Folk Tale

I sei servi

Translated From

Die sechs Diener

AuthorJacob & Wilhelm Grimm
Book TitleKinder- und Hausmärchen
Publication Date1812
LanguageGerman

Other Translations / Adaptations

Text titleLanguageAuthorPublication Date
De zes dienarenDutchM.M. de Vries-Vogel1940
Sáu người kỳ tàiVietnamese__
De seks tjenereDanish__
Los seis criadosSpanish__
The six servantsEnglishMargaret Hunt_
Sześcioro SługPolish__
ATU513
LanguageItalian
OriginGermany

I sei servi

Un tempo viveva una vecchia regina che era una maga, e aveva una figlia che era la più bella fanciulla del mondo.Ma la vecchia non pensava ad altro che ad attirare gli uomini per mandarli in rovina;e se arrivava un pretendente, diceva che chi voleva sua figlia doveva prima eseguire un compito o morire.Molti si cimentavano, abbagliati dalla bellezza della fanciulla, ma non realizzavano ciò che la vecchia imponeva loro, e allora non c'era grazia:dovevano inginocchiarsi e gli mozzavano la testa.Ora avvenne che un principe aveva sentito parlare anche lui della grande bellezza della fanciulla, e disse al padre:-Caro babbo, lasciatemi andare, voglio chiedere la sua mano-.-Mai e poi mai!- rispose il padre.-Se parti, vai incontro alla morte.- Allora il principe si mise a letto, ammalato mortalmente, e stette così per sette anni, senza che nessun medico potesse aiutarlo.Quando il padre vide che non aveva più speranza, gli disse pieno di tristezza:-Va'dunque, e tenta la sorte:io non so come aiutarti altrimenti-.All'udire queste parole, il figlio si alzò, sano come un pesce, e si mise allegramente in cammino.Gli capitò di passare per una prateria e da lontano vide qualcosa che giaceva a terra;avvicinandosi, pot‚ capire che era la pancia di un uomo coricato;ma sembrava un monticello.L'uomo grasso, vedendo il cavaliere, si alzò e disse:-Se vi occorre qualcuno, prendetemi al vostro servizio-.Ma il principe rispose:-Che cosa me ne faccio di un uomo così grasso?-.-Oh!- disse l'altro -questo non è nulla!Se mi allargo del tutto, sono tremila volte più grasso.- -Se è così- disse il principe -forse puoi essermi utile:vieni con me.- Così il Grassone lo seguì;dopo un po'trovarono un tale sdraiato per terra con l'orecchio sull'erba.-Che cosa fai?- gli domandò il principe.-Ascolto- rispose l'uomo.-E cosa ascolti?- -Quel che sta succedendo nel mondo, perché‚ io sento tutto, persino l'erba che cresce.- Il principe domandò:-Dimmi un po', che cosa senti alla corte della vecchia regina, che ha una bella figlia?-.E quello rispose:-Sento fischiare la spada che taglia la testa a un pretendente-.Il principe disse:-Puoi essermi utile:vieni con me-.Proseguirono, e d'un tratto videro per terra due piedi e un tratto di gambe, ma non riuscirono a vederne la fine;dopo aver percorso un bel tratto, arrivarono al corpo, e infine la testa.-Ehi!- esclamò il principe -che razza di spilungone!- -Oh- rispose l'altro -questo non è nulla!Se mi distendo bene sono tremila volte più lungo e supero la montagna più alta della terra.Vi servirò volentieri se mi volete.- -Vieni- disse il principe -puoi essermi utile.- Proseguirono e trovarono un tale seduto sul ciglio della strada, con gli occhi bendati.Il principe disse:-Sei cieco, o hai la vista debole, che non sopporti la luce?-.-No- rispose l'uomo -non posso togliermi la benda, perché‚ qualsiasi cosa io guardi, si spezza, tanta è la forza del mio sguardo.Se può esservi utile, vi servirò volentieri.- -Vieni con me- disse il principe -puoi essermi d'aiuto.- Proseguirono e incontrarono un uomo che, sotto il sole a picco, rabbrividiva e tremava tutto per il freddo.-Come mai hai tanto freddo con un sole così caldo?- domandò il principe.-Ah- rispose l'uomo -più fa caldo e più io sento freddo, e il gelo mi penetra nelle ossa;e più fa freddo, più sento caldo:in mezzo al ghiaccio non resisto per il caldo, e in mezzo al fuoco non resisto per il freddo.- -Sei un tipo strano!- disse il principe.-Ma se mi vuoi servire, vieni con me.- Proseguirono e videro un uomo che allungava il collo, girava gli occhi all'intorno e guardava al di là dei monti.Disse il principe:-Che cosa guardi con tanto ardore?