Folk Tale

Il figliolo del Re di Portogallo

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU884
LanguageItalian
OriginItaly

Il Re di Portogallo aveva un figlio a nome Pietro e questo Pietro non vedeva l'ora di prendere moglie, ma una moglie a modo suo non la trovava. Un giorno, tornando dalla caccia, Pietro vede, sulla porta d'una bottega di ciabattino, una bellissima ragazza, di capigliatura folta e d'oro, occhi neri brillanti e come lagrimosi dentro, cera rosata come buccia di mela. "È bella da poter essere mia sposa", dice Pietro tra sé. Giunge al palazzo, posa lo schioppo in un canto e si riveste da par suo; poi torna fuori. "Comunque sia, voglio andare a discorrere un po' con lei, - rimuginava tra sé. - Peccato che sia solo la figlia d'un ciabattino!" Così arrivò alla bottega, si mise a chiacchierare con la ragazza e s'accorse che non solo era bella ma educata proprio ammodo: insomma se ne innamorò a morte. Le dice: - Mi vuoi tu per sposo?

- Che? - lei ride. - Ma che le pare? Lei è figliolo del Re e io son figlia d'un povero ciabattino. Non c'è paragone.

Dice Pietro: - Non scherzo. Non m'importa niente. Se tu mi vuoi, ti sposo.

Per farla corta, si promisero di sposarsi, e Pietro tutto contento tornò al palazzo, perché s'era fatta ora di pranzo.

A tavola, lasciò passare la minestra, lasciò passare la pietanza, e quando furono alla frutta, disse: - Signor padre, mi son deciso a prender moglie, e l'ho trovata.

Il Re, a sentire la notizia, dapprima fu tutto contento, ma quando seppe chi era: - Che? la figlia d'un ciabattino? - esclamò. - Questa non è donna da Re. Che direbbe la nobiltà, che direbbe il popolo tutto a vedere una ciabattina sul trono di Portogallo? No davvero, un matrimonio così non si può fare.

- Signor padre, - disse allora Pietro, - mi dispiace che lei non sia contento, ma io ho promesso alla ragazza, ed è la mia parola di Re che io le ho dato. Dunque lei vede bene che bisogna che la sposi.

- Quand'è così, - disse il Re, tutto sconsolato, - mantieni pure la parola. Ma fuori di questo palazzo e di questo regno. Qui non vi ci voglio né te né lei.

Lo sposalizio fu fatto pochi giorni dopo, ma senza sciali, e gli sposi con una cameriera montarono in carrozza, e se n'andarono per le poste, sulla strada di Parigi. Quando fu notte, Pietro, la sposa e la cameriera, stanchi morti di quel viaggio, s'addormentarono in carrozza, mentre i vetturini continuavano a far correre i cavalli. Era così buio che, arrivati a un bivio, i vetturini si sbagliarono, invece di pigliare a dritta voltarono a manca, e c'era una macchia folta, e perdettero la via. A un tratto, sbuca fuori un branco di bestie feroci, s'avventano sui cavalli e i vetturini e li divorano, svelte come fulmini. A quel fracasso, Pietro si sveglia e chiama i vetturini. Nessuno gli risponde. Per forza: erano morti! Smonta, e lì per terra non ritrova altro che gli stivali di quegli sventurati, e gli zoccoli dei cavalli. Impaurite, anche le donne scesero di carrozza, e tutti insieme, di corsa, cercarono di trarsi fuori di quella macchia, finché, raggiunto un luogo aperto, si gettarono in terra trafelati. Pietro con delle frasche tirò su un capanno, e ci si misero a riposare il resto della notte, mezzo morti dalla paura e dal correre.

All'alba, Pietro s'alzò per primo e uscì dal capanno. Più in là, lontano, vide una fonte. Pigliò lo schioppo, che non se ne separava mai, e s'avviò alla fonte per lavarsi. Alla fonte, si tolse il cappello d'in capo e ci posò sopra un anello col brillante che teneva al dito, per esser più libero nel viso e nelle mani. Ma mentre si risciacqua, appare un uccellino, vola fin lì, becca l'anello, e poi si posa sopra un albero. Pietro abbranca lo schioppo e corre per tirargli; ma l'uccellino, appena Pietro puntava, via!, era già su un altro albero più in là. E il figlio del Re, dietro. Così, d'albero in albero, Pietro passò tutto il giorno a correre, senza che gli riuscisse di tirargli. Venne la notte e finalmente l'uccellino si fermò; ma c'era buio, l'uccellino s'era appollaiato tra il fogliame: chi lo vedeva più? A Pietro rincresceva di perdere il suo anello; così si mise a dormire sotto l'albero con l'idea di sparare all'uccellino appena si levasse il primo sole. Difatti, prima dell'alba era già col fucile puntato sul fogliame: ma l'uccellino era più furbo di lui e gli scappò daccapo. Quello volando e lui correndo andarono lontano, e c'era un muraglione alto alto; l'uccello passò al di là e scomparve dalla vista.

