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La foglia della rosa
Language | Italian |
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Origin | Italy |
Una volta c’era uno che era orefice, e teneva una sorella. Un giorno questa ragazza era affacciata, e passò una donna che vendeva fiori, e la chiamò. Come aveva pigliato le rose per guardarle, si erano tutte sfogliate, e quella donna inquieta le disse: – «Che ti trovi gravida della foglia della rosa». Dopo qualche tempo fece una bambina, era bella, proprio come una foglia di rosa; la madre la teneva nascosta perché non si accorgesse il fratello. L’ha allevata così fino a quattro anni, allora la mandava a scuola; questa ragazza ogni giorno quando andava a scuola passava dove era la bottega dello zio. Lui la guardava perché era così bellina. Un giorno l’ha chiamata, e le ha domandato a chi era figlia. «Della foglia della rosa». Questo se ne ride, quando ha sentito figlia della foglia della rosa. E se ne andò. Un altro giorno l’ha chiamata di nuovo, e le regalò un paio di orecchini. Essa è andata a casa tutta contenta, e lo raccontò alla madre. La madre quando sentì che glieli aveva regalati un orefice, s’impaurì, e subito ha pensato che non fosse il fratello. «Cessu!» disse tra sé, «ora si scopre». E che fa? La veste con l’abito più buono, le mette quegli orecchini; e quando era vestita, le mise una spilla nel collo, e la fa dormire. Quando era dormita, l’ha posta dentro una cassa, l’ha serrata, e la lascia nella stanza. Cade malata, quando era per morire, ha chiamato il fratello, e gli disse: – «Te’, questa è la chiave della tale stanza, giurami che non l’aprirai mai». E lui le disse sì. Ha pigliato la chiave, e l’ha appesa. Crai la sorella morì; dunque lui meschino si trovava solo. Allora si maritò, e il giorno che aveva sposato, disse alla moglie: – «Questa è la chiave della tale stanza, giurami che non l’aprirai mai». Essa per un poco di tempo s’è sostenuta, ma sempre quando passava vicino quella stanza, diceva: – «Che ci sarà dentro questa stanza che non vuole si apra?» Un giorno non si potè più frenare, ha pigliato la chiave ed ha aperto. Quando è entrata ha detto: – «Ma non c’è niente. Ah! c’è questa cassa, andiamo a vedere che ci sarà». L’apre, e c’incontra quella ragazza; essa che fa? le leva la spilla e gli orecchini. Subito la ragazza si svegliò, essa l’ha pigliata, e le pigliò tutta la roba che portava. L’ha portata in cucina, e l’ha tinta tutta di nero, e l’ha vestita di veste vecchie, ha chiuso di nuovo la stanza, e appende la chiave. Quando è venuto il marito, gli disse: – «Guarda, ho comprato questa schiava per farmi compagnia». Essa la trattava male, il marito al contrario le voleva bene. Dopo pochi giorni il marito doveva partire, e disse alla schiavotta: – «Cosa vuoi che ti porti quando vengo del viaggio?» Gli disse: – «Mi porti una pietra per aguzzare, e un coltello arrotato. Glielo raccomando; se si dimentica di questo, il bastimento non ha a camminare». Il padrone è partito, è arrivato al luogo, ha fatto tutte le commissioni che doveva fare; però si era dimenticato di quel che gli aveva detto la schiavotta. Il bastimento si pone alla vela, e non voleva camminare; allora il capitano disse: – «Ma che vuol dire? qualche cosa si sono dimenticati?» Il padrone della schiavotta si era dimenticato della commissione. Allora è sceso di nuovo in terra, ed ha comprato la pietra per aguzzare, e il coltello arrotato. Si sono messi in viaggio, e in due giorni erano arrivati. Subito arrivato, la schiavotta gli aveva domandato se si era ricordato della commissione. Gli disse di sì, e gliela diede. La notte quando erano coricati, il padrone sentiva parlare. Si è alzato, ed è andato vicino alla camera della schiavotta; quando sentì che era lei, guarda del buco della chiave, ed ha visto che teneva la pietra per aguzzare e il coltello arrotato sopra la tavola, e domandava loro: – «Ti ricordi quando mia madre aveva pigliato quel mazzo di rose, e che si erano sfogliate, e quella donna le aveva detto: che ti trovi gravida della foglia della rosa?» – «Ti ricordi di Dio?», rispose la pietra per aguzzare e il coltello arrotato. – «Ti ricordi quando mia madre mi mandava alla scuola, e io passava sempre dove quell’orefice, che un giorno mi aveva domandato come mi chiamavo, ed io gli risposi che ero figlia della foglia della rosa, e lui si mise a ridere, perché non lo voleva credere?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mi aveva chiamato quel giorno, e mi aveva dato quegli orecchini?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mia madre aveva sentito quella notizia, mi aveva vestito, e mi aveva appuntato quella spilla, e mi aveva chiuso in una cassa?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mia madre stava per morire, e aveva fatto giurare a mio zio, quando gli ha dato la chiave della stanza, dove ero io, che non l’aprisse mai?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mio zio si era maritato, e aveva raccomandato alla moglie che non avesse aperto quella stanza?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi quando mia zia per curiosare era entrata nella stanza, e aveva aperto la cassa, e mi spogliò della roba mia? quando mi ha levato la spilla, mi sono svegliata, m’ha pigliata, mi ha tinta, e mi ha messo questa roba?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Ti ricordi del giorno quando è venuto mio zio a casa, e mia zia gli aveva detto: Vedi, ho comprato una schiavotta?» – «Di Dio ti ricordi?» – «Dunque, pietra mia per aguzzare e coltello mio arrotato, fa quel che sai». A questo lo zio entra nella stanza, e le dice: – «Che fai? perché ti vuoi uccidere?» – «Che vuole? quando sono così disgraziata, non mi spetta altro che la morte». Allora il zio la prende, la porta dov’è la moglie, la fece lavare, l’ha tornata a vestire della roba sua, e aveva cacciato di casa la moglie, ed ha vissuto lui con la nipote.