calvino-173

Un bastimento carico di...

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
LanguageItalian
OriginItaly

Marito e moglie avevano un bambino, ed erano molto devoti a San Michele Arcangelo: tutti gli anni gli facevano la festa. Morì il marito, e la moglie con i pochi soldi che le rimanevano, ogni anno faceva la festa a San Michele Arcangelo. Venne un anno in cui non sapeva più cosa vendere per fare questa festa, allora prese il bambino e andò a venderlo al Re.

- Maestà, - disse al Re, - vuole comprare questo mio bambino? Magari per dodici tarì, per quel che vuol darmi, basta che possa fare la festa a San Michele Arcangelo.

Il Re le diede cent'onze e si tenne il bambino. Poi pensò: "Guarda un po', questa donna pur di fare la festa a San Michele Arcangelo si vende suo figlio, e io che sono Re non gli faccio niente". Allora ordinò di costruire una cappella, comprò una statua di San Michele Arcangelo e gli fece festa; ma fatta la festa mise un velo sulla statua e non ci pensò più.

Il bambino, che si chiamava Peppi, cresceva al Palazzo e giocava con la figlia del Re che era grande come lui. Così crebbero insieme giorno per giorno, e quando furono cresciuti s'innamorarono, finché i Consiglieri non dissero al Re: - Maestà, che succede? Non vorrà mica dare sua figlia in moglie a quel poveraccio?

Il Re disse: - E cosa posso fare? lo posso mandar via?

- Faccia come diciamo noi, - dissero i Consiglieri, - lo mandi a far mercanzia con un bastimento, il più vecchio e sconquassato che ci sia. Lo faccia lasciare solo in mezzo al mare; così s'annega e siamo a posto.

Al Re piacque l'idea, e disse a Peppi: - Guarda, devi andare a fare mercanzia. Hai tre giorni di tempo per caricare il tuo bastimento.

Il ragazzo passava la notte a pensare cosa doveva caricare sul bastimento per fare buoni affari; la prima notte non gli venne in mente nulla, la seconda neppure, la terza, pensa che ti pensa, si mise a chiamare San Michele Arcangelo. Apparve San Michele Arcangelo e gli disse: - Non ti scoraggiare: di' al Re che ti carichi un bastimento di sale.

L'indomani Peppi si alzò tutto contento. Il Re gli chiese: - Allora Peppi, cos'hai pensato? E lui: - Sua Maestà voglia caricarmi un bastimento di sale.

I Consiglieri se ne rallegrarono: - Bene, con quel carico il bastimento si sfonderà prima!

Il bastimento carico di sale partì, e dietro si portava legato un altro bastimento più piccolo. - A cosa serve, quello? - chiese Peppi al capitano.

E il capitano rispose: - Eh, lo so io.

Difatti, arrivati che furono in mezzo al mare, il capitano scese nel bastimento, disse: - Buonasera, - e lasciò Peppi solo.

Il bastimento faceva acqua, c'era mare grosso, e non avrebbe tardato ad andare a fondo. Peppi cominciò a chiamare: - Bella Madre! Signore! San Michele Arcangelo, aiutatemi voi! - E subito comparve un bastimento tutto d'oro, con San Michele Arcangelo al timone. Gli tirarono una corda e Peppi legò il suo bastimento a quello di San Michele Arcangelo che andava come un fulmine sul mare, finché entrarono in un porto.

- Venite per pace o per guerra? - chiesero dal porto.

- Per pace! - disse Peppi, e lo lasciarono sbarcare.

Il Re di quel paese volle invitare Peppi e il suo compagno (non sapeva che era San Michele).

- Guarda, - disse San Michele a Peppi, - che in questo paese non sanno cos'è il sale -. E Peppi ne portò con sé un sacchetto.

A tavola col Re, cominciarono a mangiare, e tutto era scipito come paglia. Disse Peppi: - Ma perché mangiate così, Maestà?

E il Re: - Noialtri così usiamo mangiare.

Allora Peppi versò un po' di sale nel piatto di tutti i commensali: - Maestà, provi ora come le pare.

Il Re mangiò qualche cucchiaiata, e disse: - Oh, buono! Buono! Ne avete molta di questa cosa?

- Un bastimento pieno.

- E quanto lo mettete?

- Va a peso come l'oro.

- Allora lo compro tutto io.

- Affare fatto.

Dopopranzo, fecero scaricare e pesare tutto il sale. Sulla bilancia da una parte mettevano sale, dall'altra oro. Così Peppi si riempì d'oro il bastimento, e dopo aver fatto turare le falle ripartì.

La figlia del Re passava le giornate al balcone, scrutando il mare col cannocchiale all'orizzonte, aspettando il ritorno del suo Peppi. E quando vide il bastimento, corse da suo padre: - Papà, torna

Peppi! Papà, torna Peppi!

Quando la nave fu in porto, e Peppi, baciata la mano al Re, cominciò a far scaricare oro a più non posso, i Consiglieri diventarono verdi. Dissero al Re: - Maestà, qui non ne usciamo.

E il Re: - E cosa posso fare?

E i Consiglieri: - Mandarlo a fare un altro viaggio.

Allora il Re, passati pochi giorni, gli disse di pensare a un nuovo carico, perché doveva di nuovo ripartire. Peppi ci pensò su, poi chiamò San Michele. E San Michele gli disse: - Fa' caricare un bastimento di gatti.