Era un muraglione senza porte né finestre. Pietro prese a seguirlo torno torno, ma andava avanti così chissà per quanto in mezzo al bosco. C'era un albero però tanto alto da sporgere un ramo di là del muraglione; e Pietro s'arrampicò su in cima e guardò. Il muraglione rinserrava un bel giardino, e l'uccellino era laggiù, sui prati, che beccava tranquillo. Pietro con l'aiuto del ramo si lasciò scivolare giù sulla cresta del muro e poi saltò in terra senza farsi male. Pian piano, con lo schioppo puntato, s'accostò all'uccellino. Ma ancora una volta quello scappò via, sorvolando il muraglione e risparì nel bosco. Pietro ora era prigioniero del giardino: cercò di uscire in ogni modo, d'arrampicarsi al muraglione, ma non c'era verso.

Nel bel mezzo degli sforzi di Pietro ecco che comparve un Mago. Aveva gli occhi che schizzavano fuoco; urlava: - Birbone! Ladro! Ti ho colto finalmente! Ora so chi spilucca le piante del giardino!

Dice Pietro: - Nossignore, guardate che c'è uno sbaglio. Sono entrato qui per questo e per quest'altro, e non ho avuto neanche l'idea di guastarvi o di rubarvi qualcosa.

Ma il Mago non sentiva ragione e gli tralucevano gli occhi dalla rabbia: lo voleva morto a tutti i costi. Pietro, perso per perso, si buttò in ginocchio e cominciò a supplicarlo che non l'ammazzasse, e gli fece per filo e per segno il racconto dei suoi casi.

Disse il Mago: - Bene, bene! Se dici la verità si vedrà col tempo. Intanto, vieni con me nel mio palazzo.

Vanno al palazzo e c'è la Maga moglie di quel Mago. Domanda: - Che c'è di nuovo, marito?

Dice il Mago: - Ho trovato questo giovane che ci spiluccava il nostro bel giardino. Che cosa ne facciamo?

La Maga, sentita tutta la storia, disse: - Be', se ciò che ha raccontato è vero, bisogna averne compassione. Mettiamolo alla prova, marito, se è bugiardo o no, e se è buono a far qualcosa o è buono a nulla. Dopo provato, delibereremo quel che dobbiamo farne.

Così Pietro venne messo a far da giardiniere e da ortolano, e lavorava la terra in quel gran recinto, e con prudenza cercava di contentare i due Maghi mostrandosi ubbidiente in ogni cosa, e teneva il coltivo tutto ben ravviato, tanto che Mago e Maga erano allegri e quasi quasi gli veniva l'idea d'essersi fatti un figlio.

Passati che furono parecchi mesi, un giorno il Mago disse a Pietro: - Di', Pietro, ora devi vangarmi questo campicello qui, perché lo voglio seminare a modo mio -. Pietro si mette a vangare, e mentre dava giù di schiena, cosa vede?: l'uccellino dell'anello che volava fin nel lavorato e ci razzolava con le sue zampette. Pietro non ci stette tanto a pensare su: corse a prendere lo schioppo, s'appostò, tirò e stavolta lo stese giù ammazzato. Gli tastò il gozzo e sentì con le dita che c'era sempre dentro l'anello.

Alla botta, era accorso il Mago. - Che è successo? Che è successo? - grida.

E Pietro: - Eccovi, zio, - perché lui adesso, il Mago lo chiamava zio, - la prova manifesta che son galantuomo e vi raccontavo il vero, quand'entrai per la prima volta nel vostro bellissimo giardino. Che vi dicevo dell'uccellino e dell'anello? Ecco che ho sparato all'uccellino e l'anello ce l'ha ancora dentro al gozzo.

