Folk Tale

Le due cugine

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU480
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta si racconta che c'erano due sorelle, l'una Marchesa e l'altra caduta in bassa fortuna. La Marchesa aveva una figlia brutta, l'altra aveva tre figlie che campavano col lavoro delle loro mani. Un giorno non potendo pagare la pigione, furono messe tutte su una strada. Passò di lì un cameriere della Marchesa e andò a dirlo alla padrona, e tanto fece, poveretto, che riuscì a convincerla a ospitarle in un soppalco sopra il portone. La sera le ragazze si sedevano a lavorare alla luce d'un fanale per risparmiare l'olio della lampada.

Ma a quella tiranna della zia Marchesa pareva di rimetterci, e fece spegnere il fanale, così le ragazze filavano al lume della luna. Una sera la sorella più piccola decise di restare a filare finché la luna non fosse tramontata. E man mano che la luna calava, lei filando le andava dietro. Così andando e filando, la colse una tempesta, e andò a ripararsi in un vecchio convento.

Nel convento trovò dodici frati. - Come ti trovi qua, figlia mia? - le chiesero e lei raccontò. Il frate più vecchio le disse: - Che tu possa diventare più bella che mai.

E il secondo: - Quando ti pettini ti possano cadere dai capelli perle e diamanti.

E il terzo: - Mentre tu ti lavi le mani, possano uscirtene pesci e anguille.

E il quarto: - Mentre parli, t'escano di bocca rose e gelsomini.

E il quinto: - Le tue guance possano diventare due mele appiole.

E il sesto: - Quando lavori, appena cominci possa aver già finito!

Le insegnarono la strada, e le dissero di voltarsi a mezza via. Si voltò, e diventò splendente come una stella. Arrivò a casa e per prima cosa prese una bacinella e ci tuffò le mani. Ne uscirono un paio d'anguille che guizzarono come pescate allora. La madre e le sorelle, piene di meraviglia, le fecero raccontare tutto; le fecero i capelli, raccolsero le perle che cadevano e le portarono alla zia Marchesa.

La Marchesa volle subito informarsi di tutta la faccenda, e pensò di mandarci sua figlia che aveva proprio bisogno di diventare un po' più bellina. La fece stare al balcone tutta la sera, e quando la luna andava tramontando, le disse d'andarle dietro.

La ragazza trovò il convento coi dodici frati che la riconobbero subito per la figlia della Marchesa. E il frate più vecchio le disse: - Che tu possa diventare ancora più brutta.

E il secondo: - Quando ti pettini, ti cadano di testa tanti serpenti. E il terzo: - Mentre ti lavi, possano uscirti tanti ramarri.

E il quarto: - Quando parli, ti schizzi fuori tanto sudiciume.

E la mandarono via.

La Marchesa l'aspettava impaziente, ma quando la vide tornare più brutta di prima, quasi restò morta sul colpo. Le fece raccontare cos'era successo, e quasi restò morta dalla puzza che le usciva di bocca quando parlava.

Intanto la cuginetta bella era seduta davanti alla porta, e passò un Re. La vide, prese fuoco, e la chiese in sposa. La zia Marchesa acconsentì. Partì per il paese del Re, accompagnata dalla zia Marchesa, come parente più di riguardo. Arrivati a un certo punto, il Re andò avanti per far preparare l'incontro a Palazzo. Appena si fu allontanato, la Marchesa prese la sposa, le portò via gli occhi, la ficcò in una grotta e mise in carrozza sua figlia.

Quando il Re vide uscir dalla carrozza la cugina brutta vestita da sposa, si spaventò. - Cosa vuol dire? - domandò con un fil di voce. La ragazza fece per rispondergli e gli arrivò una fiatata da fargli voltar lo stomaco. La Marchesa cominciò a raccontare tutta una storia d'una magheria che le avevano fatto per la strada; ma il Re non credette una parola e le mandò in prigione tutte e due.

La poverina accecata, là da quella grotta si mise a chiamare aiuto e un vecchierello che passava la sentì. Vedendola in quel misero stato, la portò a casa sua, che si colmò di perle, diamanti, rose, anguille e gelsomini. Riempì due canestri di tutte queste cose e andò sotto i balconi del Re.

- Ditegli, - gli aveva raccomandato la ragazza, - che li vendete in cambio d'occhi.

La Marchesa lo chiamò subito, gli diede un occhio di quelli che aveva portato via alla nipote, e si prese tutte quelle belle cose, per far credere al Re che era sua figlia che le buttava fuori. Il vecchio portò l'occhio alla ragazza che se lo rimise.

L'indomani tornò con altri due cesti: la Marchesa che voleva persuadere il Re che sua figlia continuava a fare anguille e gelsomini, pagò subito l'altro occhio. Ma il Re non si lasciava ingannare, perché ogni volta che s'avvicinava alla ragazza il fiato era sempre lo stesso.

Ora che aveva riavuto la vista, la cugina bella poteva ricamare. Ricamò un drappo e ci stampò sopra il suo ritratto. Lo fece appendere sullo spiazzo dov'era il Palazzo del Re, come per venderlo. Passò il Re, vide il ritratto ricamato, trasalì e chiese al vecchio chi l'aveva fatto. Il vecchio gli raccontò tutto, e il Re fece venire a Palazzo la ragazza, fece bollire un calderone con dentro la Marchesa e sua figlia, e restò felice con la Reginetta.


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