Il Re, per dare i gatti a Peppi, gettò un bando: Tutte quelle persone che hanno gatti, li portino al Palazzo reale e il Re li compera.

Così il bastimento fu riempito, e partì miagolando per il mare.

Giunto più al largo ancora della prima volta, il capitano disse: - Buonasera, - e se ne andò. Il bastimento cominciò ad affondare e Peppi chiamò San Michele Arcangelo. Comparve il bastimento d'oro e, come un fulmine, lo condusse fino a un porto sconosciuto. Venne un'ambasciata al porto a chiedere se venivano per pace o per guerra. - Per pace! - dissero e il Re li invitò subito a pranzo.

A tavola, vicino a ogni piatto, c'era uno scopino. - A cosa servono?

E il Re: - Ora lo vedrete.

Servirono le vivande, e subito uscì una gran quantità di topi, e salivano fin sulla tavola e cercavano di mangiare nei piatti; ognuno dei commensali con lo scopino doveva cacciarli, ma era inutile perché tornavano ed erano tanti che non ci si poteva difendere.

Allora San Michele disse a Peppi: - Apri quel sacco che abbiamo portato -. Peppi sciolse il sacco e liberò quattro gatti che saltarono in mezzo ai topi e ne fecero una carneficina.

Il Re, tutto contento: - Oh, che begli animaletti! - esclamò. - Ne avete molti? - Un bastimento pieno.

- E vanno cari?

- A peso come l'oro.

- Affare fatto -. Il Re li comprò tutti e sulla bilancia da una parte mettevano gatti, dall'altra oro. Così Peppi, aggiustato il bastimento, tornò carico d'oro anche stavolta.

Al porto, quando arrivò, la figlia del Re ballava dalla gioia, i facchini scaricavano oro e oro e oro, il Re era perplesso e i Consiglieri verdi in faccia. E dissero al Re: - Non ci è riuscita due volte, riuscirà la terza. Lasciamolo riposare una settimana, e poi riparta.

San Michele, stavolta, quando Peppi lo chiamò, disse: - Di' che ti carichino un bastimento di fave.

Quando il bastimento carico di fave stava per naufragare, venne il solito bastimento d'oro, e Peppi insieme a San Michele sbarcò in un porto.

Il Re di quella città era una Regina, e li invitò a pranzo tutti e due. Dopo mangiato la Regina tirò fuori le carte e disse: - Facciamo una partita? - E si misero a giocare a zecchinetta. La Regina era una grande giocatrice, e tutti gli uomini che perdevano li incarcerava in fondo a un sotterraneo.

Ma San Michele Arcangelo non poteva perdere, e la Regina capì che se continuava a giocare ci perdeva lei tutti i suoi possessi.

Allora disse: - Io vi dichiaro guerra -. Fissarono l'ora della guerra, e la Regina schierò tutti i suoi soldati. San Michele e Peppi erano due soli, con le loro spade contro tutti e si buttarono all'assalto. Ma San Michele Arcangelo fece alzare una folata di vento e sorse un polverone che annuvolò gli occhi dei soldati. Nessuno vedeva più niente e San Michele Arcangelo raggiunse la Regina e le tagliò il collo con la spada.

Quando il polverone fu passato e tutti videro la testa della Regina staccata dal busto, si rallegrarono, perché era una Regina che nessuno poteva soffrire, e dissero a San Michele: - Vogliamo Vossignoria per Re, Vossignoria!

San Michele disse: - Io sono Re da un'altra parte. Per il Re vedetevela voi.

Alla testa della Regina fecero una gabbia di ferro e l'appesero a un cantone, e San Michele e Peppi scesero nel sotterraneo a liberare i prigionieri. C'era pieno di gente ammuffita, affamata e i morti insieme ai vivi. Peppi prese a buttare fuori manciate di fave da un sacco, e quelli le mangiavano come fossero bestie. Così li ristorarono, gli fecero fare un brodo di fave e poi li rimandarono ognuno alla sua casa.

In quella città le fave non le avevano mai viste, e Peppi le vendette a peso d'oro. Poi, col bastimento carico d'oro e una scorta di soldati ai suoi ordini, fece vela verso la sua città, e sparò una cannonata a salve per annunciare il suo arrivo.

Stavolta entrò in porto anche il bastimento d'oro e il Re accolse San Michele Arcangelo. A pranzo San Michele disse al Re: - Maestà, voi avete una statua a cui una volta avete fatto una festa e che poi avete lasciato tra le ragnatele. Perché? Forse vi mancano i quattrini?

Il Re disse: - Ah sì, è San Michele Arcangelo, non ci avevo più pensato.

E San Michele: - Andiamola a vedere.

Arrivarono nella Cappella, e la statua era tutta ammuffita. Il forestiero disse: - Io sono San Michele

Arcangelo e vi chiedo, Maestà, ragione del torto che mi avete fatto.

Il Re si buttò in ginocchio e disse: - Perdonatemi, ditemi cosa posso fare per voi! La più bella festa!

Il Santo disse: - Farete la festa di nozze di vostra figlia e Peppi perché questi due giovani si devono sposare.

Così Peppi sposò la figlia del Re e divenne Re a sua volta.


Download XMLDownload textStoryBook