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Il Re degli animali

AuthorItalo Calvino
Book TitleFiabe italiane
Publication Date1956
ATU302
LanguageItalian
OriginItaly

Un uomo restò vedovo con una figlia, la più bella ragazza che mai si fosse vista. Dopo un po' di tempo, trovandosi così solo, senza nessuno che badasse alla figlia, pensò di riprendere moglie, ma gliene capitò una così grama, che alla povera Stellina ne faceva passare di tutti i colori.

- Sentite papà, - gli disse un giorno Stellina, - piuttosto che star qua a mangiarmi l'anima tutto il dì, vado a far la contadina.

- Abbi pazienza, - le rispose suo padre.

Ma un giorno la matrigna le diede uno schiaffo perché aveva rotto una scodella, e Stellina non ne poté più e se ne andò. Andò da una sua zia che stava in montagna. Questa zia era un po' una fata, ma era molto povera, e le disse: - Cara Stellina, io ti devo mandare a guardar le pecore, ma ti do tutto quel che possiedo di prezioso -. E le diede un anello. - Se ti troverai in necessità, prendi in mano quest'anello, e ti aiuterà.

Un mattino che Stellina era in un prato con le sue pecore, vide venir su un bel giovane. - Com'è che state a far questo mestiere, - le disse, - bella come siete? Venite con me che vi sposerò e farete la vita della gran signora.

Stellina diventò rossa come un mascherone e non sapeva cosa rispondere, ma il giovane tanto disse che la ragazza si lasciò persuadere e andò via con lui. C'era una carrozza ferma sulla strada; montarono, e la carrozza partì come il vento. Corsero per quasi tutto il giorno, finché arrivarono davanti a un bel palazzo.

- Ecco, Stellina, - disse il giovane facendola entrare, - questo palazzo è a vostra disposizione. Comandate, e avrete tutto quello che volete. Io vi lascio, perché devo occuparmi dei miei affari. Ci vedremo domattina -. E così se ne andò.

Stellina era rimasta a bocca aperta, senza poter dire una parola. Si sentì prendere per mano, ma non vedeva nessuno; e si lasciò condurre in una magnifica stanza dov'erano preparati abiti e gioie. Venne spogliata e poi rivestita da gran signora, sempre sentendo d'aver intorno della gente che la serviva, ma senza vedere nessuno. Dopo che l'ebbero vestita, la condussero in un'altra stanza, dov'era preparata una tavola con un pranzo fumante. Si sedette e si mise a mangiare, ed ecco che le cambiavano i piatti, che le servivano le pietanze, e non vedeva mai nessuno. Dopopranzo girò un poco per il palazzo: c'erano stanze addobbate di giallo, stanze addobbate di rosso, con sofà e poltrone e le più belle cose che si potessero vedere. Dietro il palazzo c'era un bel giardino, e questo giardino era pieno d'animali. C'erano cani, c'erano gatti, c'erano asini, galline e perfino rospi d'una grossezza mai vista. E tutti questi animali stavano insieme e facevano un rumore che pareva discorressero. Stellina s'incantò un po' a guardarli, e intanto venne sera, e pensò d'andare a letto.

Entrò in una stanza dov'era un letto principesco, ed ecco che sentì che l'aiutavano a spogliarsi, e le fu portato un lume, una camicia da notte, e le pantofole. Andò a letto. Tutto era silenzio. S'addormentò e non si svegliò che a giorno grande.

"Voglio suonare il campanello, - disse, - e vedere se mi vengono a servire". Ma aveva appena toccato il campanello, che si vide comparire davanti un vassoio d'argento col caffè e i dolci. Bevve il caffè e s'alzò. Fu vestita, pettinata, insomma servita come una principessa.

Più tardi ritornò quel giovane. - Avete dormito bene? Siete contenta?

Stellina rispose di sì, lui le strinse la mano, e dopo poco le disse addio e andò via. Questa era la visita che lui le faceva tutti i giorni; altrimenti non lo vedeva mai.

Erano passati già due mesi di questa vita, e Stellina cominciava a essere proprio stufa. Una mattina, dopo che il giovane se n'era partito, disse: - Me ne vorrei andare un po' a spasso per queste belle campagne intorno, tanto per prendere un po' d'aria buona -. L'aveva appena detto, che si vide portare un bel cappellino, un ventaglio, un parasole. - Dunque ho sempre qualcuno vicino che m'ascolta! - disse Stellina, - lasciate che vi veda, una volta! - Ma tutto era inutile: nessuno si faceva vedere.

In quel momento Stellina si ricordò dell'anello che le aveva dato la zia, e che non aveva mai pensato d'usare perché non le mancava mai niente. Andò a prenderlo dal cassetto del comò dove l'aveva messo, e quando l'ebbe in mano disse: - Comando di vedere chi è che è con me!

E tutt'a un tratto al suo fianco comparve una bella damigella.

Stellina fece un salto d'allegria. - Finalmente avrò qualcuno con cui scambiare quattro chiacchiere!

- Grazie, grazie, - disse la bella damigella. - Mi hai reso visibile finalmente, dopo tanto tempo che per un incantesimo non potevo né farmi vedere né parlare.

Divennero le migliori amiche del mondo, e decisero di cercare insieme di scoprire il mistero di quel luogo.

Uscirono e presero per una cavedagna (Nota 1 Cavdâgna (dial. bolognese): "capitagna, viale erboso perpendicolare alla direzione de' solchi che si lascia dai due capi del campo per voltarvi sopra i buoi nei lavori d'aratro, d'erpice e sim." (Ungarelli).) . Cammina cammina, la cavedagna non finiva mai. Finalmente arrivarono in un posto dove la cavedagna passava tra due colonne. Su una colonna c'era scritto Domanda, sull'altra E saprai.

