Folk Tale

La testa della Maga

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
LanguageItalian
OriginItaly

C'era una volta un Re che non aveva figlioli. Si raccomandava al cielo per averne uno, ma tutto era inutile. Un giorno era andato a fare le sue preghiere solite, quando sentì una voce: - Vuoi un maschio per morire o una femmina per fuggire?

Lui non sapeva cosa rispondere e stette zitto. Andò a casa, chiamò tutti i sudditi, e domandò cosa poteva rispondere. Gli dissero: - Se il maschio deve morire è lo stesso che non aver niente. Chieda la femmina: la chiuderà a chiave e non potrà fuggire.

Il Re tornò a far la preghiera e sentì la voce: - Vuoi un maschio per morire o una femmina per fuggire? - e rispose: - Una femmina per fuggire.

Ecco che la Regina dopo nove mesi diede alla luce una bellissima bambina. A molte miglia dalla città il Re aveva un gran giardino con un palazzo in mezzo; ci portò la bambina e la chiuse là con una balia. Padre e madre andavano di rado a trovarla perché non pensasse tanto alla città e non le venisse il pensiero di fuggire.

Quando la ragazza ebbe sedici anni, passò di lì il figlio del Re Giona. La vide e s'innamorò: diede alla balia tanti di quei quattrini finché questa non si decise a lasciarlo passare. I due giovani, presi d'amore l'un per l'altro, senza che i genitori ne sapessero niente, si sposarono.

Dopo nove mesi alla Principessa nacque un bellissimo bambino. Viene il padre a trovarla, incontra per prima la balia e le chiede come andava. La balia dice: - Benone, Altezza, si figuri che ha fatto un bambino! - Il re non la volle più vedere.

La sposa stava col marito e col figlio nel suo palazzo. Giunto all'età di quindici anni, il ragazzo, che non aveva mai visto suo nonno, dice alla madre: - Mamma, voglio andare a conoscere un po' mio nonno -. E la mamma gli rispose: - Va'.

S'alzò di buon'ora, prese un cavallo, molti quattrini, e via.

Il nonno non gli fece festa: quasi non lo guardò in faccia e stette zitto. Dopo tre o quattro mesi, il giovanotto, addolorato di questa cattiva accoglienza, gli disse: - Perché ce l'ha con me, nonno, che non mi parla? Me lo dica e io per lei andrei anche a tagliare la testa alla Maga.

E il nonno rispose: - Proprio quel che volevo, che tu andassi a tagliare la testa alla Maga.

Questa Maga era così spaventosa, che quanti la vedevano diventavano statue, e il vecchio Re era sicuro che il nipote avrebbe fatto quella fine. Il giovane prese un buon cavallo, molti quattrini, e via.

Per strada incontrò un vecchietto, che gli chiese: - Dove vai, bel giovane?

- Dalla Maga, a tagliarle la testa, - lui rispose.

- Ah, caro mio! Ti ci vuole un cavallo che voli, perché devi passare una montagna piena di leoni e di tigri che ti mangerebbero in un boccone, te e il cavallo.

- Ma dove lo trovo un cavallo che voli?

- Aspetta che te lo trovo io, - disse il vecchietto. Sparì e tornò con un bellissimo cavallo che volava.

- Senti, - disse il vecchio, - la Maga non la puoi guardare in viso, se no resti impietrito. Devi guardarla in uno specchio. Questo specchio ora ti dico come devi fare per procurartelo. Cammina per di qua per un bel pezzo, e troverai un palazzo di marmo e un giardino di fiori di pesco. Ci saranno due cieche, che hanno solo un occhio in due. Queste donne hanno lo specchio che ti serve. La Maga sta in un prato pieno di fiori che solo l'odore basta ad incantarti; stacci attento. E guardala sempre nello specchio, se no diventi statua.

Col cavallo che volava poté sorpassare la montagna piena d'orsi, di tigri, di serpenti, che spiccarono balzi per acchiapparlo, ma lui volava alto e non lo raggiunsero.

