Folk Tale

I due compari mulattieri

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU613
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta si racconta che c'erano due compari mulattieri. Uno era con Dio e uno era col Diavolo. Un giorno, viaggiando, uno disse all'altro: - Compare, è il Diavolo che aiuta.

- No, - gli rispose l'altro, - chi va con Dio, è Dio che l'aiuta.

E l'uno a dire sì e l'altro a dire no. - Compare, - disse quello che era col Diavolo, - scommettiamoci un mulo.

In quella, passò un cavaliere vestito di nero (era il Diavolo travestito), e chiesero a lui chi aveva ragione. - Avete ragione voi, - rispose il cavaliere, - è il Diavolo che aiuta.

- Hai visto? - disse il compare, e si prese il mulo. Ma l'altro non era persuaso e rifecero la scommessa rimettendosi a un cavaliere vestito di bianco (era sempre il Diavolo, travestito in un altro modo). E così, scommettendo sempre muli e incontrando sempre il Diavolo travestito, quello che era con Dio perdette tutti i suoi muli. - Eppure, sono così ancora convinto d'aver ragione, - disse. - Ci scommettiamo anche gli occhi.

- Bene, scommettiamo ancora una volta, - disse l'altro. - Se vinci tu ti riprendi tutti i tuoi muli, se vinco io mi dài gli occhi.

Incontrarono un cavaliere vestito di verde e chiesero a lui chi aveva ragione. - È semplice, - disse il cavaliere, - chi dà aiuto è il Diavolo, - e spronò via.

Allora quello che era col Diavolo cavò gli occhi a quello che era con Dio e lo lasciò cieco e disperato in mezzo alla campagna.

Il poveretto mosse intorno alcuni passi, trovò a tentoni l'imboccatura d'una grotta e ci si cacciò dentro, per passarvi la notte. La grotta era piena di cespugli, e il compare si rincantucciò in mezzo ai cespugli, quando sentì entrare molta gente. Bisogna sapere che in quella grotta si radunavano tutti i Diavoli del mondo, e il Diavolo grande li interrogava uno per uno su quel che avevano fatto. Uno raccontò che s'era travestito da cavaliere e tante volte aveva fatto perdere una scommessa a un pover'uomo che aveva finito per restare senz'occhi.

- Bene, - disse il Diavolo grande, - gli occhi non li riacquisterà mai, a meno che nel buco degli occhi non ci metta due foglie di quell'erba che cresce qui all'imboccatura della grotta.

I Diavoli risero: - Ah, ah! Figuriamoci se saprà mai il segreto di quell'erba!

Il povero mulattiere lì nascosto, tutto tremante, esultava, ma stava sempre col cuore in gola, e non vedeva l'ora che i Diavoli se n'andassero per cogliere subito l'erba e riavere gli occhi.

Ma i Diavoli continuavano a raccontare le loro storie. - Io, - diceva un altro, - ho fatto piantare una lisca di pesce nella gola della figlia del Re di Russia, e nessun medico riesce a levargliela, nonostante che il Re abbia promesso di far ricco chi ci riesce. E nessuno ci può riuscire, perché nessuno sa che bastano tre gocce di quell'uva agresta della pergola del suo balcone.

- Parla piano, - gli disse il Diavolo grande, - perché le pietre hanno occhi e i cespugli hanno orecchie.

Prima dell'alba i Diavoli se ne andarono, e il mulattiere poté uscire di tra i cespugli, cercare a tentoni l'erba che ridonava gli occhi e così riacquistò la vista. Senza por tempo in mezzo, si mise in strada per la Russia.

In Russia tutti i medici erano adunati nella stanza della Reginella e tenevano consiglio. Al vedere arrivare il mulattiere, malvestito e impolverato per tutta quella strada che aveva fatto, scoppiarono tutti a ridere. Ma il Re che era presente disse: - Hanno provato tanti, lasciamo provare anche lui, - e fece sgombrare la stanza, per lasciarlo solo con la Reginetta. Il mulattiere andò al balcone, colse tre chicchi d'uva agresta, li strizzò uno per uno nella gola della figlia del Re. Da più morta che viva che era, la Reginotta diventò più viva che morta e poi viva del tutto.

Figuratevi la contentezza di suo padre. Per ricompensa al mulattiere, tutto gli sembrava poco: lo caricò d'oro, lo fece accompagnare dal suo seguito fino a casa, dove la moglie che lo credeva morto, vedendolo arrivare, lo prese per uno spirito.

Il marito le raccontò tutto e le mostrò le sue ricchezze. Cominciarono a costruirsi un gran palazzo. Passò il compare e rivedendolo con tanto d'occhi come prima e ricco sfondato, gli chiese: - Compare caro, come hai fatto?

- Non te lo dicevo, che chi va con Dio, Dio l'aiuta? - disse lui, e gli raccontò la sua storia.

Il compare pensò: "Stanotte, ci vado io, in quella grotta, e vedo se mi faccio ricco io".

Si riunirono i Diavoli e quel Diavolo di prima raccontò del compare che aveva ascoltato i loro segreti e aveva recuperato la vista e salvato la figlia del Re di Russia.

- Ve lo dicevo io, - disse il Diavolo grande, - che le pietre hanno occhi e i cespugli hanno orecchi?

Presto, diamo fuoco a tutta questa sterpaglia qua dentro.

Bruciarono i cespugli e il compare che era nascosto lì in mezzo fu ridotto in cenere. Così imparò com'è che il Diavolo aiuta.


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