Folk Tale

I tre castelli

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
LanguageItalian
OriginItaly

Un ragazzo s'era messo in testa d'andare a fare il ladro. Lo disse a sua madre. - Non hai vergogna? - disse sua madre. - Vatti subito a confessare, e sentirai cosa ti dice il confessore.

Il ragazzo s'andò a confessare. - Rubare è peccato, - gli disse il confessore, - ma basta che tu rubi ai ladri, e non è più peccato.

Il ragazzo andò nel bosco e trovò i ladri. Bussò alla porta e si fece prendere come servitore.

- Noi rubiamo, - dissero i ladri, - ma non facciamo peccato perché andiamo a rubare dagli esattori delle tasse.

Una notte che i ladri erano andati a rubare da un esattore delle tasse, il ragazzo prese il miglior mulo dalla stalla, lo caricò di marenghi e scappò via.

Portò i marenghi a sua madre e lui andò in città a cercar lavoro. In quella città c'era un Re che aveva cento pecore e nessuno voleva andar da lui per pastore. Il ragazzo ci andò. Il Re gli disse: - Senti, qua ci sono le cento pecore. Domattina portale a pascolare in quel prato, ma non al di là di quel ruscello, perché c'è un serpente che le mangia. Se me le riporti a casa tutte ti do la buonamano, altrimenti ti licenzio su due piedi, se prima il serpente non t'ha mangiato.

Per andare in quel prato si passava sotto le finestre del Re, e c'era sua figlia affacciata. Vide il ragazzo, le piacque, e gli buttò una focaccia. Il pastore prese la focaccia al volo e se la portò con sé per mangiarla sul prato. Quando fu nel prato vide una pietra bianca in mezzo all'erba e si disse: "Ora mi siedo là per mangiare la focaccia della figlia del Re". Ma la pietra era al di là del ruscello. Il pastore non ci badò, saltò il ruscello e le pecore gli vennero dietro.

C'era l'erba alta, le pecore brucavano tranquille, e lui seduto sulla pietra mangiava la focaccia. A un tratto, sentì dare un colpo sotto la pietra, che pareva andasse giù il mondo. Il ragazzo si guardò intorno, non vide nulla, e continuò a mangiare la focaccia. Di sotto alla pietra si sentì dare un colpo ancor più forte, e il pastore fece finta di niente. Si sentì dare un terzo colpo, e da sotto la pietra venne fuori un serpente con tre teste, che in ogni bocca teneva una rosa e avanzava con le tre teste verso il ragazzo come volesse porgergli le rose. Il ragazzo stava per prendere le rose quando il serpente gli s'avventò contro con le tre bocche aperte, che poteva mangiarlo tutto in una volta in tre bocconi. Ma il pastorello, più svelto di lui, col bastone che aveva in mano gli mena una botta su una testa, una botta sull'altra, una botta sull'altra ancora, e tante gliene diede che l'ammazzò.

Poi gli tagliò le tre teste col falcetto; due se le mise nella cacciatora e una la schiacciò per vedere cosa c'era dentro. Dentro c'era una chiave di cristallo; il ragazzo alzò la pietra e trovò un uscio con una toppa di serratura. Il ragazzo ci mise dentro la chiave di cristallo e aperse. Si trovò in un magnifico palazzo tutto di cristallo. Da tutte le porte uscivano servitori di cristallo: - Buondì signor padrone, cosa comanda?

- Vi comando di condurmi a vedere tutti i miei tesori.

E loro lo condussero per le scale di cristallo e le torri di cristallo, e gli fecero vedere scuderie di cristallo con cavalli di cristallo, e armi e armature tutte di cristallo. E poi lo portarono a un giardino di cristallo, tra viali d'alberi di cristallo sui quali cantavano uccelli di cristallo, e aiuole in cui fiori di cristallo sbocciavano attorno a laghetti di cristallo. Il ragazzo colse un mazzolino di fiori di cristallo e se lo mise sul cappello. Alla sera, tornando con le pecore, la figlia del Re, affacciata alla finestra, gli disse: - Mi dài quei fiori che hai sul cappello?

- Sì che te li do, - disse il pastore. - Sono fiori di cristallo, colti nel giardino di cristallo del mio castello tutto di cristallo -. E le tirò i fiori e lei li prese al volo.

L'indomani, tornato a quella pietra, schiacciò l'altra testa di serpente. C'era una chiave d'argento. Alzò la pietra, mise la chiave d'argento nella toppa ed entrò in un palazzo tutto d'argento, e accorsero servitori tutti d'argento dicendo: - Comandi, signor padrone! - e lo portarono a vedere cucine d'argento, in cui polli d'argento cuocevano su fuochi d'argento, e giardini d'argento in cui pavoni d'argento facevano la ruota. Il ragazzo colse un mazzolino di fiori d'argento e se lo mise sul cappello. E poi la sera lo diede alla figlia del Re che gliel'aveva chiesto.

Il terzo giorno schiacciò la terza testa e trovò una chiave d'oro. Mise la chiave nella toppa ed entrò in un palazzo tutto d'oro, e i servitori ai suoi comandi erano d'oro anch'essi dalla parrucca agli stivali, e i letti erano d'oro con tutte le lenzuola d'oro e il cuscino d'oro e il baldacchino d'oro, e nelle voliere volavano uccelli d'oro. In un giardino d'aiuole d'oro e di fontane con zampilli d'oro, colse un mazzolino di fiori d'oro da mettere sul cappello, e la sera lo diede alla figlia del Re.

Accadde che il Re gettò un bando per la giostra, e chi vinceva la giostra aveva la mano della figlia. Il pastore aperse la porta con la chiave di cristallo, scese nel palazzo di cristallo e prese un cavallo di cristallo, con la briglia e la sella di cristallo, e così si presentò alla giostra, con un'armatura di cristallo e scudo e lancia di cristallo. Vinse tutti gli altri cavalieri e scappò via senz'essere riconosciuto.

L'indomani tornò su un cavallo d'argento con paramenti d'argento e la sua armatura era d'argento e la sua lancia e il suo scudo d'argento. Vinse tutti e scappò via sempre sconosciuto. Il terzo giorno tornò su un cavallo d'oro, tutto armato d'oro. Vinse anche la terza volta e la Principessa disse: - Io so chi è: è uno che m'ha regalato fiori di cristallo, d'argento e d'oro, dei giardini dei suoi castelli di cristallo, d'argento e d'oro.

E allora si sposarono e il pastorello divenne Re.

E tutti sono stati allegri e contenti, / E a me che ero a vedere non m'hanno dato niente.


Text viewBook