Dopo la montagna, cammina, cammina, vide di lontano un palazzo di marmo, e disse: - Dev'esser quello delle cieche -. Queste cieche avevano un solo occhio in due, che si passavano dall'una all'altra. Non si fidò a bussare. Le cieche erano a pranzo ed egli andò passeggiando nel giardino. Quando, finito il pranzo, uscirono a spasso nel giardino anche loro, s'arrampicò su una pianta perché non lo vedessero. Le cieche discorrevano tra loro. Una aveva l'occhio in mano e l'alzava intorno per guardare. - Oh, che bei palazzi nuovi ha fabbricato il Re! - diceva. E l'altra: - Dammelo un po' anche a me che veda qualcosa anch'io -. La prima le porse l'occhio, ma il giovane allungò una mano giù dall'albero e lo prese lui.

- Allora, non me lo dài? - diceva la cieca alla compagna. - Vuoi vedere tutto tu sola? - E non te l'ho dato? - dice quella.

- No, che non me l'hai dato.

- Te l'ho dato in mano, ti dico.

Così presero a litigare, finché non si convinsero che né l'una né l'altra aveva l'occhio. Allora dissero forte: - Vuol dire che c'è qualcuno nel giardino, che s'è preso il nostro occhio. Se c'è questo qualcuno ci faccia il piacere di rendercelo, perché ne abbiamo uno solo in due. Chieda quel che vuole in cambio, e noi glielo daremo.

Allora il giovane scese dall'albero e disse: - L'ho preso io. Mi dovrebbero dare lo specchio che loro hanno, perché devo andare a uccidere la Maga.

- Ben volentieri, - risposero le cieche, - ma bisogna che ci ridiate l'occhio, se no non possiamo trovare lo specchio, - e lui, garbatamente, lo rese. Le cieche gli portarono lo specchio, lui le ringraziò e riprese il viaggio.

Cammina cammina, cominciò a sentir odor di fiori e più andava avanti più profumo sentiva. Arrivò a un bellissimo palazzo circondato da un prato pieno di fiori. La Maga era a spasso in questo prato. Lui s'era messo a cavallo a rovescio e la guardava solo nello specchio, dandole le spalle. La Maga, che era sicura del suo potere d'impietrire la gente, non scappò e non si difese. Lui le andò vicino sempre di schiena, gli occhi nello specchio, tirò un fendente all'indietro con la spada e le tagliò la testa. Poi mise la testa in un sacco in modo da non vederla più. Ma dalla testa erano cascate due gocce di sangue che toccando terra si trasformarono in serpenti. Fortuna che il cavallo volava, così poté sfuggirli.

Al ritorno prese un'altra strada, e arrivò a una città dove c'era il porto di mare. Vicino al mare c'era una cappella; il giovane c'entrò e c'era una bellissima fanciulla vestita a lutto che piangeva. Al vedere il giovane, la fanciulla gridò: - Andate via, andate via! Ché se viene il Drago mangia anche voi! Io sono qui che l'aspetto, perché oggi deve mangiare me. Mangia una persona viva tutti i giorni, e oggi è toccato a me in sorte d'essere mangiata.

Lui rispose: - No, no, bella ragazza, vi voglio liberare.

- Impossibile, - lei disse, - ammazzare un Drago come quello!

- Non abbiate paura, - disse il giovane, - salite sul mio cavallo, - e la prese in sella.

In quel momento, con gran sciacquio e frastuono, usciva il Drago dal mare. Il giovane, dopo aver detto alla fanciulla che chiudesse gli occhi, tirò la testa della Maga fuori dal sacco. Come il Drago mise la testa fuori dalle onde, vide la testa della Maga, diventò una statua e colò a fondo.

La fanciulla era la figlia del Re e il Re gliela diede in sposa e gli disse che se si fermava nella sua città lo avrebbe incoronato. Ma il giovane lo ringraziò e disse che lui il suo Regno ce l'aveva già e voleva ritornarci. Prese con sé la Principessa e per prima cosa andò dal nonno. Il nonno, che lo credeva morto, a vederlo tornare restò male.

- Signor nonno, - disse il giovane, - non voleva che andassi a tagliare la testa alla Maga? Io ci sono andato e gliel'ho portata. Non ci crede? Eccola qui.

La tirò fuori dal sacco e il nonno diventò una statua. Poi il giovane andò a trovare i genitori e tutti insieme tornarono nel Regno del nonno.

E lì se ne stettero e se la godettero / E a me nulla mi dettero.


Text viewBook