Folk Tale

La potenza della felce maschio

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
LanguageItalian
OriginItaly

Il giovane più fiero della Gallura era un bandito, che nemmeno la giustizia era riuscita mai a pigliare. Una notte dopo una festa, che le campagne erano silenziose, senza un segno di vita, il bandito, col fucile a tracolla, attraversava un campo dov'era posta una chiesa solitaria, quando d'improvviso da un cespuglio scappa un cinghiale e si dà a correre intorno alla chiesa. L'uomo sta pronto, gli spara, l'ammazza.

Il sentiero continuava proprio innanzi la chiesa. Il bandito, giunto a poca distanza dalla porta, sentì venire dalla chiesa canti e risa. Si fermò ad ascoltare, e pensò: "Con questo cinghiale, con tanta gente allegra, si potrebbe combinare una bella festicciola, e io potrei continuare il mio cammino domattina presto". Così entrò nella chiesa, trascinandosi il cinghiale morto. - Un cinghiale per questa bella compagnia! - gridò, e tutta la gente radunata, uomini e donne, diedero una gran risata e si misero a ballare in tondo tenendosi per mano. Il bandito stava per tender loro le mani quando vide che erano tutti senza occhi, e capì che non era un ballo di vivi, ma di morti.

I morti, ballando sempre con grande allegria, cercavano di metterlo in mezzo al circolo, e un fantasma di donna, passandogli vicino, gli disse: - Se vieni con me ti dirò dove crescono i tre fiori della felce maschio! - Il giovane voleva raggiungerla, perché sapeva cosa si dice dei tre fiori della felce maschio, che quando li si troveranno, nessuno più morirà quando sarà colpito dal piombo. Ma uno dei morti in quel momento si staccò dalla schiera, e gli venne vicino. Il bandito lo riconobbe: era un suo compare di battesimo.

- Attento, compare mio, - disse il compare morto, - chi entra nella schiera dei morti non potrà uscirne più, e se non fate di tutto per uscirne, domani sarete anche voi coi morti. Ma io che v'ho dato la fede in vita, vi salverò dalla morte. Entrate pure a ballare con noi, ma sul più bello cantate questi versi: Cantate e ballate voi / Che ora la festa è la vostra. / Quando verrà la nostra / Cantiamo e balliamo noi.

Il bandito andò subito a raggiungere la donna che gli aveva promesso di svelargli il luogo della felce maschio, ed essa gli disse: - Chi vuole avere i tre fiori, deve andare il primo giorno d'agosto su fino alla svolta del fiume dove non si sente mai canto di gallo, e a mezzanotte i tre fiori sbocceranno, e qualunque cosa si presenti, non bisogna avere mai paura, e coglierli.

- Li coglierò, - disse il bandito, - e nessuno morirà più di piombo.

La donna morta rise: - No che non li coglierai! Perché ora sei nella schiera dei morti e starai sempre con noi, - e lo teneva per mano ballando.

Allora il bandito capì che era il momento dei versi che gli aveva insegnato il compare, e cantò: Cantate e ballate voi / Che ora la festa è la vostra. / Quando verrà la nostra / Cantiamo e balliamo noi.

A udire quel canto tutti i morti si buttarono per terra gridando e dibattendosi. Il bandito fu svelto; corse alla porta, saltò sul cavallo e fuggì via. I morti già gli erano dietro a inseguirlo, ma non riuscirono ad acchiapparlo.

Il primo d'agosto si mise in cammino per andare al fiume. La notte era bella, ma a mezzanotte, tutt'a un tratto, si scatena una tempesta. Grandine, lampi, tuoni, fulmini, lingue di fuoco; e lui, fermo, ad aspettare che sboccino i fiori. Ed ecco che alla luce d'un lampo, vede un fiore di felce maschio che sboccia, e lo coglie.

Allora si sentì un pesante galoppo e arrivarono a torme cinghiali e cervi e tori e vacche e animali di tutte le sorte, impazziti per la tempesta, e correvano contro l'uomo, e pareva ogni momento l'investissero. Ma lui stava a piè fermo senza spaventarsi e sempre aspetta che sbocci il fiore. Quand'ecco che dietro gli altri animali viene un serpente e gli s'avvinghia alla caviglia e poi sale su su alla coscia, e a poco a poco lo stringe al collo e l'uomo si sente strangolare, ed è già all'estremo ma non si muove. Allora il serpente lo guarda negli occhi, manda un fischio stridente, e scompare. E il bandito vede che il secondo fiore è sbocciato e lo coglie.

Ora il bandito è contento, e pensa già d'aver liberato l'uomo dalla morte del piombo, e attende sicuro di sé lo sbocciare del terzo fiore ed ecco che, nel silenzio, sente rumori di cavalli, e frastuoni di spari. Il bandito da principio sta fermo, poi vede apparire sul dorso del monte un drappello di carabinieri, che punta su di lui e dice: "Proprio ora m'hanno scoperto i carabinieri, e non è ancora sbocciato il terzo fiore, e ancora di piombo si può morire!" Così si spaventa, mira sui carabinieri e spara una fucilata.

Subito, carabinieri e cavalli sparirono, e sparirono anche i fiori di felce maschio, e il terzo fiore non è mai sbocciato, peggio per l'anima dell'uomo che non ha resistito, e il piombo per conto suo continua il suo cammino.


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