Folk Tale

La penna di hu

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU780
LanguageItalian
OriginItaly

Un Re divenne cieco. I dottori non sapevano farlo guarire. Finalmente, uno disse che l'unico rimedio per ridare la vista agli occhi ciechi era una penna di hu (Nota 1 Hu: probabilmente è "un'espressione onomatopeica con la quale si suole indicare il pavone" (Cocchiara).) .

Il Re aveva tre figli; li chiamò e disse: - Figli miei, mi volete bene?

- Come alla nostra stessa vita, padre, - dissero i figli.

- Allora dovete procurarmi una penna di hu perché io riabbia la vista. Chi di voi me la porterà, avrà il mio Regno.

I figli partirono. Due erano più grandi, uno piccino. Il piccino non volevano neppure farlo venire: ma lui tanto disse e tanto fece che dovettero prenderlo con loro. Passarono in un bosco e venne notte. S'arrampicarono tutti e tre su un albero e s'addormentarono tra i rami. Il più piccolo fu il primo a svegliarsi. Era l'alba, e sentì il canto dello hu in mezzo al bosco. Allora scese dall'albero e seguì il canto. Trovò una fonte d'acqua limpida, e si chinò per bere. Alzandosi, vide una penna cadere dal cielo. Levò lo sguardo e in cielo vide l'uccello hu che volava.

Quando i fratelli videro che il più piccino aveva preso la penna di hu si riempirono di invidia, perché sarebbe stato lui a ereditare il Regno. Allora, senza starci a pensare su, uno dei fratelli l'afferrò, l'altro l'uccise e insieme lo sotterrarono e si presero la penna.

Tornati dal loro padre, gli diedero la penna di hu. Il Re se la passò sugli occhi e gli tornò la vista. Appena gli tornò la vista, disse: - E il più piccino?

- Oh, papà, sapeste! Dormivamo nel bosco, e passò un animale. Deve esserselo preso, perché non l'abbiamo più visto.

Intanto, nel punto dove il più piccino era stato seppellito, dalla terra venne su una bella canna. Passò di là un pecoraio, vide la canna e si disse: "Guarda che bella canna! Voglio tagliarla per farmene uno zufolo". Così fece, e quando cominciò a soffiare nella canna, la canna cantava: O pecoraio che in man mi tenete, / Sonate piano che il cor m'affliggete. / M'hanno ammazzato per la penna di hu, / Traditore il fratello mio fu.

Il pecoraio, sentendo questo canto, si disse: "Ora che ho questo zufolo, posso lasciar perdere le pecore! Vado a girare il mondo e mi guadagno da vivere suonando!" Così lasciò il suo gregge, e andò alla città di Napoli. Suonava lo zufolo e il Re s'affacciò alla finestra e si mise a sentire: - Oh, che bella musica! Fate salire quel pecoraio!

Il pecoraio salì a suonare nelle stanze del Re. Il Re disse: - Fammi suonare un po' a me.

Il pecoraio gli diede lo zufolo, il Re si mise a suonare, e lo zufolo faceva: O padre mio che in man mi tenete, / Sonate piano che il cor m'affliggete. / M'hanno ammazzato per la penna di hu, / Traditore il fratello mio fu.

- Oh, - disse il Re alla Regina, - senti cosa dice questo zufolo. Tieni, suonalo un po' tu -. La Regina prese a suonare lo zufolo e lo zufolo diceva: O madre mia che in man mi tenete... e così via. La Regina restò anche lei stupefatta e pregò il figlio mezzano di suonare anche lui. Il figlio cominciò a stringersi nelle spalle, a dire che erano tutte sciocchezze, ma alla fine dovette obbedire, e appena soffiò nello zufolo questo cantò: O fratel mio che afferrato mi avete... e non andò più avanti perché il fratello mezzano aveva preso a tremare come una foglia, e aveva passato lo zufolo al fratello maggiore, dicendo: - Suona tu! Suona tu!

Ma il fratello maggiore non voleva suonare, diceva: - Siete diventati tutti matti con questo zufolo!

- Ti ordino di suonare! - gridò il Re.

Allora il maggiore, pallido come un morto, cominciò a suonare: O fratel mio che ammazzato m'avete

/ Sonate piano che il cor m'affliggete. / M'avete ucciso per la penna di hu / Il traditore mio fosti tu.

Il padre, a sentir queste parole, cadde in terra dal dolore, e gridò: - Oh, figli sciagurati, per prendere la penna di hu avete ammazzato il mio bambino!

I due fratelli furono bruciati sulla piazza. Il pecoraio fu nominato capitano delle guardie. E il Re finì i suoi giorni chiuso nel palazzo, suonando tristemente nello zufolo.


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