Folk Tale

L'acqua nel cestello

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU480
LanguageItalian
OriginItaly

C'era una madre vedova che sposò un padre vedovo, e ognuno dei due aveva una figlia. La madre voleva bene alla sua e all'altra no. La sua la mandava a prender l'acqua con la brocca, quell'altra col cestello. Ma l'acqua dal cestello colava fuori e la matrigna picchiava tutti i giorni quella povera ragazza.

Un giorno, mentre andava a prender l'acqua, il cestello le andò giù per il torrente. Lei si mise a correre e chiedeva a tutti: - L'avete visto passare il mio cestello? - e tutti le rispondevano: - Va' più giù che lo trovi.

Andando giù, trovò una vecchia che si spulciava, seduta su una pietra in mezzo al torrente, e le disse: - L'avete visto il mio cestello?

- Vieni qua, - le disse la vecchia, - che il tuo cestello te l'ho trovato io. Intanto, fammi un favore, cercami un po' che cosa ho giù per queste spalle che mi pizzica. Cos'ho?

La ragazza ammazzava bestioline a più non posso, ma per non mortificare la vecchia diceva: - Perle e diamanti.

- E perle e diamanti avrai, - rispose la vecchia. E dopo che fu ben spulciata: - Vieni con me, - le disse, e la portò alla sua casa che era un mucchio di spazzatura. - Fammi un piacere, brava ragazza: rifammi il letto. Che cosa ci trovi nel mio letto? - Era un letto che camminava da solo, tante bestie c'erano, ma la ragazza per non esser scortese rispose: - Rose e gelsomini.

- E rose e gelsomini avrai. Fammi un altro piacere adesso, spazzami la casa. Che ci trovi da spazzare? La ragazza disse: - Rubini e cherubini.

- E rubini e cherubini avrai -. Poi aperse un armadio con ogni sorta di vestiti e le disse: - Vuoi un vestito di seta o un vestito di percalle?

E la ragazza: - Io sono povera, sa, mi dia un vestito di percalle.

- E io te lo darò di seta -. E le diede una bellissima veste di seta. Poi aperse uno scrignetto e le disse:

- Vuoi oro o vuoi corallo? - E la ragazza: - Mi dia corallo.

- E io ti do oro, - e le infilò una collana d'oro. - Vuoi orecchini di cristallo o orecchini di diamante?

- Di cristallo.

- E io te li do di diamanti, - e le appese i diamanti alle orecchie. Poi le disse: - Che tu sia bella, che i tuoi capelli siano d'oro e quando ti pettini ti cadano rose e gelsomini da una parte e perle e rubini dall'altra. Adesso va' a casa, e quando senti ragliare l'asino non ti voltare ma quando senti cantare il gallo voltati.

La ragazza andò verso casa; ragliò l'asino e non si voltò; cantò il gallo e si voltò; e le spuntò una stella sulla fronte.

La matrigna le disse: - E chi ti ha dato tutta questa roba?

- Mamma mia, me l'ha data una vecchia che aveva trovato il mio cestello, perché io le ho ammazzato le pulci.

- Adesso sì che ti voglio bene, - disse la matrigna. - D'ora in avanti andrai tu per acqua con la brocca e tua sorella andrà col cestello -. E a sua figlia, piano: - Va' a prender acqua col cestello, lascialo andare giù per il torrente, e vagli dietro: potessi trovare anche tu quello che ha trovato tua sorella!

La sorellastra andò, buttò il cestello in acqua e poi lo rincorse. In giù trovò quella vecchia. - Avete visto passare il mio cestello?

- Vieni qua che l'ho io. Cercami cos'ho giù per le spalle che mi pizzica -. La ragazza cominciò ad ammazzare bestioline. - Cos'ho?

E lei: - Pulci e scabbia.

- E pulci e scabbia avrai.

La portò a rifare il letto. - Che cosa ci trovi?

- Cimici e pidocchi.

- E cimici e pidocchi avrai.

Le fece spazzare la casa: - Cosa ci trovi?

- Un sudiciume che fa schifo!

- E un sudiciume che fa schifo avrai.

Poi le chiese se voleva un vestito di sacco o vestito di seta. - Vestito di seta!

- E io te lo do di sacco.

- Collana di perle o collana di spago?

- Perle!

- E io ti do spago.

- Orecchini d'oro od orecchini di patacca?

- D'oro!

- E io ti do patacca. Adesso vattene a casa e quando raglia l'asino voltati e quando canta il gallo non ti voltare.

Andò a casa si voltò al raglio dell'asino e le spuntò una coda di somaro sulla fronte. La coda era inutile tagliarla, perché rispuntava. E la ragazza piangeva e cantava: Mamma mia, dindò, dindò, / Più ne taglio e più ce n'ho.

Alla ragazza colla stella in fronte la domandò in sposa il figlio del Re. Il giorno che doveva venirla a prendere con la carrozza, la matrigna le disse: - Visto che sposi il figlio del Re, prima di partire fammi questo piacere: lavami la botte. Entraci dentro che ora vengo ad aiutarti.

Mentre la ragazza era nella botte, la matrigna prese una caldaia d'acqua bollente per buttarcela dentro e ammazzarla. Poi voleva far indossare alla figlia brutta i vestiti da sposa e presentarla al figlio del Re tutta velata, in modo che prendesse lei. Mentre andava a prendere la caldaia sul fuoco, sua figlia passò vicino alla botte. - Che fai là dentro? - disse alla sorella.

- Sto qui perché devo sposare il figlio del Re.

- Fammi venire a me, così lo sposo io.

Sempre condiscendente, la bella uscì dalla botte e ci entrò la brutta. Venne la madre con l'acqua bollente e la versò nella botte. Credeva d'aver ammazzato la figliastra, ma quando s'accorse che era la figlia sua, cominciò a piangere e a strepitare. Arrivò suo marito, che la figlia gli aveva già raccontato tutto, e le scaricò una soma di legnate.

La figlia bella sposò il figlio del Re e campò felice e contenta. Larga la foglia, stretta la via, / Dite la vostra che ho detto la mia.


Text viewBook