Folk Tale

Il vitellino con le corna d'oro

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU451
LanguageItalian
OriginItaly

Si racconta che c'era un marito e una moglie, e avevano due figli, maschio e femmina. Morì la moglie, e il marito passò a seconde nozze; e la nuova moglie aveva una figlia orba da un occhio.

Il marito era contadino e andò in un feudo a lavorare. La moglie, quei due bambini di cui era matrigna, non li poteva vedere; fece il pane e li mandò a portarlo al marito; ma per farli perdere li mandò in un altro feudo, dalla parte opposta. I bambini arrivarono a una montagna e cominciarono a chiamare il padre: - Tata! Tata! - ma rispondeva loro solo l'eco.

Si persero, e così camminarono a caso per la campagna, e al fratellino venne sete. Trovarono una fontana e lui voleva bere; ma la sorellina, che era fatata e sapeva le virtù delle fontane, domandò: Fontanella fontanella, / Chi ne beve una scodella / Cosa mai diventerà?

E la fontana rispose: Chi dell'acqua mia berrà / Asinello diverrà.

Il fratellino si tenne la sete e andarono avanti. Trovarono un'altra fontana e il fratellino voleva buttarsi a bere. Ma la sorellina domandò: Fontanella fontanella, / Chi ne beve una scodella / Cosa mai diventerà?

E la fontana rispose: Chi dell'acqua mia berrà / Un bel lupo diverrà.

Il fratellino non bevve e andarono avanti. Trovarono ancora una fontana, e la sorellina: Fontanella fontanella, / Chi ne beve una scodella / Cosa mai diventerà?

La fontana rispose: Chi dell'acqua mia berrà / Vitellino diverrà.

La sorella non voleva lasciar bere il fratellino ma lui aveva tanta sete e disse: - Tra morir di sete e diventare un vitellino, preferisco diventare un vitellino, - e si buttò a bere. In men che non si dica diventò un vitellino con le corna d'oro.

E la sorellina riprese la via insieme al fratello trasformato in un vitello dalle corna d'oro. Così arrivarono alla spiaggia del mare. Sulla spiaggia del mare c'era una bella casina, ed era la villeggiatura del figlio del Re. Il figlio del Re era alla finestra e vide questa bella ragazza che se ne veniva per la spiaggia con un vitellino, e disse: - Sali qui con me.

- Salgo, - disse lei, - se lasci venire con me il mio vitellino.

- Perché ci tieni tanto? - chiese il figlio del Re.

- Ci sono affezionata perché l'ho allevato con le mie mani e non lo voglio lasciare neanche per un minuto.

Il Reuzzo s'innamorò di questa ragazza e la prese in moglie, e così vivevano, con il vitellino dalle corna d'oro sempre insieme.

Intanto il padre, che era tornato a casa e non aveva più trovato i suoi figlioli, viveva in grande pena.

Un giorno, per divagarsi da questa pena, se ne andò a coglier finocchi. Arrivò sulla spiaggia del mare e vide la casina del Reuzzo. Alla finestra c'era sua figlia: lei lo riconobbe e lui no.

- Salite su, buon uomo, - disse lei, e il padre salì. - Non mi conoscete? - disse.

- Se devo dire, non mi parete una faccia nuova.

- Sono vostra figlia!

Si gettarono nelle braccia uno dell'altra; lei gli disse che il fratello era diventato un vitellino ma che lei aveva sposato il figlio del Re, e il padre ebbe molta soddisfazione di sapere che quella figlia che credeva persa aveva fatto un così buon matrimonio e che anche suo figlio era vivo, se pur così cambiato.

- Ora, padre mio, vuotate questo sacco di finocchi, che ve lo riempio di danari.

- Oh, chissà come sarà contenta la vostra matrigna! - disse il padre.

- Perché non le dite di venire a stare qui, insieme a sua figlia orba d'un occhio? - disse la figlia. Il padre disse di sì e fece ritorno a casa.

- Chi ti ha dato questi danari? - gli chiese la moglie, tutta sbalordita a vedergli aprire il sacco.

- Moglie mia! Sai che ho trovato mia figlia e che è moglie d'un Reuzzo e ci vuole tutti a casa sua, te e tua figlia orba d'un occhio.

A sentire che la figliastra era ancora viva, la donna si sentì divorare dalla rabbia, ma disse: - O che bella notizia! Non vedo l'ora di vederla!

Così, mentre il marito era rimasto a regolare i loro interessi, la moglie e la figlia orba d'un occhio arrivarono alla casina del Reuzzo. Il Reuzzo non c'era, e la matrigna, appena si trovò sola con la figliastra l'afferrò e la buttò fuori dalla finestra che dava a picco nel mare. Poi vestì la figlia orba d'un occhio delle vesti della sorella e le disse: - Quando tornerà il Reuzzo, tu mettiti a piangere e digli: "Il vitellino dalle corna d'oro m'ha accecato un occhio e sono orba!" - e dopo averla così istruita se ne tornò a casa, lasciandola lì sola.

Tornò il Reuzzo e la trovò coricata, che piangeva. - Perché piangi? - le chiese, credendola sua moglie. - Il vitellino con una cornata m'ha fatta orba d'un occhio! Ahi, ahi!

Il Re, subito, gridò: - Sia chiamato il beccaio, e sia scannato il vitello!

Il vitellino, a sentir queste parole, corse via, s'affacciò alla finestra che dava sul mare e disse: O sorella, mia sorella, / Qui già arrotan le coltella, / Già preparano il bacile / Per il sangue mio gentile!

E dal mare si sentì una voce che diceva: Le tue lagrime son vane, / Sono in bocca al pescecane!

Il beccaio, a sentir ciò, non ebbe il coraggio di scannare il vitello, e andò a dire al Reuzzo: - Maestà, venite a sentire cosa dice il vitellino.

Il Reuzzo s'avvicinò e sentì: O sorella, mia sorella, / Qui già arrotan le coltella, / Già preparano il bacile / Per il sangue mio gentile!

E dal mare gli rispose quella voce: Le tue lagrime son vane, / Sono in bocca al pescecane!

Il Reuzzo subito chiamò due marinai e si misero alla pesca del pescecane. Lo pescarono, gli aprirono la bocca e ne uscì la sua sposa sana e salva.

La matrigna e la sorellastra orba d'un occhio furono imprigionate. Per il vitellino chiamarono una

Fata che lo fece diventare un bel giovanotto, perché intanto era cresciuto.


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