Folk Tale

Le due comari

Translated From

Is duas gomais

AuthorFrancesco Mango
LanguageSardinian
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta c’era due comari. Queste si volevano tanto bene che più non poteva essere; erano tutte e due maritate; una era ricca, e l’altra povera. La ricca diceva sempre: – «Comare, io l’amo tanto, e per l’amore che le tengo, vorrei che il Signore mi facesse madre di un bel ragazzo, e d’una femminella a comare; così quando saranno grandi, li mariteremo». – «Ma io che sono troppo povera per tenere una figlia, come la manterrei e vestirei?» – «Non si prenda pensiero per questo; io penserei a tutto e al corredo; anzi gliela battezzerei, come comare avrebbe da battezzare il figlio mio». Dopo un anno vengono a partorire tutte e due; la ricca fa un bel maschietto, e la povera una bella bambina; e avevano mantenuto la promessa. Tornavano a giurare di maritarli. Il bambino avevano chiamato Efisio, e la povera chiamata Efisia. Erano già grandetti, si amavano molto, e andavano a scuola insieme, si dividevano la merenda, giocavano sempre insieme, e dicevano che erano fidanzati. All’età di ott’anni la povera rimane orfana del babbo e della mamma; la madrina aveva giurato alla madre che l’avrebbe ritirata in casa, e l’avrebbe tenuta com’è una figlia, e così aveva fatto. Allora aveva cercato di separarli nella scuola, di non lasciarli giocare più insieme, per levar loro l’idea del matrimonio, ma essi si amavano lo stesso. La figlioccia sempre gliene parlava, ed essa diceva: – «Mio figlio farà virtù, e si piglierà una ragazza educata, ricca, pari a lui; a te ti cercherò uno non signore, ma che ti tenga nella qualità tua». Da quel giorno quella ragazza era sempre triste. Un giorno Efisio le ha detto: – «Che tieni? ti vedo troppo triste! forse non mi vuoi più per sposo?» Ed essa piangendo gli rispose: – «Tua madre non vuole che tu sposi me, perché io sono povera e orfana. Mi ha detto che tu farai una bella virtù, e che ti farà sposare una ragazza educata e ricca, e a me cercherebbe uno della qualità mia. E pure l’ha promesso a mia madre che ci avrebbero fatto sposare insieme, prima di nascere». – «Per questo ti rattristi, o Efisia? e non sai che non passa minuto che io non pensi a te, e che ti tengo sempre fissa nella mente, e il vederti triste per me è troppo dolore? Sta allegra che tu sarai la virtù mia, e la ricchezza mia. Io devo essere costante a te, e te lo giuro, e ti porterò nel cuore per tutta la vita. Mostrati indifferente con me quando c’è mia madre, mostrati fredda; così la mamma crede che ti sei dimenticata di me». Questo giovane era già grande, e pensava di maritarlo la madre che gli proponeva tante ragazze; ma esso sempre diceva: – «Mamma mia, io non sono ancora per maritare, per ora non ci penso». Ecco che il padre lo manda in continente per svagarlo, ed essi prima di partire si erano giurati che dovrebbero essere costanti nell’amore. E parte tranquillo. Chiedevano la Efisia, ed essa rifiutava tutti, dicendo sempre che non pensava al matrimonio. La madrina le diceva: – «Mio figlio non l’aspettare, perché non è per te; esso, come ti ho detto, quando finirà la sua carriera, sposerà una che gli faccia onore, istruita, ricca e bella. Dunque deciditi». E le propone un operaio. Efisia dopo aver tanto pensato le dice di sì; la madrina era allegra e contenta. Però ha detto Efisia: – «Devo domandare una grazia a voi prima di sposare. Io vorrei andare dov’è i parenti miei per combinare lo sposalizio». – «Va». Che fa essa? si veste da uomo, e si mette in viaggio in cerca di Efisio. Arriva a quella città, e si mette in giro. Ecco che trova l’amante, e gli dice: – «Di’, Efisio, non ti ricordi più degli amici?» – «No, io non ti conosco chi sei». – «Io sono del tuo paese, andavamo a scuola insieme». Efisio rimane di marmo. Essa l’invita a pranzo, e gli domanda se amoreggiava. «Non me ne parlare», dice, «io ne amo una sola, cui ho giurato amore, da quando sono qua non faccio che pensare a lei. Non tengo voglia di niente, non prendo piacere a niente da quando ho saputo che è fidanzata; tu la devi conoscere». – «È vero che è sposa, ma ti giuro che è tua madre che la vuole maritare, e per essa ha detto di sì, ma Efisia non ne vuole sentire». Viene l’ora di congedarsi; Efisio dice che doveva tornare nella famiglia sua, e dice all’amico: – «Quando vado a casa, devo trovare la fidanzata mia maritata». Efisia torna a casa, fa una lettera dove chiedeva perdono alla madrina; e giacché Dio non li aveva voluti unire in terra, li avrebbe uniti nel cielo; a Dio domandò perdono; si piglia un veleno e muore. Viene Efisio dopo giorni, e saputo il fatto, se ne va alla camera sua, si prende la pistola e si ammazza. E la mamma resta morta di dolore e di pentimento.


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