Dice il Mago: - Vuol dire che tu puoi considerarti come il mio vero figliolo, padrone di tutto quel che c'è qui quanto son padrone io.

E così Pietro visse là come figliolo del Mago e della Maga, ma a starsene sempre rinserrato dentro quel giardino non era felice e sempre faceva capire che non voleva altro che partirsene. Il Mago, che gli voleva davvero bene come a un figlio, visto che la sua idea era quella, gli disse: - Senti, uscire di qui non si può senza gran rischio, perché intorno c'è pieno d'animali feroci e non so proprio come tu abbia fatto ad arrivare da noi senza essere mangiato. Però, se aspetti il giorno che ci sarà tempesta in mare, vedrai che l'acqua arriva sino alla cresta del muraglione, e vengono i bastimenti, e li legano a quelle guglie lassù in cima. Se hai pazienza d'aspettare, potrai partirtene con uno di quei bastimenti.

Di mesi ne passarono parecchi, prima che il Mago dicesse finalmente: - Domani c'è tempesta in mare, Pietro. Se sei sempre della stessa idea preparati dunque alla partenza. A me rincresce, ma fa' pure il piacer tuo. Prima però vai nella stanza del tesoro e prendi quattrini a tuo piacimento.

Pietro non se lo fece dire due volte; scese nel tesoro e si riempì le tasche di belle monete.

L'indomani, alzandosi, vide che il Mago aveva detto il vero: c'era il mare che toccava la cresta del muraglione e i bastimenti erano legati ai merli. Pietro andò da uno dei bastimenti e domandò: - Capitano, per dove?

E il capitano: - Vado al porto di Spagna.

- Bene! - disse Pietro, - al porto di Spagna andrò anch'io se m'imbarcate.

Disse addio al Mago e alla Maga, li ringraziò del buon cuore che gli avevano dimostrato, salì sul bastimento e in pochi giorni fu al porto di Spagna, e lì scese ad un albergo. Cosa fosse venuto a fare nel porto di Spagna non lo sapeva neanche lui. Così chiese al cameriere dell'albergo: - Non ci sarebbe modo di trovare un impiego qui in città?

- Perché no? - gli rispose quello. - C'è un uomo che fa proprio il mestiere di cercaimpieghi e capita qui ogni mattina.

Quando quell'uomo venne, Pietro gli si presentò e lui gli disse: - Se vi garba, il Governatore sta cercando proprio un cameriere.

Pietro disse che gli garbava, l'uomo lo condusse dal Governatore e Pietro divenne il suo cameriere di fiducia. Tutti i giorni andava ad accompagnare a scuola i figlioli del padrone. Ora, il padrone usava dare ai ragazzi una tascata di soldini, perché s'abituassero a far l'elemosina per via: a chiunque chiedesse loro qualcosa per amor di Dio, davano un soldino. Pietro, che aveva di suo tutti quei quattrini del Mago, a ognuno cui i ragazzi davano il soldino, lui regalava un paolo.

Subito si sparse la notizia in città, e il popolo cominciò a mormorare contro il Governatore e a dire: - Sarebbe meglio che fosse Governatore il cameriere, al posto di quell'avaraccio -. Insomma, ne nacque un gran tumulto: corsero sotto le finestre del Governatore a vociare: - Abbasso! Abbasso il Governatore! Vogliamo Pietro il cameriere per nostro Governatore!

Ma Pietro s'affacciò alla finestra e fece cenno con la mano che stessero buoni, e a quel cenno la gente si calmò e andò via.

Bisogna sapere che il Governatore aveva anche una figlia grande da marito, la quale s'era innamorata di Pietro. Quando ella vide che il popolo lo voleva al posto di suo padre, tanto disse e tanto fece che il Governatore fu obbligato a concederglielo in sposo. Intanto Pietro seguitava le sue elemosine, solo che ora invece di un paolo a testa ne dava due. Ne nacque un tumulto più grosso del primo, e il Governatore pensò meglio di ritirarsi in una sua villa fuori di città. Al suo posto ci andò Pietro; e governava così bene che non c'era chi non fosse contento.

