Folk Tale

La saggia Ghita

Translated From

Das kluge Gretel

AuthorJacob & Wilhelm Grimm
Book TitleKinder- und Hausmärchen
Publication Date1812
LanguageGerman

Other Translations / Adaptations

Text titleLanguageAuthorPublication Date
Slimme GrietjeDutchM.M. de Vries-Vogel1940
Ả Gretel tinh ranhVietnamese__
Den kloge GreteDanish__
La pícara cocineraSpanish__
Clever GrethelEnglishMargaret Hunt_
ATU1741
LanguageItalian
OriginGermany

La saggia Ghita

C'era una volta una cuoca di nome Ghita che aveva un paio di scarpe con i tacchi rossi;e, quando se le metteva, si voltava di qua e di là, tutta contenta, e pensava:"Sei proprio una bella ragazza!."E, quando tornava a casa, per la gioia beveva un sorso di vino, e dato che il vino fa venir fame, assaggiava le cose migliori che aveva cucinato finché‚ era sazia e diceva:-Una cuoca deve sapere che gusto hanno le sue pietanze!-.Ora avvenne che una volta il padrone le disse:-Ghita, questa sera viene un ospite, preparami due bei polli-.-Sarà fatto, padrone- rispose Ghita.Sgozzò i polli, li scottò, li spennò, li infilò allo spiedo e, verso sera, li mise sul fuoco ad arrostire.I polli incominciavano a prendere un bel colore ed erano quasi cotti, ma l'ospite non arrivava.Allora Ghita gridò al padrone:-Se l'ospite non viene, devo togliere i polli dal fuoco;ma è un vero peccato non mangiarli subito, quando sono ben sugosi-.Il padrone disse:-Andrò a chiamare l'ospite di corsa-.Come il padrone ebbe voltato le spalle, Ghita mise da parte lo spiedo con i polli e pensò:"Stare tanto tempo accanto al fuoco fa sudare e venir sete;chissà quando vengono!Nel frattempo faccio un salto in cantina a bere un sorso."Corse giù, prese un boccale dicendo:-Buon pro ti faccia, Ghita!- e bevve un bel sorso.-Un sorso tira l'altro- aggiunse -e non va bene interrompersi.- Poi tornò in cucina, rimise i polli sul fuoco, li unse di burro e girò allegramente lo spiedo.Ma l'arrosto aveva un odore così buono che ella pensò:"Potrebbe mancare qualcosa, devo assaggiarlo!."Si leccò il dito e disse:-Come sono buoni questi polli!E'un vero peccato non mangiarli subito!-.Corse alla finestra a vedere se il padrone e l'ospite arrivavano, ma non vide nessuno;tornò ai polli e pensò:"Quest'ala brucia, è meglio che la mangi."Così la tagliò e se la mangiò di gusto;quand'ebbe finito pensò:"Devo far sparire anche l'altra, altrimenti il padrone si accorge che manca qualcosa!."Dopo aver mangiato le due ali, tornò a guardare se arrivava il padrone, ma non lo vide."Chissà"le venne in mente "forse non vengono affatto e sono andati a mangiare da qualche altra parte."Allora disse:-Animo, Ghita, sta'allegra:uno l'hai già incominciato, beviti un altro bel sorso e finiscilo;quando non ce n'è più sei tranquilla:perché‚ sciupare tutto quel ben di Dio?-.Corse di nuovo in cantina, bevve un sorso poderoso e finì allegramente il pollo.Quando l'ebbe ingoiato, siccome il padrone non veniva, Ghita guardò anche l'altro pollo e disse:-Devono farsi compagnia, dov'è l'uno deve esser l'altro;quel che conviene all'uno, va bene anche all'altro;credo che se berrò un sorso non mi farà male-.Così diede un'altra bella sorsata e mandò il secondo pollo a tenere compagnia al primo.Sul più bello, mentre stava mangiando, arrivò in fretta il padrone, dicendo:-Svelta, Ghita, l'ospite sta per arrivare.- -Sì, padrone, preparo subito!- rispose Ghita.Nel frattempo il padrone andò a vedere se la tavola era bene apparecchiata, prese il coltello grosso con cui trinciava i polli, e si mise ad affilarlo.In quella giunse l'ospite, e bussò con fare discreto alla porta.Ghita corse a guardare chi fosse;vedendo l'ospite, si mise un dito sulla bocca e disse:-Zitto!zitto!Fuggite in fretta:guai a voi se il mio padrone vi acchiappa!Se vi ha invitato a cena, è solo perché‚ ha intenzione di tagliarvi le due orecchie.Ascoltate come sta affilando il coltello!-.L'ospite udì il rumore e si precipitò giù per le scale più in fretta che pot‚.Ghita, senza perdere tempo, corse gridando dal padrone e disse:-Bell'ospite che avete invitato!-.-Perché‚, Ghita, che intendi dire?- -Sì- diss'ella -non ha fatto che prendere dal piatto di portata i due polli che stavo per portare in tavola ed è corso via.- -Che modi!- esclamò il padrone, dispiaciuto per quei due polli.-Se almeno me ne avesse lasciato uno, mi sarebbe rimasto qualcosa da mangiare!- Gli gridò di fermarsi, ma l'ospite fece finta di non sentire.Allora gli corse dietro con il coltello ancora in mano gridando:-Uno solo!uno solo!- intendendo che l'ospite gli lasciasse almeno un pollo e non se li portasse via tutti e due l'ospite invece pensò di dover lasciare una delle sue orecchie, e corse via come se avesse il fuoco alle calcagna, per portarsele a casa tutt'e due.


Text view