Folk Tale

La Regina delle Tre Montagne d'Oro

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU400
LanguageItalian
OriginItaly

C'era una volta un poveruomo che aveva tre figlioli. Quest'uomo era ammalato da star male, e un giorno chiamò i suoi figlioli intorno al letto, e disse: - Vedete che sto per morire; da lasciarvi non ho nulla, ma vi prego d'essere onesti e lavorare come ho sempre fatto io, e il cielo v'aiuterà -. Spirò, e i tre ragazzi restarono soli.

Disse il più grande: - Andiamo dunque a cercar lavoro come ci ha detto nostro padre -. E tutti e tre presero e andarono pel mondo.

Quando fu sera si trovarono di fronte un bel palazzo, e bussarono per domandare alloggio. Chiamano, guardano da ogni parte, e non vedono nessuno. Allora entrano e trovano una tavola apparecchiata per tre con tanta roba buona. Restano un po' a guardare a bocca aperta, poi il grande disse: - Già che non si vede nessuno, mangiamo, e se qualcuno si farà vivo domanderemo il permesso -. E si misero a mangiare e a bere finché ce ne stava.

Poi cominciarono a girare il palazzo: c'era una stanza con un bel letto, e sopra un baldacchino; e un'altra stanza con un altro letto, e sopra una ghirlanda di fiori; e un altro letto in un'altra stanza con sopra una corona di foglie d'oro.

- Paiono proprio fatti apposta per noi, questi letti, - dissero i ragazzi. - Bene! Corichiamoci.

Andarono ognuno in una stanza e il grande disse: - Ohi, badate bene d'alzarvi presto per andare via, perché io non vi aspetto.

Alla mattina, il grande s'alzò di buonora, e senza dir nulla, prende e se ne va: era un tipo fatto a modo suo. Quando si sveglia il mezzano, va nella stanza del fratello maggiore e vede che era già andato via; allora prende anche lui e se ne va.

Il piccolo dormiva ancora della grossa; s'alzò tardi e cercò inutilmente i fratelli. La tavola era apparecchiata per la colazione; il piccolo mangiò e poi s'affacciò a una finestra. Fuori c'era un bel giardino, e il piccolo volle scendere a vederlo.

Il piccolo si chiamava Sandrino ed era proprio un bel giovinetto. Girando per il giardino, in fondo a una cavedagna vide una gran vasca piena d'acqua. Dall'acqua usciva la testa di una bellissima giovane, che stava lì ferma, immersa fino al collo.

Sandrino disse: - Cosa fa lì, Signora?

E lei rispose: - È il buon vento che vi porta, bravo giovane. Sappiate che io sono la Regina delle Tre Montagne d'Oro. M'hanno fatto un incantesimo, e sono condannata qua nell'acqua finché non trovo un coraggioso che dorma tre sere di seguito nel palazzo.

- Se non è che questo, - disse Sandrino, - ci dormirò io.

- Ebbene, - disse la Regina, - chi ci dorme, dopo tre giorni io lo sposo. Ma bada di non aver paura se senti del rumore, ché nella stanza ci verranno tutte le bestie feroci, ma se ti terrai forte vedrai che andranno via senza farti niente.

- Oh, io non ho paura, stia pur certa. Farò quello che lei m'ha detto.

Alla sera il ragazzo va a letto, e quand'è mezzanotte ecco che sente un rumore: era il ruggito delle bestie feroci. - Ora ci siamo, - dice Sandrino, e sta a vedere cosa succede.

Vennero nella stanza lupi, orsi, aquile, serpenti e tante altre sorta di bestie, da far paura anche al Diavolo, e presero a girare dappertutto, fin dietro al letto, ma Sandrino si teneva forte, e così a poco a poco, le bestie abbandonarono la stanza, e buonanotte.

Alla mattina, il ragazzo andò alla vasca: la regina era fuori dall'acqua fino alla cintura. Era contenta e gli fece molti complimenti. La sera, nella stanza di Sandrino, la stessa musica con tutte quelle bestie, ma lui stette forte, e la mattina andò a vedere la Regina che era fuor dall'acqua fino ai polpacci. Gli disse tante belle cose e Sandrino andò a far colazione tutto contento.

S'arrivò all'ultima sera. Le bestie avevano un bel ruggire e girare fin dietro al capezzale; Sandrino tenne duro finché non se n'andarono. La Regina, al mattino, aveva nell'acqua solo i piedi. Lui le diede la mano e la fece camminare fin fuori dall'acqua. Comparvero delle damigelle che le fecero gran festa. Andarono subito a far colazione e stabilirono di sposarsi di lì a tre giorni.

