Folk Tale

Il pescatore e il diavolo

Translated From

Su piscadori e su tiaulu

AuthorFrancesco Mango
LanguageSardinian
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta c’era un pescatore vedovo; teneva una figlia; era povero povero, andava a pescare e non pigliava mai niente. Un giorno che andava a pescare, s’incontrò in uno, il quale era il demonio e gli disse: – «Vedi, tu sei povero, non puoi pescare mai niente. Se mi doni l’anima di tua figlia, ti farò pescare tanti pesci che diverrai ricco». – «E come debbo fare?» domandò il pescatore. «Devi fare così: io vengo su la mezzanotte a casa tua, quando io picchio alla porta, fa venire a tua figlia ad aprirmi». – «Bene, bene», disse il pescatore. Quel giorno lui pescò moltissimo, ritornò a casa tutto contento; si cuoce il pesce e lo mangiano; una porzione l’avevano venduta. Viene la notte e si coricano; ecco che a mezzanotte picchiano alla porta, e il padre ha mandato la figlia; prima di aprire si era fatta la croce, apre, e non c’era nessuno; va dove è il padre e glielo dice: – «Bene bene, torna a coricarti». E si corica. Il dimane quando è andato il diavolo, si è fatta la croce lo stesso; e non l’ha potuta pigliare. Gli dice il pescatore: – «E come devo fare?» Risponde il diavolo: – «Tagliale la mano». La notte quando è andato il diavolo, si fece la croce di nuovo, e non l’ha potuta pigliare. Torna il dimane, e non l’ha potuta pigliare; il diavolo per la rabbia fece annegare il padre. Essa allora non sapeva come vivere; povera, non poteva lavorare ché non teneva braccia, e andava a domandare l’elemosina; càpita in una famiglia ricca; erano marito e moglie e un figlio, e vedendola così senza braccia, la ricevono per carità. Dopo qualche tempo tenendola sempre in casa, se ne innamorò il figlio; la madre non voleva, egli finì con sposarla. Dopo un anno questa aveva partorito, e aveva fatto due bimbi gemelli, e questi bimbi crescevano bene. Ecco che succede una guerra, e chiamano il marito; esso prima di partire aveva raccomandato alla madre di trattare bene la moglie e i bimbi. Appena partito esso, la suocera siccome non la poteva vedere, ha chiamato un servo e gli aveva ordinato di ammazzare lei e i bimbi. Il servo in vece di ammazzarla, la portò in campagna, e ogni giorno andava a portarle il mangiare; e aveva passato due anni così. Allora era finita la guerra; torna il marito, e domanda alla madre della moglie; la madre gli rispose: che se n’era fuggita; esso era triste, dispiaciuto, sempre pensando alla moglie; e così sono passati altri due anni. Un giorno gli venne in mente di andare a caccia, e nel mentre che era in campagna, viene una burrasca; e siccome là ci era una casa, e c’era la moglie, s’avvicina e le dice: – «Mi fa il piacere di alloggiarmi per stanotte?» – «Sì, sì», le disse essa; lui non l’aveva conosciuta, ma essa sì. Basta, si riposa e quando era nel letto diceva tra sé: – «I bimbi miei se gli tenessi, avrebbero quest’età». Quando era addormentato, essa consigliava i figli: – «Andate, chiamate papà papà». Diceva tra sé: – «Vuol dire che è vero che sono figli miei». Aveva detto ai bimbi: – «Chiamate la madre vostra»; va la moglie, e gli domanda esso: – «Perché sei fuggita?» Rispose la moglie: – «Non mi sono fuggita, ma è tua madre che mi ha mandato a farmi uccidere, e siccome quel servo era troppo buono, mi portò a questa campagna, e mi porta da mangiare tutti i giorni». Esso la prende e la porta a casa, ha cacciato la madre, ed è rimasto con la moglie, i figli e il servo.


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