringrazia che son io che t'ho scoperta, e non ti darò in mano alla Giustizia.

A sentir gridare il Reuzzo, s'avvicinò sua madre, la Regina. Vide la giovane tutta piangente e cominciò a dirle: - Non ci badare, mio figlio è un tipo strano. Tu lavorerai per me. Mi sta per nascere un nipotino e ho da fargli il corredo. Mi aiuterai a cucire -. E la portò con sé a cucire fasce, camicine, giubbetti, pannolini.

Quando alla sera tornò il giardiniere, la giovane, piangendo, gli raccontò tutto e gli disse che era colpa sua, e che la portasse via di là subito. Ma lui la confortò e la convinse a rimanere. - Ma come faremo, - diceva lei, - nascerà il bambino e non avremo nemmeno da coprirlo!

- E tu, - disse lui, - quando domani la Regina ti darà ancora da cucire, prendi una camicina e nasconditela in petto.

La giovane, l'indomani, mentre usciva, aspettò che la Regina voltasse gli occhi e s'infilò in petto una camicina. Dopo un po' entrò il Reuzzo e disse alla madre: - Mammà, e chi tieni con te? Questa ladra? Ma questa è capace di rubare tutto! - Allunga una mano, e le tira via dal petto la camicina. La giovane avrebbe voluto sprofondare sotto terra. Ma la Regina anche stavolta prese le sue difese. - Queste son cose di donne, - disse al figlio, - cosa te ne immischi? - e confortò la giovane che piangeva a dirotto, e le disse che l'indomani l'aspettava ancora, per infilare un po' di perle.

La sera la giovane tornò alla sua stamberga e raccontò allo sposo le sue nuove disgrazie. - Non badare, - disse lui, - quel Re è un avaraccio. Piuttosto bada, domani, a non mancare di metterti in tasca un filo di perle.

L'indomani, un momento in cui non era vista dalla Regina, la giovane si cacciò in tasca un filo di perle. Ma quando venne il Reuzzo: - A questa ladra dài le perle? Scommettiamo che se n'è già messo un filo in tasca! - Le frugò in tasca e trovò le perle; la giovane svenne. La Regina allora le fece annusare una boccettina, la fece rinvenire e la consolò.

Il giorno dopo, mentr'era a lavorare dalla Regina, le vennero le doglie, e dovette mettersi a letto. La Regina la mise nel letto del Reuccio, e lì nacque un bel bambino maschio.

Venne il Reuccio. - Come mammà, questa ladra nel mio letto?

- Basta figlio, con questa commedia, - disse la Regina. - Cara figliola, questo mio figlio è tuo marito, che tu non volesti per un chicco di granato, e che per averti s'era fatto giardiniere.

E così spiegarono tutto. Furono invitati i genitori della Reginotta e tutti i Regnanti intorno, e fecero tre giorni di festini.


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