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Il Bracciere di mano manca

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU891
LanguageItalian
OriginItaly

Una volta si racconta che c'era un Re di Spagna e questo Re di Spagna aveva un Bracciere di mano manca e un Bracciere di mano dritta. Il Bracciere di mano manca aveva una moglie che era una Madonna, tanto era bella, graziosa e di vita severa e ritirata. Il Bracciere di mano dritta in tanto tempo che stava alla Corte mai aveva potuto conoscere questo bel viso, e ne aveva quasi dispetto.

Cominciò a dire al Re: - Maestà, sapeste che bella Signora ha il Bracciere di mano manca! Che bella Signora, Maestà!

E un altro giorno: - Maestà, stamattina ho visto la moglie del vostro Bracciere che m'ha fatto restare a bocca aperta: quant'è bella!

E ancora: - Sapete, Maestà, che la Signora del Bracciere di mano manca, più il tempo passa più bella si va facendo?

Dài oggi, dài domani, il Re cominciò a non star più nella pelle dalla voglia di vedere anche lui questa bellezza. Si mise a cavallo coi suoi Cavalieri e passò sotto al palazzo del Bracciere manco. Proprio in quel momento la Signora s'affacciava alla finestra. Il Re si sentì tremare il cuore; la guardò passando, ma era Re, e non poteva star lì con gli occhi fissi a una finestra, per non farsi parlar dietro. Al ritorno ripassò per la stessa strada, ma la Signora, che non era tipo da mettersi in mostra, s'era ormai ritirata dalla finestra. Il Re non ebbe più pace: tornò a Palazzo e ordinò che nessuno uscisse finché lui non tornava: gli era venuta l'idea d'andare a casa della Signora a farle visita mentre suo marito non poteva uscire dal Palazzo.

Si vestì da soldato e andò al palazzo del Bracciere manco. Suonò il campanello e venne la cameriera. - Che volete?

- Devo parlare alla vostra Signora.

- E che volete dalla mia Signora?

- Le ho da parlare.

- La mia Signora sta riposando e non vi può ricevere. - E io voglio passare.

- E voi non potete, - e gli dette un urtone e stava per chiudergli la porta in faccia, ma il Re si sfibbiò la giubba da soldato e le mostrò il Toson Reale.

La cameriera cadde in ginocchio. - Grazia, Maestà! Non vi avevo riconosciuto!

- Non fa niente, - disse il Re, - ho visto che sei donna fedele. Ora voglio solo che tu mi faccia vedere in viso la Principessa, e me ne vado.

- Maestà, sì, - e quatta quatta l'accompagnò dove la sua Signora riposava. Ella dormiva nel pieno del sonno, e come nel sonno il viso diventa più incarnato, il Re a vederla si sentì svenire. Si levò il guanto, lo posò sul baldacchino del letto, mosse la mano come a carezzarla, ma s'arrestò in tempo.

La stette a guardare, a guardare finché non ebbe gli occhi pieni di lei, poi tutt'a un tratto si voltò e andò via.

Appena il Re fu tornato a Palazzo, i Cavalieri e tutta la Corte ebbero libertà d'uscire. Il Bracciere di mano manca tornò a casa e cercò di sua moglie. Entra nella stanza da letto e cosa vede? Sul baldacchino era posato il guanto dimenticato dal Re. Fu come avesse visto il Diavolo. Da quel giorno in poi non guardò più sua moglie.

La povera Signora, innocente come l'acqua, non sapeva che cosa significava questa novità, e dimagriva, rinsecchiva, sempre sola, senza lamentarsi mai.

La cameriera le diceva: - Signora Principessa, ma che maniera è questa d'esser sempre malinconica, mentre le altre dame vanno facendo sfoggio nei teatri e nelle feste!

Un giorno quell'anima nera del Bracciere dritto si trovò a passare davanti alla casa del Bracciere manco: e chi vede al balcone? la povera Principessa che s'era andata tanto smoccolando che pareva una candela. Anche quell'anima nera finì per sentirne pietà. Lo disse al Re. - Sapete, Maestà, quella rara bellezza della Principessa moglie del Bracciere di mano manca? Non si conosce più, tant'è magra e gialla.

Il Re si mise a pensare e, pensa pensa, si batté una mano sulla fronte: "Che ho fatto!"

Dopo due giorni, ordinò un pranzo di Corte. Ogni Cavaliere doveva portare sua moglie, o, se non l'aveva, la sorella o un'altra dama della sua casa. Il Bracciere manco non poteva fare a meno di portarci sua moglie perché non aveva né sorelle né nessuno. Chiamò la cameriera e le ordinò di dire alla Signora di farsi i più bei vestiti e senza badare a spese perché era invitata al pranzo di Corte.

A pranzo, la Signora ebbe il posto a fianco di suo marito che stava alla sinistra del Re. Il Re cominciò a interrogare gli invitati sulla loro vita, e a tutti chiedeva ma non al Bracciere di mano manca né a sua moglie. Alla fine si rivolse a lei: - E così, come avete passato la vostra vita, Signora Principessa?

La povera Signora, dolcemente, gli rispose in rima: Vigna ero e vigna son; / Ero potata e più non son; / E non so per qual cagion / Non mi pota il mio padron.

Il Bracciere, allora le rispose: Vigna eri, vigna sei; / Eri potata, or più non sei; / Per la granfia del leon, / Non ti pota il tuo padron.

Il Re capì che la vigna era la Signora, che era stata abbandonata dal marito, perché egli aveva trovato il guanto sul baldacchino: capì quale male aveva causato la sua curiosità e disse: Di questa vigna che voi dite, / Alzai il pampino, guardai la vite, / Ma non la colsi né la toccai, / Per la Corona che m'incoronai!

Si sa che quando giurano per la Corona i Re fanno il più gran giuramento, e il Bracciere, sentendo che sua moglie era innocente, restò come un allocco.

Finito il pranzo il Re si sedette in disparte con i due sposi e in confidenza raccontò loro come era avvenuto il fatto del guanto, e concluse: - Ho ammirato la fedeltà della cameriera verso la sua padrona e ancor più l'onestà di questa donna che mai guardò uomo fuorché suo marito. E voi dovete perdonare me, che sono stato causa dei vostri dolori.


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