Folk Tale

Pomo e Scorzo

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU516
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta c'era marito e moglie, gran signori. Avrebbero voluto un figliolo, e non ne avevano. Un giorno, quel signore era per via e incontra un Mago. - Signor Mago, mi insegni un po', - gli dice, - come posso fare ad avere un figlio?

Il Mago gli dà una mela e dice: - La faccia mangiare a sua moglie e in capo a nove mesi le nascerà un bel bambino.

Il marito torna a casa con la mela e la dà a sua moglie. - Mangia questa mela e avremo un bel bambino: me l'ha detto un Mago.

La moglie tutta contenta chiamò la fantesca e le disse che le sbucciasse la mela. La fantesca gliela sbucciò e si tenne le scorze: e poi se le mangiò.

Nacque un figlio alla padrona e lo stesso giorno nacque un figlio alla fantesca: quello della fantesca bianco e rosso come una buccia di mela, e quello della padrona bianco bianco come una polpa di mela. Il padrone li tenne tutti e due come suoi figli, li fece allevare insieme e andare a scuola.

Pomo e Scorzo, diventati grandi, si volevano bene come fratelli. Un giorno, andando a spasso, sentono dire della figlia d'un Mago, bella, bella come il sole: ma che nessuno l'aveva mai vista perché non usciva mai e non s'affacciava neanche alla finestra. Pomo e Scorzo, allora, si fecero fare un gran cavallo di bronzo con la pancia vuota e ci si nascosero dentro con una tromba e un violino. Il cavallo camminava da solo perché loro muovevano le ruote, e così andarono sotto al palazzo del Mago e si misero a suonare. Il Mago s'affaccia, vede quel cavallo di bronzo che suona da solo e lo fa entrare in casa perché sua figlia si diverta. La figlia si divertì molto, ma quando, rimasta sola col cavallo di bronzo, ne vide uscire fuori Pomo e Scorzo, fu tutta spaventata. - Non abbia paura, - dissero Pomo e Scorzo, - siamo venuti per vedere quant'è bella, e se lei vuole che ce n'andiamo subito, andiamo. Se invece la nostra musica le piace e vuole che restiamo un po' a suonare, poi rientreremo nel nostro cavallo e lo faremo uscire senza che nessuno s'accorga che ci siamo dentro.

Così restarono a suonare e a divertirsi, e alla fine la figlia del Mago non voleva più lasciarli andare. - Se vuole venire via con me, - le disse Pomo, - sarà la mia sposa.

La figlia del Mago rispose di sì; si nascosero tutti e tre nella pancia del cavallo, e via. Appena erano usciti, rincasa il Mago, chiama la figlia, la cerca, domanda al guardaportone: niente. Allora comprese che c'era stato un tradimento, s'infuriò, s'invelenì, s'affacciò al balcone e lanciò contro sua figlia tre sentenze: "Che abbia da trovare tre cavalli, uno bianco uno rosso uno nero, e lei che le piacciono i cavalli bianchi, abbia da saltare sul bianco e questo sia il cavallo che la tradirà.

Se no: Che abbia da trovare tre cagnolini, uno bianco uno rosso uno nero, e lei che le piacciono i cagnolini neri, abbia a prendere in braccio il nero, e questo sia il cane che la tradirà.

Se no: Che quella notte che andrà a dormire col suo sposo, un biscione abbia da entrare dalla finestra, e questo sia il biscione che la tradirà".

Mentre il Mago lanciava queste tre sentenze dal balcone, per la via lì sotto passavano tre vecchie Fate, e sentirono tutto quanto.

La sera, le Fate, stanche dal lungo viaggio, si fermarono a un'osteria, e appena entrate una di loro disse: - Guarda dov'è la figlia del Mago! Se sapesse le tre sentenze che le ha mandato il padre, non dormirebbe così tranquilla!

Infatti, addormentati su una panca dell'osteria c'erano Pomo, Scorzo e la figlia del Mago. A dire la verità, Scorzo non era proprio addormentato, sia perché non riusciva a prendere sonno, sia perché sapeva che è sempre meglio dormire con un occhio solo. E sentiva tutto.

Così sentì una Fata dire: - Il Mago le ha augurato che abbia da incontrare tre cavalli, uno bianco uno rosso e uno nero, e lei abbia da saltare in groppa al bianco, che sarà quello che la tradirà.

- Però, - aggiunse l'altra Fata, - se ci fosse qualcuno accorto, taglierebbe subito la testa al cavallo, e non succederebbe niente.

E la terza Fata aggiunse: - E se qualcuno lo racconterà, pietra di marmo diventerà.

- Poi il Mago le ha augurato, - disse la prima Fata, - che abbia da trovare tre cagnolini, e lei vorrà prenderne uno in braccio e questo sarà quello che la dovrà tradire.

- Ma, - disse la seconda Fata, - se ci fosse qualcuno accorto, taglierebbe subito la testa al cagnolino, e non succederebbe niente.

- E se qualcuno lo racconterà, pietra di marmo diventerà, - disse la terza.

- Poi le ha augurato che la prima notte che dormirà col suo sposo, dalla finestra entrerà un biscione, e questo sarà il biscione che la tradirà.