Stellina si rivolse alla colonna con su scritto Domanda e le disse: - Voglio sapere dove sono.

La colonna con su scritto E saprai rispose: - Sei in un luogo che starai bene ma...

- Ma cosa? - domandò Stellina. - Ma cosa? - Lo domandò a una colonna, lo domandò all'altra, ma non ci fu più verso di avere risposta.

Alle due amiche, quel "ma" sembrava proprio un brutto segno, e continuarono la loro strada sovrappensiero. Poco più in là finiva il giardino, con una cancellata che lo circondava tutt'intorno. E oltre la cancellata, sedeva per terra un bel cavaliere.

Appena le vide, il cavaliere si levò in piedi, e disse: - Com'è che siete là dentro? State attente, siete in gran pericolo, siete in mano al Re degli animali, che ha qui il suo palazzo pieno di ricchezze e vi porta tutta la gente che riesce a prendere, e a uno a uno se li mangia.

Stellina a sentire questa nuova, restò più morta che viva. - E come possiamo fare per scappare? - chiese al cavaliere.

- La porterò via io, - egli disse a Stellina. - Io sono il figlio del Re d'India, e sono giunto qua girando il mondo. Appena l'ho vista mi sono innamorato, e la porterò da mio padre, che la riceverà come merita, insieme alla sua damigella.

- Sì, accetto, verrò con lei, - disse Stellina.

- Ma se il palazzo è pieno di ricchezze, - disse la damigella, - è un peccato lasciarle lì. Adesso che il Re degli animali è fuori, andiamo a prenderle. E domattina saremo di nuovo qui e fuggiremo.

- E io come faccio a passare la notte all'aria aperta? - disse il Principe. - Qui non c'è neanche una capanna.

- Ci penso io! - disse Stellina. Tirò fuori l'anello dal borsellino, lo strinse in mano e disse: - Comando che qui venga subito una palazzina con servitori, carrozze e tutto quel che ci vuole per mangiare e per dormire -. E in mezzo al prato sorse una palazzina che era una meraviglia. Il Principe salutò le ragazze e vi entrò.

Stellina e la damigella tornarono al palazzo e presero a girarlo da cima a fondo. Scesero nella cantina, che era piena di casse e di bauli che non finivano più. - Cos'è questa roba? - disse Stellina. - Pare un magazzino, non una cantina. Vediamo cosa c'è in queste casse -. Cominciarono ad alzare i coperchi: una era piena d'argenteria, un'altra di gioielli, un'altra di quattrini. Stellina strinse in mano l'anello e disse: - Comando che tutta questa roba sia subito trasportata alla palazzina del figlio del Re d'India -. Detto fatto, la cantina si vuotò.

Continuando a girare Stellina e la damigella trovarono una scaletta segreta. Salirono e si trovarono nel buio; e una voce diceva: - Povero me! Povero me!

Stellina si sentì tremare le gambe, ma poi pensò che aveva l'anello e andò avanti. Erano in una gran stanza e su un tavolo erano teste d'uomini, e di donne, gambe, braccia, e altre ce n'erano appese ai muri e sulle sedie. E le teste dicevano: - Povero me! Povero me! - Le due ragazze piene di paura, capirono che quello era il quartiere segreto del Re degli animali.

Trovarono poi un granaio pieno di frumento, frumentone e biada e capirono che era il mangime per tutte le bestie del giardino, certamente uomini e donne incantati e trasformati in bestie dal Re degli animali, che poi se li mangiava uno per uno.

Quella notte Stellina a malapena riuscì a dormire. Alla mattina come il solito venne il Re degli animali a salutarla e a domandarle se aveva dormito bene. Stellina gli rispose gentilmente come tutte le mattine, facendo finta di niente. - Addio Stellina, sta' contenta, - disse lui, - e arrivederci a domani, - e se ne andò.

Stellina subito salì nel granaio con la damigella, e presero a buttar giù dalla finestra frumento, frumentone e biada nel giardino, perché le bestie s'affollassero lì a mangiare e non le vedessero scappare, e non potessero far la spia al Re degli animali. E mentre le bestie mangiavano, Stellina e la damigella fecero fagotto.

Quando furono dalle due colonne, Stellina prese in mano l'anello e disse: - Comando che mi diciate cosa vuol dire quel "ma".

- Quel "ma" vuol dire che non potrai scappare se non farai morire il Re degli animali, - disse la colonna.

- Ma come posso fare? - chiese ancora Stellina.

- Va' nella stanza del Re degli animali e porta via la noce che tiene sotto il cuscino della poltrona -. E appena dette queste parole, la colonna crollò.

Stellina, coraggiosa, tornò indietro, tolse la noce che trovò nella poltrona, e appena ebbe in mano la noce, ecco che accorse il Re degli animali urlando: - Ah Stellina, tu m'hai tradito! - e così dicendo cadde in terra morto.

Appena cadde morto tutte le bestie tornarono al loro vero essere; chi era re, chi era regina, chi principe, e tutti ringraziarono Stellina, e chi voleva regalarle un regno, chi sposarla. - Mi dispiace, - disse lei, - ho già il mio sposo che m'aspetta -. E uscirono tutti insieme dal palazzo che andò subito in fiamme.

Quei signori andarono ognuno a casa loro e Stellina andò in India col figlio del Re e con tutto il tesoro e si sposarono e sempre furono felici.


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