Alla mattina del giorno delle nozze, la regina disse a Sandrino: - Devo dirti una cosa molto grave. Quando sarai sull'inginocchiatoio, non t'addormentare, altrimenti io sparisco e tu non mi vedrai più.

- Ma ci mancherebbe anche questa! - disse Sandrino. - Come può essere che m'addormenti?

Andarono, e quando si misero sull'inginocchiatoio, a lui venne tanto di quel gran sonno che s'addormentò. E la Regina scappò via. Quando di lì a poco Sandrino si svegliò, vide che non c'era più la Regina. - O me disgraziato! - cominciò a dire, e ritornò al palazzo, e la cercò dappertutto, e vedendo che non la trovava, prese un sacco di quattrini, e via per il mondo.

Dopo aver camminato fino a sera, entrò in una locanda e domandò al locandiere se aveva visto la Regina delle Tre Montagne d'Oro. - Io no che non l'ho vista, - disse il locandiere, - ma lei deve sapere che io sono quello che comanda a tutti gli animali della terra, e adesso domanderò a loro se l'han vista -. Lancia un fischio ed ecco che arrivano cani, gatti, tigri, leoni, scimmie e altri animali e il locandiere chiese: - C'è nessuno di voialtri che abbia visto la Regina delle Tre Montagne d'Oro?

- No, - risposero gli animali, - non l'abbiamo proprio vista.

Il locandiere licenziò tutte le bestie, e disse a Sandrino: - Senta, domattina sa cosa faccio? La mando da mio fratello, che è quello che comanda tutti i pesci, e sentirà da loro se l'han vista.

Alla mattina Sandrino donò al locandiere una borsa di quattrini, prese e se ne andò da questo fratello.

Quando sentì che era mandato dal fratello, l'uomo che comandava tutti i pesci ricevette Sandrino volentieri nella sua locanda e gli disse: - Aspetti un momentino, ora chiamo tutti i pesci e gli domando.

Lanciò un fischio ed ecco arrivare i lucci, le tinche, le anguille, gli storioni, i delfini, le balene e ogni sorta di pesci. - No, non abbiamo visto niente, - risposero tutti, e il locandiere li licenziò. - Domani, - disse a Sandrino, - le farò un biglietto per mio fratello, quello che comanda gli uccelli, e chi sa che loro non l'abbiano vista.

Sandrino non vedeva l'ora che venisse l'indomani. Cammina cammina arrivò alla terza locanda. - Ora la servo subito, - disse il locandiere, e al suo fischio cominciarono a volare intorno galline, civette, barbagianni, fagiani, uccelli del paradiso, falchi, solo l'aquila non si vedeva. Allora il locandiere fischiò un'altra volta e l'aquila comparve.

- Scusatemi se ho tardato, - disse, - ero a pranzo alla Corte del Re di Marone che si sposa con la Regina delle Tre Montagne d'Oro.

Al sentire questa nuova, Sandrino si diede alla disperazione. Ma il capo di tutti gli uccelli disse: - Stia buono, ora vediamo d'aggiustare la cosa, - e rivoltosi all'aquila: - Vuoi portare questo giovane alla corte del Re di Marone?

- Subito! - disse l'aquila, - ma voglio che tutte le volte che chiedo acqua mi dia acqua, tutte le volte che chiedo pane mi dia pane e tutte le volte che chiedo carne mi dia carne. Se no lo getto in mare.

Allora il giovane si caricò due corbe di pane, due bariletti d'acqua e due libbre di carne. L'aquila spiccò il volo, con lui a cavallo. Ogni volta che l'aquila gli domandava pane, acqua, carne, lui gliela dava subito. Ma avevano da traversare ancora un tratto di mare, ed era rimasto senza carne. L'aquila chiese "carne" e lui non sapeva come fare. Si tagliò un pezzo di gamba e la diede all'aquila. La Regina gli aveva dato un unguento magico, con cui si spalmò la ferita e guarì.

L'aquila lo portò proprio nella camera della Regina.

Appena si videro caddero nelle braccia l'uno dell'altro. Si raccontarono tutto, e poi la Regina lo accompagnò dal Re e gli disse che questo era il suo liberatore e il suo marito. Il Re trovò giusta la cosa e con gran piacere decretò le nozze, che durarono un mese e una settimana.


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