- Ma se ci fosse qualcuno accorto, taglierebbe la testa del biscione, e non succederebbe niente, - disse la seconda Fata.

- E se qualcuno lo racconterà, pietra di marmo diventerà.

Scorzo si trovò così con quei tre terribili segreti, che non poteva dire, se non voleva diventare di marmo.

L'indomani ripartirono e arrivarono a una stazione di posta, dove il padre di Pomo aveva fatto mandare loro incontro tre cavalli: uno bianco, uno rosso e uno nero. La figlia del Mago saltò subito in sella al bianco, ma Scorzo sguainò pronto la spada e tagliò la testa al cavallo.

- Che fai? Sei pazzo?

- Perdonatemi, non ve lo posso dire.

- Pomo, questo Scorzo è un giovane di cuore cattivo! - disse la figlia del Mago. - Non voglio continuare più il viaggio con lui.

Ma Scorzo le disse d'aver tagliato la testa al cavallo in un momento in cui aveva perso la ragione, e le chiese perdono, e lei finì per perdonarlo.

Arrivano a casa dei genitori di Pomo e le corrono incontro tre cagnolini: uno bianco, uno rosso e uno nero. Lei fa per prendere in braccio quello nero, ma Scorzo trae la spada e gli taglia la testa.

- Che vada subito via da noi, quest'uomo matto e crudele! - grida la sposa.

In quella arrivano i genitori di Pomo e fecero tante feste al figlio e alla sposa, e saputo della lite con

Scorzo, tanto dissero che la persuadettero a perdonargli ancora. Ma a pranzo, nell'allegria generale, solo Scorzo se ne stava pensieroso in disparte e nessuno riusciva a fargli dire quale pensiero l'opprimesse. - Non ho niente, non ho niente, - diceva, però si ritirò prima degli altri, dicendo d'aver sonno. Ma invece d'andare in camera sua, entrò nella camera degli sposi e si nascose sotto il letto.

Gli sposi vanno a letto e s'addormentano. Scorzo veglia, sente rompere i vetri e vede entrare in camera un biscione enorme, allora salta fuori, snuda la spada e gli taglia la testa. La sposa a quel fracasso si sveglia, vede Scorzo davanti al letto con la spada sguainata, non vede il biscione che è già sparito, e grida: - All'assassino! All'assassino! Scorzo ci vuole ammazzare! Già due volte l'ho perdonato, che questa volta la paghi con la morte.

Scorzo vien preso, imprigionato, e dopo tre giorni lo vestono per l'impiccagione. Morto per morto, domanda la grazia di poter dire tre parole alla sposa di Pomo prima di morire. La sposa va a trovarlo in prigione.

- Si ricorda, - dice Scorzo, - quando ci siamo fermati a un'osteria?

- Sì che mi ricordo.

- Ebbene, mentre lei e il suo sposo dormivano, sono entrate tre Fate e hanno detto che il Mago aveva dato tre maledizioni a sua figlia: di trovare tre cavalli e salire sul cavallo bianco, e che il cavallo bianco l'avrebbe tradita. Ma, hanno detto, se ci fosse stato uno pronto a tagliare la testa al cavallo, non sarebbe successo niente; e che chi lo racconterà, pietra di marmo diventerà.

Dicendo queste parole, al povero Scorzo erano venuti i piedi e le gambe di marmo.

La giovane capì. - Basta, basta per carità! - gridò. - Non raccontarmi altro!

E lui: - Morto per morto, voglio che si sappia. Le tre Fate hanno anche detto che la figlia del Mago avrebbe trovato tre cagnolini...

Le disse la maledizione dei cagnolini, e diventò di pietra fino al collo.

- Ho capito! Povero Scorzo, perdonami! Non raccontare più! - diceva la sposa.

Ma lui con un fil di voce perché aveva già la gola di marmo, e balbettando perché gli diventavano di marmo le mascelle, le disse della maledizione del biscione. - Ma... chi lo racconterà... di marmo diventerà... - E tacque, di marmo dalla testa ai piedi.

- Cos'ho mai fatto! - si disperava la sposa. - Quest'anima fedele è condannata... A meno che... Certo, chi può salvarlo è solo mio padre, - e presa carta penna e calamaio, scrisse una lettera a suo padre, chiedendogli perdono e scongiurandolo di venire a trovarla.

Il Mago, che non vedeva che per gli occhi della figlia, arriva coi cavalli al galoppo. - Papà mio, - gli dice la figlia abbracciandolo, - ti domando una grazia! Guarda questo povero giovane di marmo! Per salvarmi la vita dalle tue tre maledizioni è diventato di marmo dalla testa ai piedi.

E il Mago, sospirando: - Per l'amore che ho per te, - disse, - farò anche questo -. Trasse di tasca una boccetta di balsamo, diede una spennellata a Scorzo e Scorzo saltò su di carne ed ossa come prima.

Così, invece d'accompagnarlo alla forca, l'accompagnarono a casa in trionfo, con musiche e canti, in mezzo a tutto un gran popolo che gridava: viva Scorzo! viva Scorzo!


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