Folk Tale

La foglia della rosa

Translated From

Sa folla de sa rosa

AuthorFrancesco Mango
LanguageSardinian
TitleLa foglia della rosa
Original TitleSa folla de sa rosa
Original AuthorFrancesco Mango
Original IDtrans-5281.xml
Language codeita

Una volta c’era uno che era orefice, e teneva una sorella. Un giorno questa ragazza era affacciata, e passò una donna che vendeva fiori, e la chiamò. Come aveva pigliato le rose per guardarle, si erano tutte sfogliate, e quella donna inquieta le disse: – «Che ti trovi gravida della foglia della rosa». Dopo qualche tempo fece una bambina, era bella, proprio come una foglia di rosa; la madre la teneva nascosta perché non si accorgesse il fratello. L’ha allevata così fino a quattro anni, allora la mandava a scuola; questa ragazza ogni giorno quando andava a scuola passava dove era la bottega dello zio. Lui la guardava perché era così bellina. Un giorno l’ha chiamata, e le ha domandato a chi era figlia. «Della foglia della rosa». Questo se ne ride, quando ha sentito figlia della foglia della rosa. E se ne andò. Un altro giorno l’ha chiamata di nuovo, e le regalò un paio di orecchini. Essa è andata a casa tutta contenta, e lo raccontò alla madre. La madre quando sentì che glieli aveva regalati un orefice, s’impaurì, e subito ha pensato che non fosse il fratello. «Cessu!» disse tra sé, «ora si scopre». E che fa? La veste con l’abito più buono, le mette quegli orecchini; e quando era vestita, le mise una spilla nel collo, e la fa dormire. Quando era dormita, l’ha posta dentro una cassa, l’ha serrata, e la lascia nella stanza. Cade malata, quando era per morire, ha chiamato il fratello, e gli disse: – «Te’, questa è la chiave della tale stanza, giurami che non l’aprirai mai». E lui le disse sì. Ha pigliato la chiave, e l’ha appesa. Crai la sorella morì; dunque lui meschino si trovava solo. Allora si maritò, e il giorno che aveva sposato, disse alla moglie: – «Questa è la chiave della tale stanza, giurami che non l’aprirai mai». Essa per un poco di tempo s’è sostenuta, ma sempre quando passava vicino quella stanza, diceva: – «Che ci sarà dentro questa stanza che non vuole si apra?» Un giorno non si potè più frenare, ha pigliato la chiave ed ha aperto. Quando è entrata ha detto: – «Ma non c’è niente. Ah! c’è questa cassa, andiamo a vedere che ci sarà». L’apre, e c’incontra quella ragazza; essa che fa? le leva la spilla e gli orecchini. Subito la ragazza si svegliò, essa l’ha pigliata, e le pigliò tutta la roba che portava. L’ha portata in cucina, e l’ha tinta tutta di nero, e l’ha vestita di veste vecchie, ha chiuso di nuovo la stanza, e appende la chiave. Quando è venuto il marito, gli disse: – «Guarda, ho comprato questa schiava per farmi compagnia». Essa la trattava male, il marito al contrario le voleva bene. Dopo pochi giorni il marito doveva partire, e disse alla schiavotta: – «Cosa vuoi che ti porti quando vengo del viaggio?» Gli disse: – «Mi porti una pietra per aguzzare, e un coltello arrotato. Glielo raccomando; se si dimentica di questo, il bastimento non ha a camminare». Il padrone è partito, è arrivato al luogo, ha fatto tutte le commissioni che doveva fare; però si era dimenticato di quel che gli aveva detto la schiavotta. Il bastimento si pone alla vela, e non voleva camminare; allora il capitano disse: – «Ma che vuol dire? qualche cosa si sono dimenticati?» Il padrone della schiavotta si era dimenticato della commissione. Allora è sceso di nuovo in terra, ed ha comprato la pietra per aguzzare, e il coltello arrotato. Si sono messi in viaggio, e in due giorni erano arrivati. Subito arrivato, la schiavotta gli aveva domandato se si era ricordato della commissione. Gli disse di sì, e gliela diede. La notte quando erano coricati, il padrone sentiva parlare. Si è alzato, ed è andato vicino alla camera della schiavotta; quando sentì che era lei, guarda del buco della chiave, ed ha visto che teneva la pietra per aguzzare e il coltello arrotato sopra la tavola, e domandava loro: – «Ti ricordi quando mia madre aveva pigliato quel mazzo di rose, e che si erano sfogliate, e quella donna le aveva detto: che ti trovi gravida della foglia della rosa?» – «Ti ricordi di Dio?», rispose la pietra per aguzzare e il coltello arrotato. – «Ti ricordi quando mia madre mi mandava alla scuola, e io passava sempre dove quell’orefice, che un giorno mi aveva domandato come mi chiamavo, ed io gli risposi che ero figlia della foglia della rosa, e lui si mise a ridere, perché non lo voleva credere?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mi aveva chiamato quel giorno, e mi aveva dato quegli orecchini?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mia madre aveva sentito quella notizia, mi aveva vestito, e mi aveva appuntato quella spilla, e mi aveva chiuso in una cassa?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mia madre stava per morire, e aveva fatto giurare a mio zio, quando gli ha dato la chiave della stanza, dove ero io, che non l’aprisse mai?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mio zio si era maritato, e aveva raccomandato alla moglie che non avesse aperto quella stanza?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mia zia per curiosare era entrata nella stanza, e aveva aperto la cassa, e mi spogliò della roba mia? quando mi ha levato la spilla, mi sono svegliata, m’ha pigliata, mi ha tinta, e mi ha messo questa roba?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi del giorno quando è venuto mio zio a casa, e mia zia gli aveva detto: Vedi, ho comprato una schiavotta?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Dunque, pietra mia per aguzzare e coltello mio arrotato, fa quel che sai». A questo lo zio entra nella stanza, e le dice: – «Che fai? perché ti vuoi uccidere?» – «Che vuole? quando sono così disgraziata, non mi spetta altro che la morte». Allora il zio la prende, la porta dov’è la moglie, la fece lavare, l’ha tornata a vestire della roba sua, e aveva cacciato di casa la moglie, ed ha vissuto lui con la nipote.


Text view