Facciamo un passo indietro e torniamo alla moglie e alla cameriera che Pietro aveva lasciato in quel capanno di frasche, quando l'uccellino gli aveva portato via l'anello. Non vedendo più Pietro, le due donne lo cercarono per quanto poterono e così andarono cercando per città e paesi. Dopo molti mesi, cammina cammina, arrivarono anche loro al porto di Spagna. Presero alloggio in un albergo, e da un parrucchiere si fecero tagliare i capelli corti, e da un sarto si fecero fare dei vestiti da uomo, e chiesero al cameriere se c'era da trovare impiego in qualche casa.

Il cameriere disse: - C'è un uomo apposta che cerca i servitori per gli altri. Fra poco deve venire qui; parlatene con lui.

L'uomo venne, parlò con le due donne e disse: - Giust'appunto manca il cuoco e il cameriere al nostro Governatore nuovo. Io vi ci metto tutt'e due.

Fecero i patti, e la figlia del ciabattino prese il posto del cuoco e la sua cameriera quello del cameriere. Ma era passato tanto tempo e Pietro non riconobbe loro né loro riconobbero Pietro.

Dopo un po' venne un giorno in cui Pietro disse alla moglie, la figliola del Governatore: - Oggi non vengo a casa a desinare, m'hanno invitato fuori certi signori, così ti lascio sola.

- Fa' pure come più ti piace, - gli rispose la moglie. - Per non annoiarmi sola in casa, andrò alla villa di mio babbo per tenergli un po' di compagnia. Anzi ci rimarrò un po' di giorni -. E così fecero, ognuno per il suo verso.

Nel palazzo erano rimasti il cuoco e il cameriere, ossia quelle due donne travestite. Dice il cuoco: - Voglio pulire per bene la cucina ora che i padroni non ci sono. Tienimi tu quest'anello che mi diede il mio sposo quando ci fidanzammo, perché non voglio che si sciupi.

Il cameriere prese l'anello e se lo mise al dito per non perderlo; poi andò a rifare la camera dei padroni, e lì, per non rischiare di graffiarlo, se lo tolse e lo posò sul cassettone. Ma finite le faccende dimenticò di riprenderlo.

La sera torna Pietro, cena tutt'allegro e poi va a letto. Al mattino, appena sveglio, vede l'anello che luccica sul cassettone. "Di chi è quest'anello?" fa tra sé, e lo rigira tra le mani; gli pare proprio d'averlo digià visto. Suona il campanello e domanda al cameriere chi è che ha messo lì quell'anello.

- Oh, mi perdoni, signor padrone, - risponde il cameriere, - la colpa è tutta mia. L'ho lasciato io l'anello per dimenticanza. Ma non è mio; è del cuoco.

- Chiama il cuoco, allora, - fa Pietro, e anche il cuoco viene su.

Per non farla lunga, tra domande, risposte, spiegazioni, finirono per riconoscersi tutti. Ma se le donne erano allegre, Pietro non lo era altrettanto, perché pensava all'altra moglie che aveva preso lì in Ispagna, e non sapeva come uscire da quest'imbroglio. Quando la figlia del Governatore tornò dalla campagna, Pietro si fece animo e le raccontò le sue avventure, e come la sua prima moglie si ritrovasse lì al palazzo. - Dimmi tu adesso come si rimedia, - concluse, - perché io proprio non lo so.

La sua seconda moglie, come niente fosse, dice: - Oh, se non è che per questo! Credi che io sia gelosa? Anche se tu invece di una moglie ne hai due, che fa? I Turchi ne hanno anche una dozzina!

A Pietro non gli sembrò vero. Potersene star con due mogli, e tutte pane e cacio tra loro!

Venuta la sera, dice Pietro: - Allora, chi sta con me stanotte?

E la figlia del Governatore: - Stasera è troppo giusto che tocchi alla tua prima moglie, dopo tanto tempo.

Così Pietro andò a dormire con la prima moglie. Ma non era passata un'ora, che s'aperse la porta, e la figlia del Governatore si presentò con due pistole in mano. Una pistolettata in capo a Pietro, una pistolettata in capo a sua moglie, e così si vendicò quella donna gelosa e traditrice.

Al rumore, tutti nel palazzo si svegliarono, corsero a vedere in camera di Pietro ed ebbero davanti quella vista. Subito le guardie arrestarono la figlia del Governatore, che l'indomani fu condotta in piazza, in mezzo al popolo sollevato, fu legata a una catasta di legna, vestita d'una camicia di pece e bruciata viva per il delitto che aveva commesso.


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