-.L'uomo rispose:-Ho una vista così acuta, che posso vedere oltre campi e boschi, monti e valli, per tutto il mondo-.Il principe disse:-Se vuoi, vieni con me:mi manca uno come te-.Poi il principe si recò, con i suoi sei servi, nella città dove viveva la bella e pericolosa fanciulla;andò dalla vecchia regina e disse:-Se volete darmi vostra figlia, farò quel che mi ordinate-.-Sì- rispose la maga -ti darò tre incarichi:se li eseguirai tutti e tre, sarai signore e sposo di mia figlia.- -Qual è il primo?- chiese il principe.-Devi riportarmi l'anello che ho lasciato cadere nel mar Rosso.- Allora il principe tornò dai suoi servi e disse:-Il primo compito non è facile:bisogna ripescare un anello nel mar Rosso.Consigliatemi voi-.Allora quello con la vista acuta disse:-Guarderò dov'è-.Guardò in fondo al mare e disse:-E'là, accanto a una pietra-.-Lo tirerei fuori, se solo lo vedessi- disse lo Spilungone.-Oh, ti aiuterò io!- esclamò il Grassone.Si coricò con la bocca sull'acqua:le onde vi entrarono ed egli bevve tutto il mare, che rimase asciutto come un prato.Allora lo Spilungone si piegò un poco e prese l'anello con la mano.Tutto felice, il principe lo portò alla vecchia.Ella lo osservò e disse meravigliata:-Sì, è proprio quello.Il primo compito l'hai eseguito, ma adesso viene il secondo.Vedi, là su quel prato davanti al mio castello pascolano trecento buoi ben pasciuti;devi mangiarli tutti con il pelo, le corna e le ossa;e giù in cantina ci sono trecento botti di vino, devi bertele tutte;ma se avanza il pelo di un bue o una gocciolina di vino, pagherai con la vita-.Il principe disse:-Non posso invitare qualche ospite?Senza compagnia non c'è gusto a mangiare-.La vecchia rise malignamente e disse:-Per aver compagnia puoi invitarne uno, ma non di più-.Allora il principe andò dai suoi servi e disse al Grassone:-Oggi sarai mio ospite, e una volta tanto mangerai a sazietà-.Allora il Grassone si allargò tutto e mangiò i trecento buoi senza lasciarne neanche un pelo e domandò se non c'era altro dopo la colazione;il vino lo bevve direttamente dalle botti, senza bisogno di bicchiere, e l'ultima goccia se la leccò sul dito.Al termine del pasto, il principe andò dalla vecchia e le disse che il compito era stato eseguito.Ella si meravigliò e disse:-A tanto non era mai arrivato nessuno, ma resta ancora il terzo compito-.E pensava:"Non mi sfuggirai, e non riuscirai a salvarti la testa!."-Stasera- disse -ti porto mia figlia in camera, la lascerò fra le tue braccia;ma bada di non addormentarti!Io verrò allo scoccare delle dodici, e se lei non è più fra le tue braccia, tu sei perduto.- "Oh"pensò il principe "il compito è semplice, terrò gli occhi bene aperti."Tuttavia chiamò i suoi servitori, raccontò loro ciò che aveva detto la vecchia e disse:-Chissà quale astuzia c'è sotto!E'bene essere prudenti:fate la guardia e badate che la fanciulla non esca dalla camera-.Quando si fece notte, la vecchia arrivò con sua figlia e la spinse fra le braccia del principe;poi lo Spilungone si acciambellò intorno a loro e il Grassone si mise davanti alla porta, sicché‚ non poteva entrare anima viva.Se ne stavano là tutt'e due e la fanciulla non diceva una parola;ma, attraverso la finestra, la luna le illuminava il volto, ed egli poteva vedere la sua meravigliosa bellezza.Il principe non faceva altro che guardarla, innamorato e pieno di gioia, e i suoi occhi non erano mai stanchi.Durò così fino alle undici;allora la vecchia gettò un incantesimo su tutti quanti, sicché‚ si addormentarono, senza potersi difendere;e, in quello stesso istante, la fanciulla sparì.Dormirono sodo fino a mezzanotte meno un quarto;allora l'incantesimo cessò ed essi si svegliarono.-Oh che disgrazia, che sciagura!- esclamò il principe -adesso sono perduto!- Anche i servi fedeli incominciarono a lamentarsi, ma Orecchiofino disse:-State zitti!Voglio ascoltare-.Ascoltò un istante, poi disse:-Si trova dentro una rupe a trecento ore da qui, e piange il suo destino.Tu puoi farcela, Spilungone:se ti rizzi, ci sei con due passi-.-Sì- rispose lo Spilungone -però deve venire anche Occhiodifolgore per spazzare via la rupe.- Così si caricò sulle spalle quello con gli occhi bendati, e in un baleno si trovarono davanti alla rupe incantata.Lo Spilungone tolse subito la benda dagli occhi del compagno;questi si guardò attorno e la rupe andò in mille pezzi.Allora lo Spilungone prese in braccio la fanciulla, in un attimo la portò a casa, tornò a prendere anche l'amico e, prima che scoccassero le dodici, erano di nuovo tutti là, allegri e contenti come prima.Allo scoccar delle dodici, arrivò piano piano la vecchia maga con un'aria beffarda, come se volesse dire:-Adesso è mio!- ed era convinta che la figlia fosse dentro la rupe a trecento ore di distanza.Ma quando la vide fra le braccia del principe, inorridì e disse:-Ecco uno che ne sa più di me-.Ma non pot‚ replicar nulla e dovette dargli sua figlia.Tuttavia le disse all'orecchio:-E'una vergogna per te essere stata vinta da dei servi, senza poterti scegliere uno sposo secondo la tua inclinazione!-.Ora la fanciulla, che aveva il cuore orgoglioso, piena d'ira, fece ammucchiare, il giorno dopo, trecento cataste di legna e disse al principe che i tre compiti erano stati eseguiti, ma che lei non l'avrebbe sposato se prima qualcuno non si fosse messo in mezzo alla legna e avesse sopportato il fuoco.Pensava infatti che, per quanto devoti, nessuno dei servi si sarebbe lasciato bruciare per lui, e per amor suo ci sarebbe andato il principe, e così lei sarebbe stata libera.Allora i servi dissero:-Abbiamo fatto tutti qualcosa, soltanto il Freddoloso non ha ancora fatto nulla!-.Lo presero, lo misero in mezzo alla catasta e vi appiccarono il fuoco.Il fuoco divampò e arse per tre giorni, finché‚ consumò tutta la legna;e, quando le fiamme si spensero, il Freddoloso era là, in mezzo alla cenere, tremante come una foglia, e diceva:-Non ho mai sofferto tanto il freddo in vita mia!Se durava ancora, mi sarei assiderato-.Adesso non c'era proprio più scampo:la bella fanciulla doveva sposare il principe.Ma quando andarono in chiesa, la vecchia disse:-Non posso tollerare questa vergogna!- e li fece inseguire dai suoi soldati, che dovevano annientare chiunque si trovasse loro davanti, e riportarle la figlia.Ma Orecchiofino era stato in ascolto e aveva sentito tutto ciò che la vecchia aveva detto.Lo disse al Grassone che vomitò un paio di volte dietro la carrozza;ed ecco formarsi un grande lago, dove i soldati furono sommersi e annegarono.Non vedendoli tornare, la maga mandò i suoi corazzieri, ma Orecchiofino, sentendoli arrivare, tolse la benda dagli occhi di Occhiodifolgore;questi fissò un istante i nemici, che andarono in pezzi come se fossero stati di vetro.Così proseguirono indisturbati, e quando gli sposi ebbero ricevuto la benedizione in chiesa, i sei servitori si congedarono e dissero:-Vogliamo tentare la fortuna in giro per il mondo-.A una mezz'ora dal castello c'era un villaggio, davanti al quale un porcaro custodiva il suo branco;quando vi giunsero, il principe disse alla moglie:-Sai chi sono davvero?Non sono un principe, ma un porcaro, e quello laggiù con il branco è mio padre, e adesso dobbiamo aiutarlo anche noi a custodire i maiali-.Poi scesero insieme alla locanda, e il principe ordinò di nascosto ai padroni di portare via alla sposa le vesti regali durante la notte.Al mattino, quando la principessa si svegliò non aveva più niente da mettersi, e l'ostessa le diede un vecchio vestito e un paio di vecchie calze di lana, con l'aria di farle un gran regalo e disse:-Se non fosse per vostro marito, non vi avrei dato nulla-.Allora ella credette che fosse davvero un porcaro, custodiva il branco con lui e pensava:"Me lo sono meritato con il mio orgoglio!."Durò così per otto giorni, ed ella non ne poteva più, perché‚ i piedi le si erano coperti di piaghe.Allora arrivò della gente che le chiese se davvero sapeva chi era suo marito.-Sì- rispose -è un porcaro;è appena uscito per vendere un po'di nastri.- Ma quelli dissero:-Venite, vi condurremo da lui-.La condussero al castello, e quando ella entrò nella sala, suo marito era là in abiti regali.Ma ella non lo riconobbe finché‚ il principe non la prese fra le braccia, la baciò e disse:-Io ho tanto sofferto per te, e anche tu hai dovuto soffrire per me- Allora furono festeggiate le nozze, e chi l'ha raccontato, vorrebbe esserci stato.


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